26-Nico

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Sapevo che ci saremo divisi prima o poi.
Ma quando realizzai che Hazel era da sola con Leo andai nel panico, anche se non lo diedi a vedere. "Solo uno dei Figli dell'Oltretomba arriverà alle Porte" A quel punto, sperai ancora più vivamente di prima, che fosse lei. Non avrei retto se avessi perso anche lei. Dovevo superare ancora la separazione da Aliissa.
«Ed ora?» chiese Piper fissando le due possibili vie da prendere.
Non sapevo cosa rispondere. Non ero come mia sorella, non sapevo orientarmi bene sottoterra. Solo negli Inferi.
«Seguitemi. So cosa fare» esordì Frank. Ci voltammo tutti verso di lui increduli.
«E come fai a saperlo?» chiesi curioso e un po' scettico.
Ricordavo bene come poco prima era impazzito, dicendo che un fantasma gli aveva indicato la strada da prendere. E sapevo che non era affatto impazzito e che diceva la verità. Era una cosa molto comune per quel posto. Io stesso avevo sentito la voce di Bianca.
Frank urlò qualcosa in latino che non capii e un fantasma spuntò dal terreno. Era un legionario romano, e stava aspettando un ordine dal nuovo pretore di Nuova Roma.
«Cosa hai fatto?» domandai, per niente positivo che Frank avesse appena reclamato un'anima di un morto guerriero. Quella era una cosa da Figli degli Inferi.
«Ho ricevuto un favore da Marte per la promozione » sorrise sghembo. «Portaci alle Porte della Morte» disse poi risoluto al morto.
L'anima annuì, ci fissò coi suoi occhi vacui e si fece tutto buio.
Non stavamo viaggiando nell' ombra o l'avrei riconosciuto. Era più come quando hai la sensazione di cadere in un sogno. Quel buio era più freddo e solido di quello a cui ero abituato.
Quando tornai a vedere, mi trovavo davanti a un muro fatto di teschi incastrati tra loro. Il legionario fantasma ci guardò, annuì e poi scomparve trasformandosi in una nuvoletta di polvere, assorbita poi dal terreno.
Tutti fissavano il terreno dove era scomparso il fantasma, io fissavo davanti a me. Una morsa fredda aveva iniziato a stringersi nel mio petto. Strinsi i pugni e cercai di allontanare il dolore, come facevo sempre, ma la verità mi piombò addosso. Percy e Annabeth erano dall'altra parte del muro, deboli ma vivi e avevamo meno di trenta minuti prima che quel posto crollasse a causa dell'onda d'urto di..
Trasalii. Presi la spada e colpii il muro fatto di ossa sbucando in una stanza enorme coperta per metà dalla Foschia. In mezzo c'era una donna bionda, con un'aria familiare, che guardava il gigante Clitio, avvolto dalle tenebre, con gli occhi di diamanti che spiccavano in quell'oscurità. Da una parte Hazel era a terra e si teneva il petto. Sentii il mio cuore sobbalzare dalla gioia di rivederla e dalla preoccupazione per il suo stato.
Jason e Piper si lanciarono contro il petto del gigante, Frank incoccò le frecce ed io mi avventai sulle gambe del mostro.
Mentre mi avvicinai a lui vidi che era circondato da una nebbia scura ed ebbi la brutta sensazione che se quella cosa mi avesse toccato, sarei morto.
Iniziai ad attaccarlo e vidi che il ferro dello Stige assorbiva quella foschia nera.
Quando fu abbastanza malandato, finalmente la donna bionda si mosse e piantò nei capelli del mostro le sue torce accese. Era Ecate, patrona di tutti gli incantesimi e coloro che praticavano la magia.
Clitio si trasformò in cenere e svanì. Quando la Dea si voltò verso di noi a malapena mi ressi in piedi. Sotto il suo sguardo, le mie gambe si erano fatte di gelatina. Era incredibilmente uguale a sua nipote Aliissa. Gli stessi capelli, lo stesso sguardo duro e affilato di quando cercava di nascondere i propri sentimenti e gli stessi occhi neri.
«Adesso dovresti andare Hazel Lavesque. Porta i tuoi amici fuori di qui» disse. Non volevo andarmene, volevo continuare a guardare quella donna cosi simile ad Aliissa.
«Nessun "ben fatto" o "grazie"?» si irritò mia sorella.
La Dea la guardò incuriosita. «Cerchi nel posto sbagliato la gratitudine. E per quanto riguarda il "buon lavoro", recatevi ad Atene. Gea è sul punto di svegliarsi. Dovete fermarla ancora»
Iniziò a svanire ed io, senza pensarci, mi feci avanti. «Aspetti! Sua nipote è nel Tartaro, la aiuti!»
La Dea si voltò verso di me. Un pezzo di soffitto crollò vicino a Frank. «Aliissa era davanti a un incrocio e,nonostante tutti gli avvertimenti, lei ha scelto la sua via ostinatamente. Io non posso farci più nulla.»
La rabbia mi montò dentro ma Ecate mi precedette. «L'unica persona con cui ti devi arrabbiare Nico di Angelo è mia nipote. O con te stesso. Visto che si sta sacrificando perché tu non puoi ricambiare i suoi sentimenti»
Mi zittii e la guardai senza capire. «Si sta sacrificando perché tanto sarebbe morta comunque »
Tutto il pavimento tremò. «Avete dieci minuti» Ecate mi fissò e vidi qualcosa mutare nel suo sguardo.
«Dobbiamo usare il viaggio ombra Nico » Hazel mi strinse un braccio.
Lanciai un'ultima occhiata alla Dea, che ancora mi scrutava.
La ignorai e mi rivolsi agli altri «Non ce la posso fare da solo» dissi sconsolato.
«Ti aiuto io. Ragazzi, formate un cerchio!» Hazel mi prese la mano ed io strinsi l'altra intorno a quella di qualcun'altro.
Chiusi gli occhi, mi concentrai sulla campagna sopra di me e le ombre ci avvolsero.

