21- Aliissa

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Non appena la lama mi toccò sentii il fiato venirmi meno e il gelo si impossessò di me.
Ma non me ne curai. Mi spaventava di più lo sguardo di Nico. Un misto di rabbia cieca e follia.
I brividi percorsero il mio corpo facendomi cadere la spada di mano. Il campanello della mia mente mi mise in all'erta. Nico sembrò rinvenire in se e mi fissò con il suo solito sguardo fragile di quando mi faceva intravedere le sue emozioni.
«Aliissa.. io.. mi dispiace » balbettò rinfonderando la spada e allontanandosi di qualche passo da me.
Scossi la testa e mi asciugai il sangue dal viso, dicendo che era tutto ok. Non volevo che si allontanasse ancora di più da me.
Una morsa mi strinse lo stomaco e l'aria intorno a me si fece gelida. La spada tornò ad essere ciondolo e brillò con la sua luce chiara. Trasalii. Non lo faceva mai, tranne quando ero al limite dei miei poteri oppure era vicino allo Stige.
«Lo senti?» chiesi a Nico guardando il picco della scogliera dove si trovavano Jason e Hazel.
«Cosa?» mi chiese lui stupito e confuso. Un ronzio basso mi lanciava fitte lancinanti dietro la testa e il mio cuore prese a martellare più forte di prima nel petto.
«Tua sorella sta invocando Plutone»

Era passato un giorno dal litigio con Nico e le acque tra noi non si erano affatto calmate, come avevo inutilmente sperato.
La ferita allo zigomo si stava rimarginando, ma sapevo che mi sarebbe rimasta la cicatrice. Non so perché, ma non mi dava fastidio. Anzi, ogni volta che la vedevo mi spuntava un piccolo sorriso. Mi faceva pensare a Nico. Non che prima non lo facessi.
Mi stavo legando i capelli in una coda alta, davanti allo specchio della mia cabina, quando bussarono alla porta. «Avanti» dissi, cercando di riprendere i ciuffi troppo corti, sfuggiti dalla coda.
Nico apparve sulla soglia. «Uh, scusa il dusturbo» entrò e mi fissò. Non lo guardai, cercai di ignorare il suo sguardo, concentrandomi sul mio riflesso allo specchio.
«Che c'è?»
Feci una smorfia quando capii che i miei capelli erano senza speranza e li sciolsi.
«Allora?»mi voltai a accigliata. Continuava a fissarmi in silenzio.
«Sei diversa oggi» disse dopo poco.
«Mi sono solo fatta una doccia»
Sentii che il cuore accelerava, come sempre quando lui era nei dintorni, ma feci finta di nulla.
«Hai un aspetto diverso» continuava a fissarmi coi suoi occhi scuri dalle mille sfaccettature ed io mi sentii avvampare.
Mi guardai ma non notai nulla di diverso. Avevo una camicia bianca e un paio di jeans corti. Mi sembravo normalissima.
«È un bene o un male?» dissi infine alzando lo sguardo. Mi ero scordata di quanto fosse silenzioso quando si muoveva, infatti sobbalzai quando me lo trovai davanti. Sarebbe stata una scena da bacio, se non fosse stato per l'imbarazzante dettaglio che io ero più alta di lui. Avvampai ancora di più a quel pensiero e sentii una strana attrazione che mi spingeva verso di lui. Feci un passo in avanti e allungai una mano verso la sua, ma i suoi occhi si fecero cupi e si allontanò da me. «Vieni, Jason ci deve parlare»
Le sue parole risultarono un po' troppo dure ma lo seguii nella sala da pranzo, nascondendo per l'ennesima volta il mio cuore che si incrinava dal dolore.

«Annabeth e Percy sono ancora vivi» disse Jason dopo averci raccontato il suo sogno sull'incontro tra le truppe romane e l'Oracolo dei greci.
Fu come se mi avessero tolto dal petto un masso enorme. Ero sollevata che fossero ancora vivi. Mi sentivo un po' in colpa per non essere riuscita a raggiungerli e a proteggerli in quell'inferno e speravo di poter rivedere Annabeth per chiederle scusa per come mi ero comportata con lei.
«Reyna si è messa in partenza per le Terre Antiche. Deve portare l'Athena Partenone sulla Collina Mezzosangue per garantire la pace tra romani e greci»
Anche mentre parlava Jason sembrava assorto nei suoi pensieri, come tutti.
In quel momento mi accorsi che loro stavano facendo tutto questo per poter tornare nel luogo che loro chiamavano casa.
"E tu? Per cosa lo stai facendo?" sentii la voce di Maria Di Angelo nella mia testa.
Il mio sguardo scivolò automaticamente su Nico, ma lo distolsi subito quando anche lui mi guardò.
«Stiamo andando a Spalato.» continuò Jason.
«L'Antica Dalmazia» disse Nico.
Il Figlio di Giove si mosse a disagio sulla sedia. «Sì. Reyna mi ha fatto tornare in mente che lì c'è uno strumento che ci tornerà utile alla casa di Ade»
Nico sorrise tenebroso ed io non potei fare a meno di fissarlo ammirata. «Ah, si quello. Allora ti servirà il mio aiuto» esordì, guardando Jason come se lo stesse sfindando a replicare. «Ti servirà qualcuno che sappia parlare coi morti, ed io qui sono l'unico, e solo un pretore romano può far funzionare lo scettro di Diocleziano »
Jason guardò Nico cercando di mascherare il suo malcontento di andare in giro da solo con il figlio di Ade. Era una cosa che non capivo. Perché tutti erano così a disagio con lui? Non mi pareva un ragazzo così sgradevole. Anzi, per amore avrebbe fatto di tutto.
Alla fine Jason annuì e insieme scesero dalla nave.

