16. Grigio pallido

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"E se pensi che il mio inverno sia troppo freddo
Non meriti la mia primavera”
- Erin Hanson

EREN

Erano passati ormai tre anni e mezzo da quando Levi era stato portato via da suo padre, quindi più di tre anni da quando era finito nelle mani di quel pazzo. Erwin diceva che ormai non c’era più quasi nessuna speranza di trovarlo vivo.

Hanji si era laureata due anni fa, aveva terminato la sua ulteriore laurea specialistica in biochimica e, adesso, aveva appena iniziato un dottorato in chimica farmaceutica. Anche Farlan si erano laureato, aveva completato una specialistica in intelligenza artificiale e aveva ricevuto varie offerte di lavoro, accettando un posto come sviluppatore di apprendimento automatico. Isabel aveva scelto la sua specializzazione e si era laureata in scienze ambientali. Erwin, dopo tutte le persone che aveva fatto arrestare, aveva avuto un avanzamento di grado: adesso era un sergente e continuava il suo lavoro. Armin e Mikasa, come me, si erano laureati ed entrambi avevano già scelto di continuare con una laurea specialistica. Mikasa aveva scelto interpretazione e traduzione nelle lingue giapponese, cinese e coreano, visto che erano quelle che studiava attualmente, mentre Armin avrebbe continuato con criminologia e diritto penale. Anche io mi ero laureato in psicologia e scienze comportamentali e ogni volta pensavo che era stato Levi a consigliarmelo. Una parte di me sapeva che non c’era quasi più alcuna possibilità di ritrovarlo e si era arresa all’evidenza, ma l’altra si rifiutava di smettere di sperare. Perché se avessi smesso di sperare di rivederlo, non sarei riuscito a continuare la mia vita.

Tuttavia, un giorno successe l’incredibile. Eravamo tutti nel campus, anche se era estate. Io, Armin, Mikasa e Isabel eravamo qui per vedere degli appartamenti per il prossimo anno e per delle presentazioni di corsi e seminari a cui poter partecipare durante il primo semestre, Farlan era venuto a trovarci perché aveva un periodo di ferie da lavoro e non viveva lontano, mentre Hanji, anche se non ci aveva ancora raggiunti, conseguiva il dottorato di ricerca presso questa università.

Ovviamente, nel momento in cui pensai il suo nome, la vidi venire verso me e i miei amici correndo, un’espressione stravolta in viso, ma gli occhi brillanti e colmi di speranza. Era un’espressione strana, persino per Hanji…

“L’hanno trovato!!”, gridò.

Io alzai la testa.

Cosa? Di chi parli? Non vorrai dire che–

“Levi. È in un ospedale a diverse ore da qui. Ma è vivo. È vivo!”, Farlan le si avvicinò per sorreggerla, prima che cadesse a terra per aver corso per chissà quanto senza riposarsi.

Levi. Lui è vivo. Ed è a molte ore da qui. È in ospedale, ma sta bene?

Levi, il mio Levi. Voglio vederlo. Devo vederlo. Andiamo da lui. Subito.

“Andiamo”, ansimò Hanji. “Erwin mi ha chiamato nel momento in cui lo hanno avvertito ed è già per strada”.

“Possiamo andare con la mia macchina”, si offrì Farlan.

“Eren”, mi chiamò Mikasa.

“Devo andare”, risposi, mentre seguivo già gli altri verso il parcheggio. “Vi aggiornerò una volta lì”, conclusi, allontanandomi.

Durante il viaggio, ascoltai da Hanji ciò che Erwin le aveva detto. Era stato trovato da una squadra di poliziotti dello stato vicino al nostro, nella quale lavorava un amico di Erwin, che aveva riconosciuto Levi e lo aveva avvertito immediatamente e lui a sua volta aveva chiamato Hanji. Per fortuna, l’ospedale non era troppo distante dal nostro college, diverse ore in auto, che non era molto considerato che dovevamo oltrepassare il confine di stato. Non gli avevano detto esattamente le sue condizioni, ed ero nervoso, perché ci avevano detto che era vivo, ma non come stava. Erwin aveva anche detto che l’uomo che lo aveva tenuto prigioniero tutti questi anni era stato arrestato e sarebbe stato trasferito in carcere nell’arco di pochi giorni.

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