Capitolo 36 "Sanguemarcio"

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"Nessun membro di grifondoro si è comprato l'ammissione in squadra." disse Hermione, stizzita.
"E con questo, Granger, cosa stai insinuando?" chiese Malfoy, il nuovo cercatore di serpeverde. Esatto... cercatore. Sì perchè il carissimo e onnipotente Lucious Malfoy si era divertito ad acquistare le nimbus 2001, ovvero l'ultima scopa uscita, per tutta la squadra dei simpatici serpeverde in modo che il suo caro ed educato figlioletto venisse ammesso in squadra.
"Sto solo dicendo che il tuo adorato padre ti ha comprato l'ammissione." disse lei, fissandolo estremamente male.
"Oh, sta zitta. Sanguemarcio mal..."
"Non osare Malfoy." sibilò Harry. Non aveva mai provato un rabbia del genere. Mai.
"Non ci provare mai più, imbecille." disse invece Ron, afferrano la sua bacchetta rotta e pronunciando "Mangialumache"
La bacchetta gli rivolse contro il suo stesso incantesimo, facendo finire Ron a terra. Hermione gli si avvicinò mentre Harry fece un passo avanti, fronteggiando Malfoy.
"Non osare, mai più... oppure..."
"Oppure cosa, Potter? Sareste proprio una bella coppia, tu e la Granger. Il traditore del proprio sangue e... la sporca sanguemarcio logorroica..." Quello, per Harry, fu davvero troppo.
Scattò in avanti, privo della bacchetta. In quel momento l'unica cosa che voleva era dare un bel pugno sul ghignetto insopportabile di Malfoy. E fu proprio quello che fece. Con tutta la sua forza tirò un pugno sul naso di Draco, facendolo cadere all'indietro.

"Signor Potter, come si permette?" domandò Severus Piton, arrivando alle sue spalle.
"Magnifico..." borbottò lui. "Herm, porta Ron da Hagrid, lui saprà cosa fare."
"Harry ma... perchè l'hai fatto? Cosa ha detto di così grave?" chiese lei, confusa.
"Tu va, dopo ti spiego."
"Signor Potter, come ha osato? Come ha osato dare un pugno ad un suo compagno?" chiese Piton, con un sorriso inquietante e sgradevole.
"Lui... l'ha chiamata sporca sanguemarcio. E, sinceramente, non potevo permetterglielo. Ma mi punisca, professore, so di meritarmelo." disse lui, ad occhi bassi. "E' solo che... è la mia migliore amica. Ho esagerato, lo so."
"Vada, signor Malfoy." disse Piton, al ragazzo. L'adulto cercò di scacciare quella orribile sensazione di dejavu che sentiva nello stomaco. Il Potter, per quanto stupido, arrogante e prigro come il padre, si era battuto per la sua migliore amica, difendendola dagli insulti di qualche Serpeverde. Era questo che avrebbe dovuto fare anche lui, anni prima, non spezzarle il cuore insultando lui stesso la sua splendida amica.
"E lei, signor Potter, cinquanta punti in meno a Grifondoro e consideri raddoppiata la sua punizione per l'auto." disse lui, con freddezza, allontanandosi e cercando di mettere più spazio possibile tra lui e il figlio di Potter che, in quel momento, gli ricordava fin troppo bene Lily.

"Spiegati." esigette Lily, guardando il figlio che si trovava accanto ad Hermione allo specchio.
"Ha fatto proprio bene, Lils. Quel bastardo di Malfoy se lo sarà sicuramente meritato..." disse James, giocando con i capelli della moglie.
"Hermione?" chiese la donna, cercando qualcuno a cui chiedere la versione oggettiva della storia.
"Sinceramente? Non lo so. Mi ha insultato, sicuramente, ma non so se si è meritato quel pugno. Mi ha chiamato... sporca sanguemarcio. Cosa vuol dire?" chiese al suo amico, che sembrava pensare ad altro.
Lily e James, esattamente come Sirius e Remus che erano dal lato opposto dello specchio, rimasero un secondo immobili.
"Quel piccolo pezzo di..." borbottò il ricercato, con rabbia.
"Vuol dire... sangue sporco. E' il peggior insulto che si può rivolgere ad un mago. E' per i maghi che sono nati da famiglie babbane, per questo sangue sporco. E' come se... avessero rubato la magia." spiegò Ron, che era seduto dal lato opposto dello specchio, guardando Hermione con dolcezza.
"Non dovevi farlo, Harry." disse lei.
"Ma se lo meritava."
"Lo so. Ma devi usare di più la testa, sia tu che Ron. Malfoy è potente, può crearti dei grattacapo con il ministero e voi avete già tanti altri problemi. Detto questo... te ne sono grata." disse lei, dandogli un bacio sulla guancia. "Sono grata anche a te Ron." disse poi, abbracciando il rosso che arrossì, borbottando qualcosa.
"Di niente."
"Devo andare a studiare Harry. Ma quest anno... cercate di comportarvi bene, per favore." disse infine lei. "E' stato un piacere signori Potter, come sempre."

"Mamma se vuoi punirmi..."
"O, sta zitto Harry. Hai fatto bene. La prossima volta un calcio nei..." 
"Lily!" esclamò James, sconvolto.
"Devo andare... anche io devo studiare. Ma ci vediamo domani, d'accordo?" chiese lui.
"Certo, tesoro." disse suo padre, salutandolo.
"Quello stronzo!" sbottò Sirius quando si chiuse la chiamata. Evidentemente aveva ritrovato il suo ruolo da drama queen. Ruolo che sarebbe spettato a Lily, come unica femmina di quel gruppo di matti, ma che Sirius si era conquistato di diritto con i suoi urli striduli quando qualcuno gli toccava i capelli. Qualcuno che non fossero lei ed Harry, naturalmente, perchè avevano una specie di tacito accordo con il malandrino.

"Non lo sopporto proprio, quel Malfoy. Vecchio dentro come il padre e il nonno." disse James, stringendo le braccia al petto.
"Sapete... penso di essermi preoccupata inutilmente." disse improvvisamente Lily, persa nei suoi pensieri.
"A cosa ti riferisci?" chiese Remus, avvicinandosi all'amica.
"Beh... Harry se la caverà, ne sono sicura."
"E... dici così perchè ha tirato un cazzotto a Malfoy Junior?" 
"Dico così perchè è mio figlio. E ha fatto esattamente ciò che avremmo fatto io o James. Non si farà corrompere, o mettere i piedi in testa... Da nessuno." spiegò lei.
"Già. Penso sia stato un bene che Minus non ci abbia passato troppo tempo." sbottò Sirius.
"Sono d'accordo. E sono felice che ora quell'essere ripugnante si trovi a distanza da mio figlio."

"Crosta non salire sul letto di Harry! Sta dormendo!"
"Non più Ronald. Mi era sembrato di sentire i tuoi toni soavi." disse Harry, la voce ovattata dal sonno.
"Non volevo svegliarti, amico. Scusa."
"Non preoccuparti." disse Harry, indossando gli occhiali e facendo posto a Ron ai piedi del suo letto. "C'è qualcosa che ti preoccupa, Ron."
"Io... non è niente." disse lui.
"Allora perchè sei sveglio alle..." lanciò uno sguardo alla sveglia. "Due di notte?"
"Beh... d'accordo. E' la mia famiglia, amico. Mio padre è sotto inchiesta, Harry. Ho paura di aver esagerato questa volta. Penso di averli davvero delusi."
"Fidati, se c'è qualcuno che sa cosa vuol dire deludere la famiglia sono io. Sono un rettilofono, Ron. Dovevi vedere la faccia di mio padre quando l'ha scoperto... quando gli ho detto che in realtà io sarei dovuto essere in serpeverde, non in grifondoro, e che sono qui solo perchè ho pregato il cappello parlante di mettermici." disse Harry. Ron gli fu grato. Non furono parole vuote, come quelle che ti dice un conoscente. Non gli aveva detto un semplice "Mi dispiace" o "Sta tranquillo". Harry aveva capito. Davvero.

"Non penso tu abbia deluso tuo padre, Harry." disse Ron e l'amico lo guardò. "Non è stata una tua scelta, infondo e poi... Ehi! E' una cosa mitica! Tu puoi parlare ai serpenti! E  se tuo padre non è d'accordo puoi sempre convincere un serpente a entrare nel suo letto, la notte."
Harry scoppiò a ridere.
"No, non lo farei mai a mia madre. E comunque grazie, Ron. Credo che nemmeno la tua famiglia sia delusa. Insomma! Sei il fratello di Fred e George! Sai quanti guai dovrai combinare per far impazzire tua madre come lo fanno loro?" si mise a ridere.
"Dubito che Fred e George ne combineranno una così grossa quest'ann..."  ma una cuscinata nel viso li interruppe entrambi. Eppure Seamus doveva sapere che Harry era un vero maestro nel legare e persone al soffitto. Quella notte il povero grifondoro si fece un giuramento solenne. Non avrebbe più tirato un cuscino al compagno di stanza. Mai e poi mai.


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