Quando sentii l'aria fresca riaprii gli occhi. Era l'alba, la nave era ancora ancorata sopra l'Acheronte. Fissai la nave per qualche secondo sperando quasi che Aliissa vi si affacciasse e mi sorridesse. Il ricordo del suo sorriso mi appesantì il cuore.
La terra sotto di noi tremò così forte che il Necromanteion crollò.
«Uh, cos'era quella storia di Aliissa nel Tartaro?»
Mi voltai verso Percy e mi accorsi con orrore che tenevo la sua mano. Mi allontanai subito e lo guardai male.
«Si è sacrificata per salvarti. Per salvarci. È scesa nel Tartaro mentre noi eravamo nella Casa di Ade»
E mentre le dicevo ad alta voce, quelle parole assunsero un vero significato dentro di me. Era reale. Non l'avrei mai più rivista.
I ragazzi mi fissarono sbalorditi. «Davvero credevate in un "felici e contenti" per lei?» sbottai.
Nessuno rispose e il dolore passò tra i ragazzi.
Un ultimo terremoto scosse la terra, più violento di quello precedente. Rimasi in piedi per miracolo. A quel punto un dolore lancinante mi trafisse il petto e mi salirono le lacrime.
Mi allontanai dal gruppo il più velocemente possibile e mi sedetti vicino alle sponde del fiume nero.
Non volevo piangere, ma una lacrima traditrice mi scese sul volto. Poi sentii un nitrito.
Per un attimo il cuore balzò di speranza, ma che fu subito sostituita dalla delusione.
Layla si stava avvicinando a me. Da sola.
Quando atterrò davanti a me catturai una scintilla tra le sue redini. Vi era un ciondolo a forma di Omega di diamanti neri legato alle briglie del pegaso.
Lo presi con mano tremanti e la verità dei fatti mi schiacciò ancora una volta.
Lanciai uno sguardo a Percy. Dovevo essere contento o almeno sollevato perché non era morto. Ma ero solo arrabbiato. Lui era vivo e lei no. Realizzai in quel momento che Percy non mi faceva più nessun effetto. Niente gambe molli, strette dolorose allo stomaco, desiderio di stargli accanto. Sentivo solo il dolore della perdita che mi premeva tra le costole.
Che scherzo crudele.
Mi ero innamorato di Aliissa e me ne ero accorto solo ora che non c'era più. E lei si era suicidata perché credeva che non provassi i suoi stessi sentimenti.
Fissai le acque nere accanto a me. Cosa avrei fatto ora?
Strinsi più forte la collana nella mia mano e mi avviai verso gli altri ragazzi che parlavano con Coach Hedge.
Sarei andato avanti, come sempre, rassegnato al mio infelice destino.Le davo ragione. L'amore è il mostro più selvaggio di tutti.
È un mostro che io non riuscirò mai a sconfiggere.

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora