7. Fantasia a fiori

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“Come deve essere freddo l’inverno per coloro che non hanno ricordi caldi.”   -Anonimo

ERWIN

C’era qualcosa di strano nel comportamento di molti miei colleghi. Il capo della polizia del dipartimento cittadino aveva qualcosa di ambiguo: quando facevo domande su ciò che non mi convinceva di alcuni casi, lui restava vago, senza rispondermi. E così la maggior parte dei suoi stretti sottoposti: anche loro avevano avuto lo stesso comportamento, dicendomi di stare al mio posto. In effetti ero entrato in polizia da meno di un anno ed ero ancora un agente, non avevo accesso a molte fonti e gli ufficiali non si fidavano ancora abbastanza di me da dirmi cose che, evidentemente, non tutti dovevano conoscere qui. Tuttavia, sapevo che c’era qualcosa che non andava, il mio intuito, secondo i miei amici, non sbagliava quasi mai, era uno dei motivi per cui avevo deciso di entrare in polizia. Inoltre, quello che Levi mi aveva raccontato, sulle denunce ignorate, mi aveva insospettito. Cercavo di capire cosa stesse succedendo ma non riuscivo ad ottenere informazioni, ero ancora nuovo e avrei dovuto aspettare ancora prima di ottenere prove sui miei sospetti. I miei collegamenti ai piani alti non sarebbero mai intervenuti senza prove certe. Perciò, adesso che ero praticamente sicuro che avessero qualcosa da nascondere, avrei cercato di guadagnarmi la loro fiducia, così, forse, avrei ottenuto qualcosa.

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EREN

Mikasa e Armin avevano notato subito che negli ultimi giorni ero particolarmente felice. Inizialmente non avevano fatto commenti, ma oggi sembravano decisi a sapere qualcosa.

“Insomma”, proseguì Armin “voglio che tu sia felice, Eren. Ma vorrei sapere i dettagli, ecco. È successo qualcosa fra te e Levi? Cosa? Andiamo, devi dirmelo…”. Mikasa era meno insistente, almeno a parole, ma il suo sguardo mi diceva che voleva saperne tanto quanto Armin. Così mi arresi.

“Ci siamo baciati”. Il verso felice emesso da Armin mi disse che avevo detto quello che gli interessava. “È successo la prima volta qualche giorno fa, mentre ieri è stato un po’ più… ecco… intenso”. Era imbarazzante raccontare ai miei amici del livello che io e Levi avevamo raggiunto nella nostra… “relazione”? Non avevamo ancora deciso, in effetti, come etichettare la nostra situazione.

“Oooh… intenso come?”, chiese malizioso Armin.

“NO! No, no! Ci siamo solo baciati, nient’altro… Cavolo, quanto sei inopportuno”, mi lamentai, mentre il mio viso era diventato rosso come un peperone.

“Lui ti piace davvero, Eren?”, si inserì Mikasa.

“Sì”, risposi, senza esitazione, “davvero molto”.

“Pensi di essere innamorato di lui?”, chiese Armin, più calmo stavolta.

Caspita… una bella domanda… perché Armin faceva sempre le domande giuste?

“Io… forse… non lo so”, confessai, non ero molto bravo ad etichettare i sentimenti e non sapevo effettivamente che nome dare a quello che provavo per Levi.

“Ooooh”, commentò Armin, “qualcuno è innamorato”, ridacchiò felice.

“Oh, e piantala! Ti ho detto che non lo so!”, ribattei io. Perché Armin faceva le sue conclusioni senza ascoltare la mia opinione? Effettivamente aveva quasi sempre ragione… era così anche stavolta?

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LEVI

Trattenni un gemito di dolore, mentre il braccio mi veniva torto malamente dietro la schiena. Un calcio su un fianco, proprio dove mi aveva colpito pochi giorni fa, incrinandomi o rompendomi una costola, non ne ero certo, ma adesso era sicuramente rotta. Un altro calcio, nello stomaco, mi tolse il respiro. Tossi e ansimai, cercando di incanalare l’aria nei miei polmoni.

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