7- Aliissa [Revisionato]

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Quando mi ero svegliata, una delle prime cose che avevo pensato di poter fare stando con i sette della profezia era di vedere finalmente il mare, i paesi delle Terre Antiche, sentire di nuovo le nuvole mentre il vento mi sferzava il viso.
E invece no.
Ero stata legata,imbavagliata e buttata in un angolo dell'ala macchine, perché quella stupida figlia di Atena non si fidava di me.
Mi aveva interrogato ma io avevo risposto sì e no a un quarto delle sue domande. Non volevo parlare del mio passato e lei non lo capiva.
Si era talmente innervosita che aveva detto al ragazzino smilzo, figlio di Efesto, che si chiamava Leo, di legarmi e imbavagliarmi per evitare che facessi del male a qualcuno. Il ragazzino aveva tentato di protestare, ma era bastata un'occhiata della ragazza e si era subito zittito. Mi aveva chiesto scusa innumerevoli volte mentre mi avvolgeva la corda intorno ai polsi. «È lei il capo qui, se non si fida lei allora dobbiamo ascoltarla» mi aveva detto.
Mi stavo annoiando a morte. Non potevo suonare, non potevo cantare, non potevo usare alcuna magia e non c'era nemmeno una finestra in quella parte della nave. Non volevo usare i miei poteri per tagliare la corda perché sapevo che avrei peggiorato solo le cose.
Sentii dei rumori e poco dopo apparve Piper sulla soglia, con un bicchiere d acqua e un piatto pieno di cibo. Come se mangiare fosse la mia priorità. Si sedette davanti a me, mi slegò e polsi e le gambe e mi sfilò il fazzoletto che avevo davanti alla bocca. «Perché hanno mandato te?» chiesi non appena fui di nuovo capace di parlare. Lei mi guardò a disagio come se fosse stata costretta. «Pensano che sia l'unica che potrebbe resistere alla tua lingua ammaliatrice. » disse abbassando lo sguardo sul piatto.
«Ed è così?»
Scosse la testa e spinse il cibo verso di me. «Ho sentito il tuo potere. È immensamente più forte. Sei figlia di Afrodite? » mi chiese con un sussurro.
«No. Non sono figlia di nessuno.» mi mossi a disagio cercando di controllare la rabbia. «Non vi farei mai del male. Come ti ho già detto voi servite a me quanto io servo a voi»
Lei mi guardò come se si stesse sforzando di credermi. «Allora perché non rispondi alle domande di Annabeth? Dici che ci dovremmo fidare di te, ma tu non ti fidi di noi a dirci chi sei»
«Sentite, mi servite perché solo voi potete liberare Nico di Angelo da quello stupido vaso di bronzo. Io vi servo perché so dove si trova il covo dei..» mi bloccai in tempo.
Tossicchiai facendo finta di nulla. «Giganti. Il covo dei giganti Otro e Efialte»
Sembrava che avesse appena ricevuto uno schiaffo. «Nico? Lo conosci?»
Mi morsi la lingua. Accidenti. Ed ora? Sapevo che questo momento doveva arrivare ma non pensavo che l'avrei detto in quel modo. «Sì» sospirai. «Mi ha salvato la vita nel Tartaro. Ed io diciamo che ho salvato la sua. In un certo senso»
«Tartaro? Tu eri nel Tartaro?» mi chiese sempre più allibita.
«Ho vissuto nel Tartaro per sei anni.» sussurrai rabbrividendo al ricordo.
«Ecco perché hai così tante cicatrici» disse sfiorandomene una sulla spalla. La guardai. «Quelle sono per un'altra cosa.» Le tolsi la mano. Non mi piaceva che qualcuno le toccasse.
Mi fissò per qualche manciata di secondi. «Credo che potremmo fidarci allora» disse infine. Sorrisi sollevata. Era ora. «Ma..» ovviamente. «Vorrei che tu usassi i tuoi poteri prima di esserne sicura»
«Quali?» sparai in automatico.
«Quelli che possiedi, no?»
Ci fissammo in silenzio. Cosa potevo fare? Ero nella confusione più totale. «Ho notato che sai controllare benissimo la Foschia e sai usare la lingua ammaliatrice. In più quella tua collana... cos'è?» capii che stava cercando di togliermi dall'imbarazzo.
«Oh, ehm.. ecco, la collana è molto preziosa per me. Morirei se la perdessi. Si può trasformare in qualunque arma voglia.» La sfiorai e mutò in una spada con l'elsa d'oro e la lama scura a doppio taglio lunga circa un ottantina di centimetri di Diamante dello Stige.
Piper la guardò rapita e allungò una mano per toccarla ma feci ritornare la spada in un ciondolo. «Meglio che tu non la tocchi. È molto pericolosa»
«Che materiale è?» mi guardò allarmata.
«Diamante»
«Non sapevo che potessero esistere dei diamanti che potevano uccidere i mostri»
«È un diamante particolare questo» Mi alzai in piedi frettolosa di cambiare argomento. «Ora ti fidi?» chiesi speranzosa.
«Non mi hai neancora mostrato i tuoi poteri»
Sospirai rassegnata. Cosa potevo fare? Meno dimostravo ciò che sapevo fare e maggiori sarebbero state le possibilità che si sarebbero fidati di me.
Uno strano rumore catturò la mia attenzione.
«Lo senti?» dissi cercando di capire che cosa fosse e da dove provenisse.
«Che cosa?» Piper mi fissò incuriosita. «Hai fatto qualcosa?»
«No io non c'entro niente. Sento rumori di..» mi bloccai.
«Di?» incalzò Piper agitata.
«Schiocchi e versi striduli. Merda! Crisaore!»
