4- Nico [Revisionato]

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Fu un lungo sonno senza sogni, per la prima volta da giorni. Niente strane profezie, niente ricordi dolorosi, niente brutte visioni. Niente.
Il che fu un sollievo.
La mia mente vagava nel nulla, rilassata dopo tanto tempo.
Quando aprii gli occhi credetti di essere morto.
Una ragazza era china su di me e canticchiava a bassa voce mentre mi faceva colare giù per la gola con un cucchiaio del nettare.
«Sei un angelo?» farneticai con il cucchiaio ancora in bocca.
Lei rise e posò la posata vicino a me.
«Hai una bella risata. Si, sei un angelo o una dea» sussurrai cercando di alzarmi.
«Non sono un angelo ne una dea.» replicò lei con voce dolce. «Stai giù,ti porto la colazione»
No. Volevo dirle di restare lì con me, di continuare a cantare, di continuare a parlare. Aveva una voce bellissima.
La ragazza sorrise, si alzò dal letto e si voltò sparendo dietro a una tenda bianca. L'ultima cosa che vidi di lei prima di ripiombare nel sonno furono i suoi capelli biondi che le ondeggiavano sulla schiena mentre spariva.
Questa volta non fui così fortunato.
Il sogno iniziò quasi subito e mi ritrovai in mezzo a una radura, costellata di fiori dai colori più sgargianti. Sapevo controllare i sogni, sapevo cosa dovevo fare per scappare, ma non volevo. C'era qualcosa che mi attraeva in quel luogo. Era troppo paradisiaco, troppo fiabesco. Poi il terreno si mosse e sbucò un enorme giglio bianco. E quando dico enorme, intendo quanto un'auto sportiva.
Sbocciò, e quello che vidi mi lasciò di stucco. C'era una neonata dentro. Una bambina, che piangeva e agitava in aria le braccia.
Ecco la Nata dalla Terra.
Una donna sbucò dal terreno.O meglio, il terreno si modellò creando la figura di una donna con una lunga veste marrone e con un mantello sulle spalle dello stesso color del prato. Era rivolta verso la bambina ma teneva gli occhi chiusi.
«Gea» Feci per tirare fuori la mia spada quando mi accorsi che non ce l'avevo. E anche se l'avessi avuta, non avrei potuto fare niente.
Era un sogno quello.
La donna accarezzò il viso della neonata, che smise all'istante di piangere e fece una piccola risata.
Sì, ridi disse Gea nella mia testa. Ridi perché la tua ultima discendente compirà il mio volere, diverrà la figlia prediletta degli Dèi e la loro più grande paura perché... si chinò sulla bambina e le sussurrò all'orecchio ..il suo sangue per me verserà.
Gea sorrise, rendendo il suo viso ancora più inquietante e si voltò verso di me Ricordati mio caro, ciò che nasce dalla terra alla fine,alla terra ritorna..
Un lampo squarciò il cielo limpido e una luce accecante mi constrinse a chiudere gli occhi.
NO.
Quando li riaprii ero in Grecia. Mi trovavo nell'orchestra di un antico teatro greco.
«Carino eh? Benvenuto a Delfi»
Mi voltai e vidi un ragazzo sui diciassette anni che mi sorrideva spavaldo. Aveva dei denti bianchissimi e portava degli occhiali da sole sulla testa tra i capelli biondissimi. Nonostante il sorriso però, gli occhi azzurri come il cielo erano velati da una profonda tristezza.
«Apollo» dissi ricordandomi il giorno in cui l'avevo visto la prima volta. Il giorno in cui Bianca mi aveva abbandonato.
«Già darkettone, proprio io. La mia bellezza è difficile da dimenticare lo so» mi fece l'occhiolino ed io arrossii fino alla punta delle orecchie.
«Cosa vuoi? Perché sono qui? Cos'era quella storia della Nata della Terra?» sbottai cercando di placare la mia ira insensata verso quel Dio. Mi ricordava troppo il giorno in cui tutta la mia vita si era capovolta. Il suo sorriso spavaldo svanì e al suo posto apparve un broncio di esasperazione.
«Sei qui perché tu sei l'unico che può salvarla. Non mi pentirò mai di averla cresciuta, mi pento solo si averla persa. Ma tu puoi aiutarla a tornare da me.»
Mi guardò come se stesse ingoiando un topo. Probabilmente non era contento di quello che stava dicendo. Ovvio, perché dovremmo essere contenti di chiedere a un figlio di Ade di salvare qualcuno?
Spostai il peso da una gamba all'altra. «Non so di cosa o chi stai parlando, mi spiace»
Il dio alzò gli occhi al cielo come se stesse rimproverando Zeus e face comparire una lira tra le sue mani. Iniziò a suonarla e poco dopo cantò:
«L'ultima Nata dalla Terra comparirà tra i mortali quando il mondo starà per cadere,
l'angelo senza ali la sua anima metterà a tacere
quando riuscirà a spezzare le sue catene.
Ma ella per il mostro più selvaggio andrà a dare
l'ultimo fiato per un canto mortale,
il quale dai suoi antenati la farà tornare.»

Il dio del sole si accasciò su un gradino del teatro e si passò una mano tra i capelli, facendo cadere gli occhiali da sole per terra. Li guardò per qualche secondo e i poveri occhiali iniziarono a sciogliersi, diventando una pozza di plastica fusa e bollente. Apollo sospirò e scosse la testa. "Ora capisci perché sei così importante?". Non avevo voglia di diventare come quegli occhiali, sogno o meno, così annuii debolmente.
Giuro, non ci avevo capito nulla.
«Meglio che tu vada prima che torni mia sorella e scopra quello che sto facendo. Sai, non è molto d'accordo con me su questa storia. I rancori passati dovrebbero essere passati, no? E invece si continuano a covare anche nel presente. Tu lo sai meglio di chiunque altro, non è vero Figlio di Ade?»
Tentò di fare un sorriso, ma non riuscì nemmeno ad andarci vicino. Però dovevo ammetterlo: era davvero bello, qualunque faccia facesse.
Rise e sembrò rincuorato.
Mi fece l'occhiolino un'altra volta e con uno schiocco di dita mi catapultò fuori dal teatro, lontano dalla Grecia, nel mondo reale.

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora