16- Nico [Revisionato]

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A volte aspetti un bel po' di tempo perché qualcosa accada. E magari, durante l'attesa, ti immagini pure come potrebbe accadere quel qualcosa. Ci rifletti così tanto che alla fine finisci col farti progetti che credi di poter realizzare. E poi, inevitabilmente, niente va secondo i piani che ti sei preparato mentalmente.
Come il primo bacio.
Scesi le scale che portavano alle cabine. Arrivai in fondo al corridoio e bussai sospirando. Mi dispiaceva svegliare Aliissa, ma avevo un'urgenza.
Io e Aliissa ci eravamo divisi l'unica cabina libera della nave. Quando lei riposava io facevo il turno di guardia, quando lei era sveglia riposavo io.
Ero stato tutto il giorno in piedi ed ora toccava a lei. Ma io non potevo riposarmi. Non dopo quello che mi aveva raccontato Hazel sull'incontro appena avuto con la dea della magia.
Bussai più forte. Probabilmente non mi aveva sentito o stava ancora dormendo profondamente.
Entrai piano, sentendo i miei passi che facevano un rumore assordante e stonato nel silenzio irreale di quella camera. Mi si gelò il sangue non appena la vidi.
Era riversa a terra e si contorceva come un pesce fuor d'acqua. Corsi, incespicando sui miei stessi piedi, da lei. Mi inginocchiai accanto al suo viso e la presi per le spalle girandola verso di me. Spalancava la bocca in delle urla mute e teneva gli occhi aperti, ma non dava segno di vedermi. Si contorceva tutta e piangeva.
La scossi un paio di volte ma l'unico risultato fu che si aggrappò così tanto alle mie braccia che riuscii a sentire le sue unghie graffiarmi la pelle, nonostante indossassi il mio giacchetto. Non sapevo cosa fare e non capivo perché soffrisse così tanto.
La strinsi forte a me cercando di farla rinvenire.
«Aliissa svegliati. Ascoltami, sei forte, svegliati» le dicevo all'orecchio mentre cercavo di sopraffare il panico che cresceva dentro di me.
Sentivo qualcosa di freddo che mi premeva il petto e mi toglieva il respiro.
Abbassai lo sguardo e vidi la collana di Aliissa che emanava un bagliore chiaro e sembrava stesse gelando l'aria attorno a sé.
Diamanti dello Stige. Gioielli più unici che rari, creati dallo scorrere del fiume maledetto Stige che aveva levigato per millenni quelle pietre sui suoi fondali, corrodendole tanto da farle diventare diamanti.
Quei diamanti tenevano in vita Aliissa, limitavano i danni dei suoi poteri. Mi voltai e, senza mollare la presa su di lei, estrassi fuori la mia spada.
Ferro di Stige e Diamanti di Stige.. poteva funzionare, no?
Ma non feci in tempo a fare niente che Aliissa si accasciò su di me improvvisamente immobile. Non era morta, lo avrei avvertito altrimenti. Ma era debole e il suo cuore rallentava sempre di più.
Avvicinai la guancia alla sua bocca, niente. Le fissai il petto. Non si muoveva. Aveva smesso di respirare.
A quel punto lasciai che il panico mi assalisse. Mi passai le mani tra i capelli e guardai il suo corpo inanime. La stavo perdendo.
La conoscevo da poco tempo ma c'era qualcosa in quella stramba ragazza che mi faceva sentire legato a lei come mai nessuno prima. Sentii il groppo in gola e le lacrime che avevano iniziato ad offuscarmi la vista.
Il terrore della perdita mi stava sopraffacendo.
Mi sentivo come quel giorno in cui Percy era ritornato dalla missione per salvare Artemide e mi aveva detto che non aveva mantenuto la sua promessa. Non era riuscito a salvare Bianca.
Forse era per quello che mi sentivo legato ad Aliissa. Entrambi avevamo nel cuore cicatrici di promesse rotte.
Mi riscossi. Non potevo lasciarla andare così.
Dovevo fare qualcosa.
Fissai di nuovo Aliissa. Sembrava un angelo tornato da una guerra, con quei suoi capelli oro che le circondavano il viso e quelle cicatrici permanenti sulla sua pelle. Qualcosa dentro di me si smosse.
Scossi la testa. "Non farti idee strane Nico" mi dissi. "Non farlo ancora. Vuoi che il tuo cuore vada di nuovo a pezzi?"
Sospirai e mi chinai su di lei. Dovevo salvarla. Poi avrei riflettuto sui miei sentimenti altalenanti.
