«Arrenditi e diventa mia sposa! Insieme spodesteremo quello stupido di mio padre Zeus!» ripetè Ercole per la milionesima volta mentre mi cercava con lo sguardo dalla spiaggia.
Ero nascosta dalla chioma di un folto albero,al limite della foresta, seduta su dei rami. Non capivo perché non potesse venirmi a cercare come aveva fatto il giorno prima. Rabbrividii al ricordo. Era quasi riuscito a trovarmi se non fossi stata cosi brava a distrarlo con la Foschia. Odiavo usarla, mi ricordava troppo mia nonna e la sua disapprovazione nei miei confronti. Ma quando non sapevo cosa fare per uscire da una brutta situazione mi ritrovavo a manipolarla senza pensarci. Mi aveva salvato la vita parecchie volte e non sapevo se considerarlo un bene o un male.
Sospirai e iniziai a rigirarmi la collana d'oro tra le dita. Il ciondolo era a forma di Omega con dei piccoli diamanti scuri incastonati. Diamanti dello Stige. Un regalo di mio padre e la mia linfa vitale.
Ripensai a lui e a tutte le volte che la sera mi cantava la ninna nanna accarezzandomi i capelli. Se non mi addormentavo faceva la sua faccia arrabbiata e diceva «dormi o arriveranno i mostri e ti mangeranno la collana» allora io ridevo e rispondevo che finché lui era con me non avevo paura.
Ne era passato di tempo da allora.
Sentii un nodo alla gola e gli occhi inumidirsi.
Stupida non puoi piangere per qualcuno che ti ha rovinato la vita.
Mi asciugai le lacrime sulle guance e ricacciai indietro quelle non cadute.
Mi guardai intorno e per l'ennesima volta mi chiesi cosa ci facevo lì. Non potevo andarmene da quell'isola senza un'imbarcazione, non sapevo nuotare e non avevo idea di dove mi trovassi.
I giganti mi avevano detto «porta i semidei da noi e lasceremo libero il ragazzo».
Va bene, ma come facevo a portare i semidei da loro se potevo solo vagabondare su un'isola sperduta? Eppure erano stati proprio loro a portarmi qui.
Un paio di voci mi fecero sussultare.
Mi voltai verso il mare e vidi una trireme greca che stava attraccando all'isola mentre due ragazzi stavano volando - si, stavando veramente volando - fuori dalla nave per poi atterrare davanti a Ercole. Riuscii a stento a fermare in gola un grido di gioia. Eccoli lì, i sette semidei che dovevo trovare.
Scesi dall'albero senza farmi notare e chiusi gli occhi concentrandomi sui suoni intorno a me.
Essere cresciuta con i mostri aveva i suoi vantaggi.
Sentii tutto quello che raccontarono, la loro impresa, le loro avventure ed ebbi un tuffo al cuore quando sentii il nome di Nico.
Sì, senza dubbio erano loro.
Però la ragazza era brava con le parole ed Ercole sembrava amichevole con loro. Non potevo lasciare che cantassero qualche canzoncina per poi andarsene.
Dovevano trovarmi e dovevo fare in modo di conquistare la loro fiducia.
Grazie al cielo le cose iniziarono ad andare per il verso giusto per la prima volta dopo due giorni.
Jason, il nome del ragazzo da quanto avevo capito, fece infuriare Ercole nominandogli Era, la sua peggior nemica. Ercole allora gli ordinò di andare a cercare Acheloo, il dio del fiume dell'isola.
Mi venne in mente un piano.
Era perfetto e veramente facile da far funzionare.
Quando i due ragazzi si incamminarono nella foresta li seguii cercando di fare il minor rumore possibile. Non avevo mai visto né sentito nominare questo dio. Non sapevo nessun mito su di lui.
Ma ero stata a quel fiume un paio di volte a rabbeverarmi.
Studiai i due semidei da lontano. Avevano un'aura veramente potente. Jason, figlio di Giove e Piper, figlia di Afrodite.
Un romano e un greco.
Era una combinazione interessante. Mi avevano sempre insegnato che mantenere i greci e i romani lontani fosse la cosa migliore.
Forse mi ero persa qualcosa negli ultimi anni.
Arrivammo al fiume che cantava la sua litania come sempre. Era depressa e orribile, ed io personalmente non la sopportavo. Ma evidentemente i due semidei non la pensavano come me, fissavano il fiume affascinati.
Alzai gli occhi al cielo.
Per l'amor di Urano, sospirai e piantai gli occhi sulla ragazza che mi sembrava quella con la testa più forte e meno cedibile alle tentazioni. Mi concentrai e il mio corpo si fece di piombo. Al contrario invece, la mia mente si fece leggera e sentii i peli sulle braccia che si rizzavano.
Non ascoltare il fiume. Svegliati. Questi pensieri che stai facendo non sono tuoi, sussurrai nella sua testa.
Gli occhi della ragazza si riaccesero e tornò in sé. Io venni sbattuta fuori dalla sua mente con troppa violenza.
Mi accasciai al terreno e la mia vista si riempì di puntini neri. Era davvero tanto tempo che non usavo quel trucco.
Sentii odore di sangue e feci una smorfia.
Avevo esagerato.
Non riuscivo a muovermi e non riuscivo a vedere niente. Anche l'udito era andato. Sentivo solo un tremendo fischio che mi perforava il cervello.
Ed ora? Non avevo tenuto conto di un'eventualità del genere.
Inziai a pensare. Al Tartaro, ai giganti gemelli, a Nico.
Canticchiai tra me e me la ninna nanna di mio padre.
Stupida maledizione, imprecai.
Dopo quel che a me parvero secoli riuscii a tornare a sentire e a vedere. E quello che mi si parò davanti fu orribile.
Jason stava affogando e Piper era montata sulla groppa di un toro con la testa di un umano.
Acheloo.
Il dio sembrava che stesse per scalciarla via.
Sentii l'adrenalina montarmi dentro, era il mio momento. Sfiorai la mia collana che si trasformò subito in un arco d'oro con tre frecce già puntate di diamante maledetto. «Lasciali stare!» urlai e corsi sulle rive del fiume.
Puntai le frecce contro il toro e lo fissai furioso. Il mulinello che cercava di affogare il ragazzo si acquietò e tutti si voltarono verso di me guardandomi allibiti.
«Non fargli del male o ti distruggo dio» ringhiai mettendo tutto il potere nelle mie parole. «Lasciali andare via con il tuo corno e non succederà niente a te o al tuo fiume».
Vidi per pochi secondi nei suoi occhi una strana scintilla e il suo sguardo passò dal timore alla venerazione.
«Sarai tu la mia Deianira!» disse aprendo le braccia come per accogliermi in un abbraccio. Rimasi interdetta per un attimo, sperando di aver capito male, poi mi venne un colpo di genio. Spostai lo sguardo su Piper che mi guardò un po' a disagio con il pugnale vicino al corno del toro. Feci un minuscolo cenno con la testa e lei fortunatamente capì. Gli tagliò il corno con una mossa veloce e il toro urlò dal dolore. «Ehi Acheloo guarda c'è Deianira!» gli urlai e indicai un punto dall'altra parte del fiume. Lui si voltò ed io schioccai le dita fecendo apparire la figura di una donna fatta di Foschia. Il dio non sembrò accorgersi del trucco e si avventò su di lei. Approfittai del momento di distrazione e presi i due semidei per le loro maglie trascinandoli via. Dopo qualche mentro mi fermai ansimante,presi l'arco e schioccai una freccia nella direzione del dio, facendola volare con un sibilo attraverso gli alberi.
Un urlo di dolore si propagò per tutta l'isola.
Sorrisi soddisfatta e mi voltai verso i due ragazzi che mi guardavano ancora increduli. Notai che Piper aveva le lacrime agli occhi.
Aggrottai la fronte. Perché piangeva?
«Hai bisogno di qualcosa?» le chiesi gentilmente avvicinandomi. La semidea si ritrasse e Jason scattò davanti a lei in sua difesa.
«Chi sei?» mi chiese fissandomi attentamente con i suoi occhi azzurri. Alzai le mani in segno di arresa e feci tornare l'arco alla sua forma originale di ciondolo. «Calma semidio. Mi chiamo Aliissa Earthborn. Diciamo che sono..» mi scappò un sorriso involontario «.. l'angioletto custode della vostra missione».
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La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]
Fanfiction"L'ultima Nata dalla Terra comparirà tra i mortali quando il mondo starà per cadere, l'angelo senza ali la sua anima metterà a tacere quando riuscirà a spezzare le sue catene. Ma ella per il mostro più selvaggio andrà a dare l'ultimo fiato per un...