Avevo il petto in fiamme, mi girava la testa e sentivo le mie ultime forze scivolare via. Stavo rannicchiato, sul fondo della giara, cercando si fare solo piccoli movimenti per non sprecare energia.
Era scaduto il tempo.
L'ultimo melograno aveva esaurito i suoi poteri. Aspettavo la morte, tenendo gli occhi fissi davanti a me. Persino il buio era opprimente.
Sentivo dei cigolii provenire da fuori, come una ruota arrugginita che girava, sentivo versi di animali, alcuni sembravano di iene, altri di cani. Sapevo di essere sotto il Colosseo.
Ne avevano parlato poco tempo prima i giganti, ma non sapevo cosa ci facevo ancora lì.
Ormai Oto ed Efialte avrebbero dovuto aver capito che non contavo nulla, che Aliissa non sarebbe tornata da loro e che io ero sul punto di morire.
Forse, chissà, aspettavano che io morissi per poi buttarmi sul fuoco e mangiarmi. Anche se la vedevo dura, ero solo pelle e ossa.
Sembravo il cadavere di un anoressico. Ed io di cadaveri me ne intendevo.
I ricordi più disparati mi attraversavano la mente. Il sorriso di Aliissa, la mia ascesa al Tartaro, mia sorella Hazel che aveva un flashback sul tetto del tempio di Plutone a Nuova Roma, Percy che mi si presentava senza memoria e ancora Percy che si immergeva nello Stige, che mi offriva la sua torta di compleanno blu, che mi portava al Campo Mezzosangue, che mi proteggeva dalla manticora.
Negli ultimi tempi mi ritrovavo sempre più spesso a pensare a lui e a quello che provavo in sua presenza. Mi ripetevo che quella era solo una profonda stima, che quando c'era lui ero nervoso solo perché nei suoi confronti mi sentivo un moccioso, che avrei fatto qualunque cosa per lui -addirittura scendere nel Tartaro per chiudere le Porte Della Morte da solo - solo perché dopotutto mi aveva salvato la vita un paio di volte.
Ma dentro di me, sapevo che in realtà quei sentimenti erano molto più profondi. E non volevo accettarli. Non potevo.
Un rumore sordo mi fece sobbalzare. Poi ci furono delle voci e poco dopo rotolai sul pavimento dell'ipogeo. Non ce la facevo a muovere nemmeno un dito, ma respiravo. Stavo respirando ossigeno. Iniziai a ringraziare mio padre quando la sua voce mi fece trasalire. Percy era lì. Era venuto a salvarmi.
Cercai di arrivare all'angolo buio della stanza, ma mentre strisciavo per terra mi scappò un gemito. Avevo dolori dappertutto. Fortunatamente Percy stava intrattenendo i due giganti per fare in modo che me la potessi dare a gambe filate. Stavo cercando di accontentarlo come meglio potevo,giuro. Ma ero veramente troppo debole. Avevo tutti i muscoli in fiamme.
Quando fui a debita distanza, Percy e Jason attaccarono. La ragazza con loro si diresse verso di me. Mi girava la testa e l'ossigeno mi entrava come lava bollente nei polmoni. Come poteva uno stupido vaso annullarmi così, in pochi giorni? Dopo aver resistito una settimana circa nel Tartaro?
"Nel Tartaro alla fine non eri solo" disse la mia vocina interiore. Ma non ero solo nemmeno in quel momento, c'era Percy, che stava combattendo per salvarmi.
Gli lanciai un'occhiata. Sembrava un supereroe. Un supereroe super bellissimo e super potente.
"Ammettilo, non era lui che stavi aspettando" continuò maliziosa la mia vicina interiore.
La ignorai e continuai a guardare il Figlio di Poseidone. Ad un certo punto la ragazza mi prese di peso, da sotto le ascelle, e mi trascinò via. Parlava, e aveva una voce calda e dolce, che mi fece stare meglio.
Dopo poco dovette rimettermi giù e capii perché. Un gruppo di leopardi ci stava inseguendo.
Cercai di alzarmi in piedi ma i miei arti non rispondevano. Repressi dentro di me un moto di irritazione.
La ragazza si voltò verso gli animali, mise tra le labbra una cornucopia e soffiò, sparando fuori dal corno un paio di affettati freschi. I felini gli corsero dietro,dimenticandosi di noi. Poi mi sorrise e si riavvicinò a me.
«Stai bene?» mi chiese preoccupata.
Non riuscii a risponderle.
Un pezzo di intonaco si staccò e le finì addosso. Lanciò un urlo di dolore terribile e si accasciò accanto a me, tenendosi il braccio ferito. La guardai impotente. Non sapevo cosa fare, ero completamente inutile.
In pochi secondi, Jason era vicino a me, che cercava di aiutare la ragazza. Ma non potevamo toccarla, che lei urlava dal dolore.
Mi voltai verso Percy, sperando in un suo aiuto, ma in quel mentre tutto si immobilizzò.
La grande confusione tacque, i giganti e Percy erano rimasti immobili con le spade ancora alzate ma fissavano un punto vicino a loro.
Sentii Jason che trasaliva e decisi di guardare anche io nella direzione che puntavano tutti con lo sguardo.
Bacco era in mezzo alla stanza che fissava annoiato tutto intorno. Giudicava pacchiano tutto ciò che vedeva. Cercava di provocare i giganti. E ci stava riuscendo.
«Puoi anche immischiarti nel nostro party esplosivo Dioniso, ma finché abbiamo tua nipote, possiamo rovesciarti dal tuo stupido trono di viti!» ringhiò Efialte.
Bacco lo guardò e fece una smorfia, che non seppi decifrare se di irritazione o solo di scherno.
«Mia nipote, come dite voi, non verrà ad aiutarvi. Ho scambiato due parole con lei e non è molto propensa a tornare da voi. O da loro.» indicò Percy con il mento.
«Quindi, dichiaratevi spacciati. E che la vera festa abbi inizio!» schioccò le dita, ed io mi ritrovai ad essere una nebbiolina violacea che svaniva nel nulla.
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La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]
Fanfiction"L'ultima Nata dalla Terra comparirà tra i mortali quando il mondo starà per cadere, l'angelo senza ali la sua anima metterà a tacere quando riuscirà a spezzare le sue catene. Ma ella per il mostro più selvaggio andrà a dare l'ultimo fiato per un...