Ovviamente, non avendo nulla da fare, li seguii di nascosto usando la scusa che andavo a fare un giro per la città. Molto probabilmente gli altri sospettarono qualcosa,ma nessuno disse nulla. Tanto avrei fatto di testa mia comunque.
Tenevo d'occhio Jason e Nico nascondendomi con la Foschia, sembrando un'adolescente turista qualunque. Quando mi avvicinai a loro, vidi che stavano parlando con un ragazzo vicino a un camioncino dei gelati. Mi chiesi chi fosse, quando notai le ali. Aveva un paio di stupende ali con le piume con le sfumature del tramonto. Molto probabilmente si era accorto che lo fissavo, perché mi fece l'occhiolino di nascosto dai miei compagni, prima di trasformarsi in vento e volare via.
Jason, riuscendo a percepire il vento, gli andò dietro facilmente e Nico con lui. Mi misi a seguirli, senza dare nell'occhio, curiosa di sapere chi fosse quell'angelo.
«Fin dove ti spingerai in nome dell'amore?»
Cosa?
Mi voltai di scatto in direzione della voce che aveva parlato, ma non c'era nessuno.
Riniziai a correre, continuando a lanciare occhiate dietro di me. Ero sicura che quella voce avesse parlato con me. Mentre ancora guardavo dietro di me, andai a sbattere contro un muro, cadendo poi rovinosamente per terra.
Quando alzai gli occhi vidi che non ero andata contro un muro, ma contro un uomo possente. Non riuscivo a vederlo perché avevo la luce del sole che mi feriva gli occhi, ma doveva essere bello.
«Allora?» disse porgendomi la mano.
«Oh si, mi scusi signore. Mi ero distratta» mi alzai ignorando la sua mano. In qualche modo sentivo di non dovermi fidare. Mi pulii le mani e le gambe piene di polvere mentre lui sorrideva scrutandomi. Cosa voleva?
«No, dicevo allora? Dove sei risposta ad arrivare per le persone che ami?»
Alzai lo sguardo rapidamente su di lui. «Come, scusi?» temevo di aver capito male.
Lui si concentrò su un punto oltre la mia spalla e il suo sorriso si aprì. Dovevo ammetterlo, era attraente.
«Mi spiace.» disse infine «Finiremo questa conversazione un'altra volta. Ora devo andare. Arrivederci, Figlia dell'Olimpo»
Rabbrividii sentendo quel nominativo uscire dalla sua bocca. Avevo capito sin dall'inizio che non era un mortale, ma non sapevo nemmeno se fosse un pericolo. Mi strizzò un occhio e quando si voltò vidi le sue ali bianche e una feretra piena di frecce.
Oh-oh. Non potevo crederci. Mi rifiutavo di crederci.
A quel punto decisi che Jason e Nico erano troppo lontani per raggiungerli, ed ero rimasta fuori dalla nave troppo a lungo.
Feci svanire la Foschia, noncurante dei turisti, e corsi via, più spaventata che mai.

Quando salii sul ponte, mi accucciai da una parte, ansimante. Hazel mi raggiunse subito e si chinò su di me. «Aliissa? Cos'è successo?»
Il mio primo istinto fu quello di scostarmi il più velocemente da lei, ma capii che non sarebbe stato bello da parte mia.
«Ho incontrato.. qualcuno» dissi cercando si reprimere i brividi di orrore.
«Chi?» la sua faccia si fece cupa. Sapeva del mio incontro con la madre di Nico, forse aveva paura che avessi incontrato anche la sua.
«Io.. non so se è davvero lui»
Continuavo a rifiutarmi di crederci.
«Cara, era davvero lui.»
Hazel sussultò ed io mi alzai in piedi per vedere chi fosse il proprietario della voce che aveva appena parlato.
Seduto sulla ringhiera del ponte, c'era il ragazzo che avevo visto prima al camioncino del gelati con Jason e Nico.
«Favonio» disse Hazel avvicinandosi a me.
«Esatto bellissima!» il ragazzo ci sorrise «Sai cosa significa ragazza, quando il mio signore si presenta a qualcuno di persona?»
«Il tuo signore?» Hazel lo guardò sospetta.
«Cupido» dissi con voce strozzata. «Se Cupido si presenta a te di persona vuole darti una passione amorosa immensa oppure una sofferenza amorosa terribile.» strinsi i pugni, cercando di smettere di farli tremare.
«Cosa ti ha detto Aliissa, quando vi siete incontrati?» Hazel mi lanciò un'occhiata davvero preoccupata. Anche se era figlia di Plutone, non potevo odiarla. Come non potevo odiare suo fratello.
Il dio ridacchiò, sentendo i miei pensieri. Mi voltai verso di lui e lo guardai in cagnesco. «Perchè sei venuto qui?»
Il sorriso del ragazzo si spense e mi guardò rattristato. Brutto segno. «Sono venuto per dirti che la morte non è la risposta giusta. Spero che tu lo comprenda in tempo»
Detto questo ci fece un cenno di saluto con la mano e si trasformò in vento.
«Di cosa stava parlando?» Hazel mi sfiorò la spalla con delicatezza, quasi avesse paura che mi trasformassi in vento e me ne andassi via anche io.
Solo quando iniziò a girarmi la testa mi accorsi che avevo trattenuto il fiato da quando Favonio aveva parlato fino ad allora.
Feci un grosso respiro e mi voltai verso di lei. «Non so cosa volesse dire.» dopo un attimo di esitazione continuai « Cupido mi ha chiesto fin dove arriverei per salvare le persone che amo. Io darei la mia vita per loro, tu non lo faresti?»

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora