20- Nico [Revisionato]

3.2K 262 12
                                    

C'era qualcosa che non andava. Me lo sentivo. Ma di qualunque cosa si trattasse, non riuscivo a capirlo.
Hazel era sempre più distratta da quando eravamo entrati nell'Adriatico e la moffetta di Ecate era venuta a trovarla. Aliissa cercava di starmi il più lontano possibile, evitando anche solo di incrociare il mio sguardo. Avevo cercato di parlare con lei, ma si era sempre congedata subito dai discorsi con scuse molto deboli. E Jason e Piper ci lanciavano occhiate preoccupate, come se avessero paura di qualcosa.
Non sapevo cosa pensare. Sapevo solo che a Venezia era successo qualcosa, mentre ero via. E che ora ero più solo che mai. Mi ero rifugiato sull'albero di trinchetto, il più lontano possibile da tutti. Tanto nessuno voleva parlare con me, ora che anche Aliissa mi evitava.
Inutile dire che mi sentivo superfluo. Ero solo la bussola dell'impresa per la Casa di Ade.
Mentre me ne stavo di vedetta a fissare il mare, sentii un grido.
Mi affacciai per vedere cosa stesse succedendo. Aliissa stava litigando con la moffetta Gale.
«Io non ti aiuto con questa donnola intorno!» sbraitò Aliissa, fissando in cagnesco l'animaletto.
«Per favore Aliissa. Ho paura che tra poco ci sia qualche test per me da parte di Ecate» supplicò mia sorella.
Aliissa trasalì e lanciò uno sguardo truce ad Hazel, che indietreggiò spaventata. Quando voleva quella ragazza faceva veramente paura.
«Non nominare il suo nome.» sibilò a denti stretti. «Mi spiace Hazel, ma con questa irritante donnola intorno non posso aiutarti. Mi sto pentendo di non averle dato fuoco da piccola ed ora niente mi potrebbe fermare.»
Persino da dove ero io riuscii a vedere gli occhi di Aliissa scurirsi.
Rimasi sorpreso dalla sua determinazione. Trovavo strano che Aliissa si rifiutasse di aiutare qualcuno. Avrebbe dato anche la sua vita per salvare uno sconosciuto in pericolo. Evidentemente i rancori per sua nonna erano più profondi del suo altruismo.
Hazel rimase lì, a fissare Aliissa che si voltava e se ne tornava a sedere dall'altra parte del ponte, più irritata che mai.
Ero troppo concentrato sulla Figlia dell'Olimpo per accorgermi dell'ombra che era calata su di noi.
Quando una tartaruga sbucò dall'acqua l'unica cosa che mi venne in mente fu "È enorme!"
Era grande quanto un'isola, e la sua bocca poteva benissimo ingoiare la nave in un solo boccone. Ma sembrava solo concentrata sul distruggere i remi. Urlai dritte a Leo che però non riuscì a seguirmi, troppo concentrato com'era a cercare di allontanare quel mostro gigantesco.
Vidi Frank che cercava di accecare la tartaruga negli occhi con le sue frecce ma quella sbatteva le palpebre non appena una freccia si avvicinava, proteggendosi. Jason e il Coach Edge cercavano di ferirlo, ma sembrava che la sua pelle fosse impenetrabile.
«Ci mancava questa!» urlò Aliissa partendo alla carica con una lama a doppio taglio più grossa di lei. Cercò di tagliare la testa del mostro ma la spada scivolò sulla sua pelle impenetrabile. Quando riatterrò sul ponte, era scioccata. Non capiva come mai non funzionasse la sua arma.
Allora lasciò perdere la spada e allungò le mani davanti sé, fissando la tartaruga. A quel punto un muro d'acqua alto quanto un grattacielo si alzò sul mostro, inondandolo. Ma quello non si mosse neanche di un centimetro. Anzi, fissò male Aliissa che indietreggiò rabbrividendo.
Non doveva essere bello essere guardati da una tartaruga enorme.
A quel punto vidi un canale troppo stretto per il guscio del mostro, perfetto per fuggire.
«Laggiù!» urlai indicando il passaggio a Leo. Ero così desideroso di rendermi utile che non mi accorsi nemmeno dei brividi che mi avevano attraversato la schiena.
Fortunatamente il figlio di Efesto tirò fuori una delle sue nuove invenzioni. Anche se ciò significava andare ad una velocità supersonica, rischiando di cadere tutti dalla nave.
Quando fummo nel canale la sensazione che fosse tutta una trappola mi saltò addosso, rischiando di schiacciarmi sotto il suo peso. Il canale era un vicolo cieco.
E la sensazione si fece ancora più pesante quando una freccia volò a pochi centimetri dal viso di Piper.
Ci avevano tirato in un imboscata. Volevano rapinarci.
Volevo sbattere la testa contro l'albero maestro. Non potevo essere stato cosi stupido!
Hazel e Jason si offrirono di andare a parlare con il ladro. Stavo per replicare, quando vidi lo sguardo di Aliissa.
Fissava mia sorella come se la stesse studiando. Poi si voltò verso la moffetta e le lanciò uno sguardo truce ma annuì. A quel punto Gale ringhiò impaziente e il trio si allontanò, iniziando a salire gli scalini lungo la scogliera.
Quello era il test che Ecate aveva preparato per mia sorella, non potevo intromettermi.
«Dimmi che almeno le hai insegnato qualcosa.» dissi ad Aliissa che sobbalzò quando mi avvicinai a lei. Non avrei dovuto rimanerci male, ero abituato alle persone che si innervosivano quando gli rivolgevo la parola, ma con lei era tutta un'altra storia.