Contai mentalmente fino a tre e premetti le labbra contro le sue.
Iniziai a farle la respirazione artificiale e continuai per un tempo che a me parse incredibilmente troppo lungo.
Dopo la settima volta che premetti le labbra sulle sue aprì gli occhi e ci irrigidimmo entrambi. Sentivo il suo respiro caldo sul mio viso e vidi che stava arrossendo. Ero troppo scioccato per muovermi.
«Hai le labbra fredde,lo sai?» disse lei a quel punto.
«Oddei!» mi staccai e mi resi conto solo in quel momento che l'avevo baciata. Sentii il mio volto andare in fiamme e mi allontanai da lei. «Mi spiace, scusa, non sapevo cosa fare, stavi morendo!» dissi tutto d'un fiato.
Lei si tirò su a sedere e abbracciò le gambe al petto. Mi fissò per un'istante e poi abbassò lo sguardo. «Non ti denuncerò per molestie sessuali su una minorenne, tranquillo»
Aveva provato a fare una battuta ma aveva la voce incrinata.
«No, davvero scusa» dissi mettendomi a sedere a gambe incrociate davanti a lei.
«Scusa? Per avermi salvato la vita?» mi guardò sconcertata. Ma non capiva?
«Ti ho baciata» borbottai dopo un minuto di silenzio.
Lei fece spallucce. «Mi aspettavo un primo bacio diverso, lo ammetto.» poi mi fece un piccolo sorriso guardandomi «come te dopotutto»
Avvampai ancora di più, se possibile. «Ti sei proprio divertita a rovistarmi nella mente eh?»
«Un po'» ammise lei continuando a sorridere.
Ci guardavamo negli occhi, ma lei era lontana anni luce, persa nella sua mente.
«Aliissa, che cosa è successo?»
Scosse il capo e abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia.
«Immagino che sei venuto perché è il mio turno di guardia, giusto?» ignorò totalmente la mia domanda.
Sospirai arreso. «Si e devo anche parlare con delle persone»
«Persone?» chiese sospettosa.
«Spiriti.» ammisi a quel punto.
«Posso rimanere a vedere?»
«Devi andare a fare il tuo turno di guardia.»
Non volevo dirle che in realtà mi vergognavo. Il potere di parlare con i morti non era qualcosa di piacevole da condividere.
«Non ti preoccupare, non ho paura.»
La fissai sbalordito e lei mi sorrise, sicura di sé. A quel punto sentii veramente qualcosa muoversi nel mio stomaco.
«Va bene, hai vinto tu» dissi infine.
Il suo sorriso si fece più ampio, come se fosse felice che condividessi qualcosa con lei.
Il pensiero mi impaurì. Non volevo assolutamente illuderla che tra noi potesse esserci qualcosa.
«Devo accenderti le candele? Disegnare una stella a cinque punte per terra? Fare una danza strana?» disse mentre si spostava accanto a me, in mezzo alla stanza.
Alzai gli occhi al cielo ma non riuscii a trattenere un sorriso divertito. «Fai qualche passo indietro, non vorrei che disturbassi gli spiriti.»
«Io sono troppo adorabile per disturbare. Spirito o meno che sia.» scherzò maliziosa.
«Certo, io non ne dubito. Ma mi sa che loro non ti troveranno così, sono seguaci di Ecate»
Non appena pronunciai quelle parole una morsa fredda strinse il mio stomaco. Mi pentii subito della mia decisione di farla rimanere, ma ormai era troppo tardi e tanto lo avrebbe scoperto comunque. Ma non volevo essere io a dirglielo. Anche se credevo che fossi l'unico a poterlo fare.
Il suo sguardo si gelò subito e comparse sul suo viso la sua solita maschera che riservava quando i ricordi dolorosi del passato le ritornavano in mente.
«Cosa c'entrano i seguaci di Ecate?» il suo tono era diventato freddo e affilato. Cercai di non apparire più spaventato di quanto realmente fossi.
«Mia sorella ha incontrato la dea della magia presso un incrocio romano oggi. E le ha detto delle cose. Ed ora devo consultare i suoi seguaci della Casa di Ade» cercai di dare un tono neutro alla voce.
La vidi chiudere gli occhi, per cacciare indietro le lacrime.
«Non ha accennato a me.. vero?» disse con tono talmente basso che a malapena la sentii.
Ero in pena per lei, ma sapevo che della mia compassione se ne sarebbe fatta veramente poco. Non l'avevo mai vista così in preda al dolore emotivo.
«Dice che Hazel è l'unica che può sconfiggere la strega che si trova alle Porte della Morte. E che.. deve imparare la magia.» dovevo dirglielo. Non potevo nasconderle qualcosa di così importante.
L'occhiata che mi lanciò mi tolse il fiato. Lessi nel suo volto tutto il suo dolore e capii come si sentiva.
E fece una cosa che non mi sarei mai aspettato. Venne verso di me e sprofondò il viso nel mio petto,singhiozzando. Mi irrigidii a quel contatto per un momento. Ma poi mi rilassai e cercai di calmarla dandole dei colpetti leggeri sulla schiena. Non sapevo proprio cosa fare ma sapevo che non la stavo rassicurando.
Sentivo i suoi pensieri come se fossero i miei. Come se fossimo veramente legati da un qualche filo speciale.
Non si fida di me. Ho i suoi poteri, sono sua nipote ma non crede in me.
Sono solo un fallimento per lei.
Speravo veramente che dopo tutto questo tempo fosse cambiato qualcosa.
A volte mi chiedo se Gea abbia ragione.
A quell'ultimo pensieri trasalii e la allontanai. Solo per guardarla in faccia.
«Gea?» sussurrai. «Cosa c'entra Gea?»
Lei abbassò lo sguardo e si tormentò il ciondolo. «A volte mi compare in sogno»
Feci una smorfia. Come se non fosse successo a nessuno. Lei sembrò non notarla e continuò. «E mi dice che devo condurvi da lei, devo aiutarla ad eliminarvi. Perché io merito qualcosa di più che un branco di semidei che aiutano i loro genitori i quali li hanno abbandonati proprio come hanno fatto con me»
La guardai e repressi un moto di orrore. «Te le ha dette lei queste cose?»
Annuì ed io la strinsi più forte. Arrossimmo entrambi a quel gesto ma non me ne curai. Sentivo di doverla proteggere. «Quello che mi è successo prima..» la sua voce era a malapena udibile ma sentii il mio cuore guizzare in preda al panico, al ricordo di lei sul pavimento che urlava silenziosamente «... era Gea. Mi ha mostrato il dolore emotivo che proverei se mi ribellassi a lei. Se perdessi il controllo»
Sentii sotto alla mia presa quanto stesse tremando al ricordo di ciò che le era successo prima. O forse ero io.
Non sapevo cosa aveva visto, ma ciò che avevo visto io era sufficiente abbastanza da farmi sentire iperprotettivo nei suoi confronti.
Restammo così per qualche minuto, in silenzio.
Non appena si fu calmata, si alzò ed io la seguii con lo sguardo.
«Meglio che vada sul ponte a vedere se ce la fanno senza di me» disse senza guardarmi.
«Non volevi restare?» cercai di non sembrare troppo deluso.
«Non credo di essere desiderata» rise amareggiata.
«Va bene, ma non essere dura con Hazel. Non è colpa sua»
Continuava a darmi le spalle.
«Ci proverò» allungò la mano verso la maniglia ma esitò. «Nico?»
«Sì?»
«Sbaglio, o siamo diversi?»
«Come?»
«Non lo so, ma sembriamo amici. O forse qualcosa di più» le tremò un po' la voce a quell'ultima affermazione. Io stetti zitto cercando di capirci qualcosa.
«Beh, non è brutto. Sappilo.» aprì la porta ma esitò di nuovo.«Quel bacio non è stato male. Sappi anche questo»
«Aliissa io...»
«Lo so. Ti ho fatto un complimento, accettalo e basta. E non mi sto facendo strane idee. Tranquillo. Conosco i tuoi sentimenti.»
Come faceva a conoscere i miei sentimenti, se neanche io li conoscevo?
In quel momento si voltò ed i nostri sguardi si incontrarono. E mi accorsi, in quell'infinito secondo, che eravamo cambiati davvero. Non io e lei. Ma noi. C'era qualcosa che ci legava. Qualcosa ancora più profondo di un bacio dato per sbaglio o di un salvataggio eroico. Qualcosa che risiedeva nelle nostre anime. E avevo paura. Avevamo entrambi paura. Cosa sarebbe successo ora? Poteva tutto cambiare così velocemente?
Aliissa annuì impercettibilmente, come se stesse rispondendo alla mia domanda. Forse mi stava leggendo la mente o forse mi si leggeva tutto in faccia. Che strano, ero sempre stato attento a mascherare le mie emozioni e i miei pensieri.
Aliissa sospirò e si voltò, chiudendosi la porta alle spalle, lasciandomi da solo in quell'uragano di pensieri.

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora