Capitolo 26 "Voldemort"

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"Non posso crederci!" sbottò Hermione.
"Hagrid... non doveva proprio dirlo!" esclamò Ron.
"Già... è stato davvero bravo. Arriva il primo che passa e gli svela come superare il suo cane a tre teste!" sbottò lei.
"Hagrid è un po' ingenuo. Voleva un drago e non ha pensato alle domande di quel tizio." disse Harry, a difesa del suo amico.
"Dobbiamo dirlo a Silente." disse Ron e Harry annuì. Insieme si diressero a cercare il professore.
"Professoressa McGonagall!" esclamò Harry.
"Signor Potter... Signor Weasley, miss Granger... come posso esservi utili?" domandò lei vedendoseli arrivare incontro così tesi.
"Dobbiamo parlare con il preside!" esclamò Hermione. Lei parve irritata.
"Il preside non c'è ma potete dire a me."
"Come non c'è?" chiese Ron.
"La pietra." disse invece Harry, semplicemente.
"L-la pietra? Quale pietra." chiese lei, impallidendo.
"QUELLA pietra." rispose Harry. "Approfitteranno dell'assenza del preside per rubarla, professoressa."

"Non so come faccia a sapere della pietra ma le assicuro che è molto ben protetta." disse lei.
"Professoressa, la prego. Deve credermi." la supplicò Harry, guardandola speranzoso.
"Vedo che suo padre le ha insegnato bene i trucchi del mestiere signor Potter, sono desolata ma lei può starne certo. La pietra è al sicuro e nessuno la ruberà." disse lei, indispettita. "E la prego di non insistere. Arrivederci."
"E ora?" chiese Hermione.
"Ora andiamo a salvare la pietra." disse Harry.
"Vado a recuperare il mantello." disse Ron, andando verso la torre dei grifoni.
"Harry... Sono dell'idea che Silente..." mormorò Hermione.
"L'abbia fatto per mettermi alla prova?" chiese sarcastico Harry.
"So che sembra impossibile ma..." cominciò lei.
"Siamo della stessa idea Hermione. E anche se il suo piano non mi piace per niente non posso lasciare che Voldemort risorga per un piano sbagliato di Silente."


Un paio di ore dopo Hermione e Harry erano appena riusciti a capire quale delle pozioni sarebbe riuscita a portarli avanti. Sfortunatamente era disponibile solo per una persona. Quando Hermione capì cosa sarebbe successo capì anche che sarebbe stata la cosa più difficile che avrebbe mai dovuto affrontare.
Avevano superato un cane a tre teste, il tranello del diavolo, delle chiavi che volevano far fuori il suo migliore amico, degli scacchi che avevano messo k.o. Ron, un troll addormentato e pozioni killer, ma niente le era sembrato più impossibile di salutare il suo migliore amico, che probabilmente sarebbe andato incontro alla morte.

"Devo andare Hermione."
"Harry... no. Ci deve essere un'altra soluzione." disse lei cercando di pensare in modo razionale.
"Hermione... sappiamo bene che sono io che devo andare avanti. Lui vuole me e, personalmente, non lascerò che tu rischi la vita al mio posto." disse Harry.
"Harry tu sei... il mio migliore amico. Sei un fratello, per me." disse lei, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
"Guardami. Tu sei forte. Devi prendere il mio specchio e avvertire la mia famiglia. Digli che gli voglio bene, ti prego." disse lui.
"Quindi tu vuoi che io chiami la tua famiglia per dirgli che sei andato incontro alla morte?" chiese Hermione.
"O, tu sì che sai come rassicurarmi. Ti prego, Hermione." disse lui.

"Harry tu sei uno scemo ma... capisco che senti di doverlo fare. Ti voglio bene fratellino, sei il mago migliore che conosca." disse la ragazza.
"Non è vero..." mormorò lui.
"Puoi mettere da parte l'orgoglio, per una volta? Puoi accettare i miei complimenti prima di andare da Voldemort?" chiese lei singhiozzando.
Harry l'abbracciò, di slancio.
"Prendi lo specchio e contatta la mia famiglia. Io ce la farò. Tornerò." disse lui. Lei annuì, con gli occhi ancora lacrimosi e poi prese lo specchio del suo migliore amico.
"Me lo giuri?" chiese poi.
"Te lo giuro solennemente, sorellina." disse il ragazzo, abbracciandola per un'ultima volta.

Harry si alzò e si avviò verso l'ultima porta. Sospirò, pesantemente, e poi la spalancò, preparandosi al peggio.
"LEI!" urlò. Si trovava davanti a niente di meno che il suo professore. Ma non c'era Piton in quella stanza. No... Harry avrebbe dovuto saperlo. La risposta ovvia non era mai quella corretta. Davanti a lui non c'era Piton ma il p-povero b-balbuziente p-p-professor Raptor.
"Io." disse lui, rigirandosi la bacchetta tra le mani.
"Ma... ma lei... e Piton? La partita..." chiese Harry. Sapeva bene cosa fare. Doveva fare il finto tonto. Che Piton fosse innocente era scontato ma lui doveva guadagnare tempo.
"Piton... il buon vecchio Piton. E' utile vederlo qui intorno, ad attirare sospetti. Lui cercava di salvarti, stava facendo la contro maledizione. La tua amichetta mi ha urtato mentre è andato ad appiccargli fuoco." disse lui.
"Oh..." mormorò Harry. Quello non se lo aspettava proprio.
"Già... oh. E' tutto ciò che riesci a dire? Ora lasciami capire come utilizzare quello specchio per prendere la pietra." disse Raptor, indicando lo specchio delle brame.
"Io potrei aiutarti." disse Harry.
"Tu vorresti aiutarmi?" chiese lui.
"Esatto... ma tutto ha un prezzo." disse Harry.
"E quale sarebbe il prezzo del tuo aiuto?" chiese Raptor.
"Due cose." disse Harry. "Prima di tutto voglio sapere tutto di questa storia e poi, dopo che ti avrò aiutato a far risorgere il signore oscuro, voglio entrare nei mangiamorte." disse Harry. Si odiò nel momento esatto in cui sentì quelle parole, ma sapeva che era necessario.

"Tu vorresti entrare nei mangiamorte? E perchè vorresti farlo? Cosa ne ricaverai?" chiese una voce che fece accapponare la pelle di Harry. La sua cicatrice prese a dolere.
"Io sono degno, lo sappiamo. E poi entrerò nel vostro gruppo perchè vi aiuterò. Voglio diventare un mangiamorte perchè sono stufo che la gente mi parli alle spalle per cose che non ricordo. Voglio che la gente sia intimorita da me e, soprattutto, voglio dominare il mondo." Harry si chiese se qualcuno avesse mai mentito così tanto come stava facendo lui.
"Bene. Se il ragazzino vuole parlare accontentalo. Fammi parlare con lui." disse la voce.
"Ma padrone..." mormorò Raptor.
"Fallo!" esclamò la voce.
Raptor sciolse il turbante rivelando... Harry pensò che quello si dovesse trattare di un incubo... Voldemort era sulla testa di Raptor. Letteralmente.

"E' un vero piacere, conoscerti, Harry Potter." disse Voldemort-Raptor.
"E' un vero piacere anche per me, signore oscuro." disse Harry, con il cuore che batteva all'impazzata. "Posso sapere, se non le sembro troppo scortese, che fine ha fatto il suo corpo?" 
"Questo? E' solo un rimpiazzo, Harry. Quando mi sarò impossessato della pietra filosofale... solo allora avrò il mio corpo." disse Voldemort. "Ora... se non ti dispiace, mi aiuteresti a prendere la pietra? Vieni qui, figliolo, posizionati davanti allo specchio."
Harry rabbrividì alla parola figliolo ma, con il cuore che cercava di scappare via dal petto, si posizionò davanti allo specchio delle brame. Vide se' stesso, che metteva la pietre filosofale, nella sua tasca e, dopo qualche istante, sentì la presenza di essa nella sua tasca.

"Cosa vedi?" chiese Voldemort.
"Io..." inventa Harry, su. Usa tutta la fantasia per la quale Sirius e papà ti prendono in giro. "Mi vedo ministro della magia. Io e te dominiamo tutto il mondo magico."
"Davvero una bella visione, Harry. Peccato che tu mi stia mentendo. Perchè non mi dai quella pietra, ora? Poi potrai finalmente unirti a me." disse Voldemort. Harry fece un sorriso malandrino che spiazzò Voldemort.
"Unirmi a te? Caro Voldemort, vedo che non hai capito proprio niente. Io mi unirò a te solo quando l'inferno gelerà!" esclamò Harry, fiero, estraendo la bacchetta.
"Uccidilo!"
Quattro sillabe. Quelle quattro sillabe dovevano far morire di paura Harry, fallo restare immobile. Almeno secondo la teoria di Voldemort. Voldemort però non aveva messo in conto che Harry era cresciuto con Remus Lupin, Sirius Black, Lily Evans e James Potter. Era una fusione degli ultimi due. Un vero concentrato di intelligenza, logica, riflessi e coraggio. E tanta voglia di lottare, naturalmente.

"Provaci." sibilò Harry, con una luce che brillava negli occhi.
"AVADA KED..."
"Expelliarmus!" lo interruppe Harry. "Troppo lento, caro mio." La bacchetta di Voldemort-Raptor rotolò a terra ma lui si tuffò a riprenderla. Lanciò una decina di diffindo ad Harry, ininterrotti. Lui ne schivò la maggior parte ma Voldemort riuscì a colpirlo ad entrambe le caviglie e alla spalla sinistra.

"Expelliarmus!" ripetè e la bacchetta di Voldemort volò via, stavolta fuori dalla sua portata.
Raptor si lanciò su Harry, già sanguinante. La bacchetta del ragazzo cadde per terra e Harry decise di seguire il suo istinto. Afferrò Raptor con entrambe le mani e, vedendo che si sgretolava dove lui lo toccava, cercando di ignorare il dolore lacerante alla cicatrice, gli prese la faccia, disintegrandolo. Tutto intorno si levò una nebbia che non sembrava molto amichevole.
Harry si trascinò fuori dalla stanza, tenendo le dita salde sulla pietra, e si adagiò alla parete della stanza dove poco prima c'erano le pozioni. La sua vista cominciò ad annebbiarsi, era pallido e respirava a fatica. Udì appena una voce che non riusciva a riconoscere gridare"Harry!" cercando di reprimere i singhiozzi e poi svenne, lasciando che, finalmente, tutto il dolore lo abbandonasse.

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