Capitolo 55 "La verità"

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"Mamma, papà..." mormorò Harry, rispondendo all'abbraccio.
"Oh, Harry."
Il ragazzo aveva lasciato cadere la spada a terra, per stringere i genitori, che fino a poco prima pensava che non avrebbe mai rivisto.
"Oh, Ginny... Ron..." mormorò piano la signora Weasley, soffocando entrambi. "Tu me l'hai riportata." disse poi, rivolgendosi ad Harry e facendolo arrossire. James, malgrado tutto ciò che era successo, non potè fare a meno di sorridere. Era vero. Suo figlio aveva salvato la vita di una ragazza e lui non poteva essere più orgoglioso.

Remus e Sirius rimasero in disparte, un po' imbarazzati, sentendosi degli intrusi nel bel quadretto familiare che si era formato.
"Non è niente, signora Weasley..."
"Niente? Amico, tu hai ucciso un basilisco con una spada!" 
"COSA HAI FATTO?" urlò Lily, improvvisamente sul punto di un attacco di panico.
"Remus! Ciao Remus, non ti avevo visto!" esclamò Harry, cambiando argomento e separandosi dalla madre che al momento sembrava volerlo più strangolare che abbracciare. "Mi sei mancato." fece, abbracciandolo. Sirius, sentendosi l'unico escluso, gli saltò addosso leccando dalla testa ai piedi e facendolo scoppiare a ridere.
"Ciao Pad, anche tu mi sei mancato."

"Mi dispiace dover interrompere un momento familiare così bello, ma, se non è un problema, vorrei sapere cosa è successo nella camera dei segreti, Harry." fece Silente, mentre Fanny si appollaiava al suo solito posto.
"Certo ma... Professore, non fraintenda, è un vero sollievo vederla, ma cosa ci fa qua? Non era stato cacciato?"
Silente scacciò la domanda con un gesto della mano.
"Anche per me è un sollievo vederti, Harry, e ti prometto che ti spiegherò tutto. Ma prima le cose importanti. Signori Potter, signori Weasley, ovviamente siete invitati a rimanere. E ciò vale anche per lei, signor Lupin."
Lily rimase colpita quando Silente si rivolse a suo figlio con il nome di battesimo. Non l'aveva mai fatto con lei o James nei sette anni di scuola.

"Io... non credo sia il caso di parlarne adesso, professore." disse piano Harry, lanciando un'occhiata nervosa a Ginny, che se ne accorse.
"E' tutta colpa mia professore." disse improvvisamente, facendo sobbalzare tutti i presenti nella stanza tranne Ron ed Harry.
"Ginny, non sei obbligata a..."
"No, Harry, va bene. E' tutta colpa mia, in fondo, e il minimo che possa fare è cercare di aiutare. Sono stata io ad aprire la camera dei segreti. Mi dispiace, mamma, papà."
"GINNY!" esclamò la signora Weasley, con gli occhi pieni di nuove lacrime.
"No, non mia figlia."
"Non è vero." Harry fermò subito chiunque volesse commentare. "Non è stata lei. E' stato Voldemort, lui si è servito di lei. L'ha posseduta, professore, non potete punirla."
Tutti, tranne Silente, Ron e Ginny, troppo occupata a fissare il pavimento, trattennero il fiato per l'orrore.
"Calmati, Harry. Nessuno ha intenzione di punire nessuno. Maghi ben più esperti della signorina Weasley sono stati messi nel sacco da Voldemort. Nessuno la punirà. Vorrei solo sapere come questo è stato possibile."

"E' stato il diario." mormorò piano la ragazza.
"Il diario?" chiese Arthur Weasley, stupito.
"Si, questo diario." Harry lo raccolse da terra, dove Fanny l'aveva lasciato. "Il diario di Tom Marvolo Riddle, ovvero quello di... di Tu-sai-chi. Non so bene come abbia fatto, ma ha messo il suo ricordo in questo diario e, più Ginny lo usava e ci si confidava, più lui diveniva potente."
"Ginny..." mormorò piano la signora Weasley.
"Quante volte ti abbiamo detto di non fidarti di ciò che pensa ma di cui non riesci a capire dove si trova il cervello, Ginny?" domandò pallido il signor Weasley.
"Io... io lo so! Credete che non lo sappia? Credete che non sappia che avrei potuto uccidere Colin, Hermione e tutti i ragazzi che ho pietrificato? Credete che non sappia che... che Harry sarebbe potuto morire solo per salvarmi dalla mia stupidità e da quello stupido diario che ho trovato tra i miei libri di scuola?"
"La prego, signorina Weasley. Non parli in questo modo. La colpa  non è sua. L'unico colpevole è Voldemort. Adesso... credo che sia giusto farla stare un po' con la sua famiglia, dopo tutto ciò che ha passato."
"Io... la ringrazio professor Silente..." mormorò Arthur Weasley.
"Grazie, Harry." disse invece la signora Weasley, avvicinandosi a lui per abbracciarlo. "Tu l'hai salvata."
"E' stato un piacere."

Quando i Weasley uscirono dalla porta dell'ufficio del preside, Silente si rivolse ad Harry.
"Adesso, Harry, ti va di raccontarmi tutta la storia?"
Ed Harry, sotto gli occhi stupiti della sua famiglia, cominciò a raccontare. Gli raccontò di quando aveva ritrovato il diario di Tom Riddle, di come era arrivato a capire che la camera dei segreti doveva trovarsi in un bagno, del suo colloquio con Mirtilla Malcontenta e di ciò che era successo al professor Allock. Raccontò di come era entrato nella camera dei segreti, trovando il corpo di Ginny a terra, della sua conversazione con Voldemort e di come avesse affrontato il basilisco, estraendo dal cappello parlante la spada di Godric Grifondoro.
E più parlava più gli occhi delle persone che amava si riempivano di stupore.
"E così ho trapassato il diario con la zanna, il diario ha urlato e si è dissanguato e Tom Riddle è... è scomparso."
Silente si fissò le mani, per poi rivolgere la sua attenzione ad Harry.
"Innanzitutto, Harry, ci tenevo a ringraziarti. Mi devi aver mostrato una straordinaria lealtà per convincere Fanny ad avvicinarsi a te."
"No... beh, si, cioè, io..." fece lui, imbarazzato.
Fortunatamente, anche se lo avrebbe ritenuto ancora per poco, la porta dell'ufficio si spalancò.

Lucius Malfoy entrò nella stanza, furente, seguito dalla professoressa McGonagall, ancora più arrabbiata.
"Potter. E' davvero bello vederla."
"Anche per me, professoressa." rispose lui, con un sorriso.
"Ehi! A me non ha mai detto che è bello vedermi!" si lamentò James, facendo portare a Lily e a Remus una mano alla fronte.
"Io non le ho mai mentito, signor Potter."
"Ah, ecco... No, aspetta..."
"Sta' zitto James, okay? Credo che questo non sia il momento." bisbigliò Remus e James sbuffò. Lily, intanto, lanciò ad Harry un'occhiata che in genere riservava a suo padre e che voleva dire che avrebbero fatto i conti più tardi. D'accordo, Harry sapeva di aver un po' esagerato questa volta, ma cosa doveva fare? Lasciar morire Ginny Weasley, quella dolce ragazzina? No, non l'avrebbe mai e poi mai potuto fare.

"Professor Silente" salutò Lucius Malfoy, a denti stretti.
"Signor Malfoy."
"E' un vero piacere rivederla, ma, se posso chiederlo chi le ha dato il diritto di tornare? Lei è stato cacciato!" pronunciò contro Silente.
"Vede, signor Malfoy, i membri della commissione mi hanno raccontato delle storielle davvero curiose sul suo conto. Corruzione, minacce, ricatti..." disse Silente con la sua solita voce pacata, come se non si rendesse conto della grande bomba che aveva scagliato contro il suo interlocutore.
Lucius Malfoy impallidì.
"Dobby, muoviti."

Harry guardò dietro di lui, stupito. Il piccolo elfo che lo aveva quasi ammazzato (due volte) e solo per proteggerlo si spostò a fianco di Lucius.
"Dobby!" esclamò lui, stupito.
"E' lo stesso Dobby che gli ha rubato le lettere?"
"Non ne ho idea, Remus." rispose James, ma dallo sguardo di suo figlio sembrava proprio che quella teoria fosse corretta.
"Signor Harry Potter, signore!"
"Zitto, stupido elfo. E lei, professore, crede davvero di poter tornare ad Hogwarts come se niente fosse?"
"Precisamente, signor Malfoy. Ma se ha qualcosa da ridire possiamo andare insieme al ministro, sono sicuro che gli interesserebbe sapere cosa si trova dietro alla mia sospensione."
"Non sarà necessario." rispose lui, a denti stretti e, quasi ringhiando, uscì sbattendo la porta. 

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