Mi fiondai fuori dall'ala macchine e salii le scale. Ma non riuscii a fare due scalini che andai a sbattere contro qualcosa di viscido. Una mano mi afferrò per un braccio e quella che sembrava una pinna mi afferrò l'altro. Mi voltai e a stento riuscii a reprimere un urlo nella gola. L'essere che mi stava legando i polsi e le caviglie aveva il corpo umano, tranne un braccio che era a forma di pinna e il muso che assomigliava in tutto e per tutto a quello di un delfino.
Il mostro mi prese di peso e mi portò sul ponte, dove mi posò con poca delicatezza. Notai che c'erano parecchie dozzine di esseri come lui. Incroci tra un delfino e un umano. E in mezzo a loro, ricoperto dalla testa ai piedi di oro, c'era Crisaore.
Sbucarono altri delfini dalle scale che trasportavano casse di nettare o di fuoco greco. Poi da sottocoperta furono trascinati sul ponte accanto a me Jason, privo di conoscenza, Hazel con i polsi e le caviglie legate come le mie e Piper, che aveva la bocca imbavagliata.
Mi guardai intorno alla ricerca di qualche via di fuga ma eravamo circondati da mostri delfini-umani, Percy non stava impugnando la sua spada, ciò significava che l'aveva persa, Annabeth puntava il suo pugnale contro quella marea di nemici e Leo e il satiro erano fuori combattimento. Cosa potevo fare?
Ero talmente concentrata su come uscire da quella situazione che non mi accorsi di avere l' "Uomo Dorato" davanti fino a quando non mi spinse la punta della spada contro la gola.
Lo guardai feroce. L'ultima volta che ci eravamo incontrati non era finita bene tra noi due.
«Chi non muore si rivede» sogghignò Crisaore da dietro la sua orribile maschera d'oro a forma di testa di gorgone.
«Vuoi tornare a farti una nuotata nello Stige?» ringhiai a denti stretti.
«E quindi ora stai dalla parte dei semidei?» inizò a girarmi intorno passando la punta della spada sul mio corpo. Un passo falso e sarei morta infilzata. «Non credevo saresti caduta così in basso. Stai aiutando gli Dèi dopo tutto quello che ti hanno fatto passare. Stai aiutando tuo padre, dopo che non ha mosso un dito quando ti hanno gettata nel Tartaro quando eri solo una bambina di nove anni?»
Sentii la lama fredda sul collo e tutte le emozioni che avevo sempre cercato di controllare si stavano scatenando dentro di me. Ma io non stavo dalla parte di nessuno. Tutto quello che stavo facendo era per saldare un debito con Di Angelo.
Percy scattò. Tirò fuori una penna dalla tasca che si trasformò nella sua spada e si avventò su Crisaore. Ma lui era troppo bravo e in pochi secondi disarmò il figlio di Poseidone.
Stava per ucciderlo quando lui iniziò a urlare «Bene! Portateci via, se il notro capitano ve lo permette!»
«Non c'è nessuno capitano su questa nave» sbraitò Crisaore. «L'abbiamo controllata da cima a fondo!»
«Ma il dio compare solo quando vuole.» replicò Percy Jackson. «È il nostro capo e gestisce il nostro campo di semidei. Vero Annabeth?»
«Sì!» annuì con entusiasmo la figlia di Atena. «Il signor Dioniso!»
A sentire quel nome i delfini iniziarono ad agitarsi. Ora mi ricordavo il mito. Come avevo fatto a dimenticarmene?
«Mantenete le posizioni!» urlò Crisaore. «Vi vogliono solo spaventare non c'è nessun dio su questa nave»
«Ma possiamo sempre invocarlo!» esclamai io mentre l'idea di un mezzo piano mi si formava in mente.
«E perché mai dovrebbe rispondere alla vostra chiamata? È rinchiuso nell'Olimpo, come tutti gli Dei!» Crisaore era indeciso se puntare la spada contro di noi o la propria ciurma che stava iniziando a innervosirsi.
«State facendo ritardare il nostro viaggio. State irritando il grande Dioniso!» continuò Percy nella sua scena teatrale.
«Oh no, sento la sua presenza che si avvicina!» urlai e mi buttai a terra. Mi concentrai e in pochi secondi l'aria si fece violetta e un intenso odore di vino si diffuse tutto intorno.
«Guardate come le ragazze diventano folli solo alla sua vicinanza» disse Percy mentre Piper e Hazel facevano finta di svenire in preda alle convulsioni. «Oh, no! Frank si sta trasformando in un delfino pazzo! »
Mi voltai in direzione di Frank che sbucò da dietro alle baliste e si portò le mani alla gola.
«Oh no. Sto diventando un delfino pazzo» disse pochi secondi prima di trasformarsi veramente in un mammifero acquatico.
A quel punto i delfini iniziarono a fuggire dalla nave in preda al panico. Bruciai le corde che mi tenevano legata, mentre Annabeth correva a liberare Hazel e Piper. In pochi secondi Crisaore si ritrovò circondato e capì di essere spacciato.
«Non finisce qui» ringhiò a Percy.
«E tu» puntò la sua maschera orribile verso di me «non hai idea di quello che ti succederà se provi a tradire i tuoi padroni» Rise in maniera agghiacciante. I miei nervi saltarono.
«Sta zitto».
Feci uno scatto con il polso e tralci di vite si avvilupparono intorno al suo corpo. Comparve accanto a me un grizzly di trecento chili che colpì il volto di Crisaore facendogli volare via la maschera. Crisaore si coprì d'istinto e si tuffò in mare sparendo dalla nostra vista.
Dovevo sentirmi sollevata di essere riuscita a liberarmi di lui, ma tutto quello che sentivo era il panico che mi gelava le ossa.
"Non hai idea di quello che ti succederà se provi a tradire i tuoi padroni"
Ero decisamente messa male.

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora