15. Rosso sangue 2

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"Niente brucia come il freddo"
- George R.R. Martin

[due anni dopo]

FARLAN

Tre anni e mezzo, da quando Levi era sparito. Dunque, erano più di tre anni che Levi era stato comprato da quell’uomo. La mia mente era sempre stata molto razionale, guardavo al lato logico delle cose, ma stavolta era difficile. Era passato tanto, tanto tempo e, purtroppo, ormai, una parte del mio cervello si era arresa all’idea che non lo avrei più rivisto.

Sapevo che Erwin e la polizia di ogni stato ce l’avevano messa tutta, ma che non potevano fare l’impossibile. Era comprensibile, non potevano creare piste dal niente. Eren e Isabel l’avevano presa peggio di me, all’inizio, ma anche loro avevano capito che non era colpa di Erwin o della polizia. Purtroppo, non c’era niente che potessimo fare, nessuno di noi. Dovevamo solo continuare ad aspettare e a sperare, oppure arrenderci all’evidenza. Levi era il mio migliore amico e perderlo così era stato orribile. Avevo continuato a sperare, tutti questi anni, ma purtroppo dovevo guardare in faccia la realtà. E non ero l’unico a doverlo fare.

“Eren…”

“No, non farlo, ti prego. So cosa vuoi dire e non farlo.”

“Non puoi continuare così…”

“Non capisci?”, si voltò verso di me e vidi nei suoi occhi lo stesso dolore che provavo anche io, ma Eren era diverso da me, ognuno affrontava questa situazione a modo suo. “Io lo so, lo so benissimo… ma se smetto di sperare, per un solo secondo, di rivederlo, io non–”, sospirò, cercando di stabilizzare la voce. “Ho solo questo. Non posso smettere di sperare, non posso… ti prego non chiedermi di farlo”.

Capivo cosa provasse, ma in questo modo si stava facendo del male da solo. Capivo che non accettasse l’idea di lasciarlo andare. Eren era testardo e amava Levi profondamente, ma in questo modo si impediva di continuare la sua vita. Nessuno era riuscito a farlo stare meglio, era una delle persone più determinate che conoscessi, faceva sempre di tutto per ottenere quello che voleva, anche quando sembrava impossibile, e sapere di essere impotente doveva essere terribile per lui. Sapevo che in questo modo si stava distruggendo, ma non potevo fare niente per impedirglielo. Avevo tentato, per un po’, ma era stato inutile, così, alla fine, avevo lasciato perdere. Quanto tempo avrebbe impiegato ad arrendersi? Quando ci avrebbe messo a rassegnarsi all’evidenza? Se non l’avesse fatto presto temevo che si sarebbe fatto del male irreparabilmente.

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ISABEL

Levi era sempre stato la mia roccia, la persona che mi aveva sempre protetta e aiutata, ogni volta che ne avevo avuto bisogno. Era come un fratello maggiore per me, così come Farlan. Quando lo avevo perso, all’inizio mi ero sentita perduta, come se stessi vagando nel vuoto senza una meta. Avevo ancora Farlan, ma aver perso una persona così importante per me era stato terribile e non importava quanti amici avessi ancora intorno a me, la mancanza di Levi mi aveva distrutta. Ero riuscita ad andare avanti, in qualche modo, all’inizio mi ero sentita completamente vuota, a terra, fatta a pezzi, ma, dopo un po’, ero riuscita a rimettere insieme i frammenti, uno dopo l’altro. La mia inconfondibile allegria all’inizio mi aveva abbandonata, ma sapevo che Levi si sarebbe arrabbiato se avesse saputo che mi ero lasciata andare così. Quindi mi ero fatta forza e avevo cercato di rimettermi in piedi.

In questi tre anni e mezzo che avevo passato senza di lui, avevo cercato di diventare più responsabile, non perché non avessi qualcuno che fosse in grado di tirarmi fuori dai guai in cui mi mettevo, anche Farlan lo aveva fatto spesso. Era stata più una reazione istintiva, non sapevo nemmeno io davvero il perché, ma avevo sentito la necessità di essere più indipendente, di vivere più per me stessa. Io, Farlan, Hanji ed Eren eravamo sempre molto vicini, ma paradossalmente, la mancanza di Levi mi aveva spinta a cercare più momenti per me stessa e questo mi aveva resa più indipendente, sotto molti punti di vista. Avevo sperato di poter aiutare qualcuno come lui aveva fatto con me se fossi diventata più responsabile. Avevo sperato che, un giorno, se mai lo avessi rivisto, avrei potuto aiutarlo a stare meglio.

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