«Non le ho insegnato assolutamente nulla.» rispose fissando la scogliera, con una strana scintilla di speranza negli occhi.
«Credi che Ecate si presenterà? »
«Spero proprio di no.» borbottò scrollando le spalle.
«Senti, ti devo parlare» disse dopo poco. «Riguardo a una cosa che mi è successa a Venezia.»
Una brutta sensazione mi appesantì il cuore. «Non mi hai dato retta, vero?» la guardai stringendo i pugni.
Lei sospirò e lo sguardo che mi lanciò mi lasciò senza fiato. Nei suoi occhi c'era una tristezza che conoscevo bene. La rivedevo nei miei tutte le volte che mi guardavo allo specchio. «Cos'è successo Aliissa?» chiesi allarmato.
«Ho parlato con un lemure» sussurrò più concentrata a guardare il suo ciondolo che me.
«COSA?!» urlai sentendomi montare il panico.
I lemuri erano famosi per predire il futuro, ma un futuro che storpiavano a loro piacimento per far impazzire le persone. Nei peggiori dei casi le portavano pure al suicidio.
«Non credere a nessuna parola che ha detto.»
Alissa scosse la testa come se avessi detto una sciocchezza. «Come faccio a non credere a lei? Le crederesti pure tu Nico. Mi ha detto le stesse cose che hanno detto a te i tuoi morti le scorse notti.»
«Come fai a dirlo?» la mia voce era stranamente piatta, anche se la rabbia e la paura mi stavano prendendo a pugni lo stomaco.
Aliissa fece un sorriso sghembo e si picchiettò le tempie. «Non puoi tenermi all'oscuro niente Di Angelo.»
Non capivo perché, ma ogni volta che mi chiamava così il mio cuore mancava un battito.
Probabilmente sentì ciò che pensavo perché il suo sorriso scomparve e i suoi occhi chiari divennero tempestosi, come onde durante una burrasca.
«Ho intenzione di andarmene. Quando arriverete alla Casa di Ade vi aiuterò, ma prenderò un'altra strada »
«E.. poi?»
Aliissa rimase zitta e mi fissò. Non c'era bisogno che lo dicesse ad alta voce. Lo avevo già capito.
«NO!» tuonai e, senza pensarci, tirai fuori la spada e gliela puntai in faccia.
Era così sorpresa che all'inizio non reagì nemmeno. Fissava la lama davanti a sé. Poi con uno scatto fulmineo trasformò il suo ciondolo in una spada scura con l'elsa dorata, e mi disarmò.
«Tu sai benissimo perché lo sto facendo» sibilò, guardandomi.
«Ragazzi,calmi» Frank fece un passo avanti ma ormai il dado era tratto.
Ripresi la spada velocemente e provai un affondo nel suo fianco che lei parò subito. Se non fossi stato tanto convinto delle sue abilità non l'avrei mai fatto.
«Non puoi essere così pazza Aliissa» esordii mentre menavo un fendente alla sua spalla che lei deviò con la lama.
«Ho i giorni contati. Prima o poi deve succedere. E preferisco che succeda per una nobile causa.»
Le nostre lame cozzarono e sprigionarono strane scintille scure. Era come avvicinare due magneti uguali. Erano entrambe lame figlie dello Stige.
«Stai parlando di liberare tutto il tuo potere in una volta sola! Peggio di una bomba atomica!» sbraitai cercando di affogare il panico dentro di me.
Lei mirò alla mia gamba ma mi scansai. Sapevo che combatteva lentamente per non farmi male.
Finimmo con un fare testa a testa con i piatti delle lame incrociate. I nostri visi erano vicini e furiosi.
«I miei poteri non potranno essere contenuti ancora a lungo. Il mio corpo continua a farcela a stento. Ogni giorno mi sveglio con nuove cicatrici che bruciano sempre di più. Mi stanno consumando lentamente e i Diamanti dello Stige sono sempre meno efficaci. Ma tu lo sai di già, Nico. E sai benissimo cosa succederebbe se non prendessi quella via. Quindi arrenditi all'ovvio.»
Aveva parlato velocemente e a denti stretti ma avevo capito ogni singola parola che aveva detto, sentendola come una fucilata nella mia testa.
«È il lemure che ti ha condizionato la mente.» azzardai, pur sapendo che non era del tutto vero. Persino i morti me ne avevano parlato. Ma non potevo ascoltarli. Ero sicuro che ci potesse essere un altro modo per sfuggire alla sua maledizione.
«Il lemure che mi ha parlato era quello di tua madre.» ammise lei, a quel punto.
Sentii le mie gambe cedere, ma riuscii a rimanere in piedi. Non potevo crederci.
«Ora capisci perché mi fido di ciò che mi ha detto?»
Una strana rabbia mi montò dentro. Non mi importava più della missione suicida di Aliissa, delle parole dei morti o della mia inutilità a bordo di quella nave. Mia madre era comparsa a lei e non a me. Senza rifletterci alzai la spada e menai un altro fendente. Solo che questa volta Aliissa fu troppo sorpresa per reagire in tempo e non riuscì a pararsi. Deviò il tiro con la sua spada ma vidi comunque la ferita che si apriva sul suo zigomo. Mi fissò spaventata mentre il sangue iniziava a colarle giù, lungo la guancia, come lacrime.
Solo allora notai che non aveva mai avuto nessuna cicatrice sul viso, fino a quel momento.

La Figlia Dell' Olimpo- La Rinnegata [Percy Jackson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora