“La malinconia erano i suoni di una notte d’inverno” - Virginia Woolf
LEVI
Mi sentivo completamente vuoto. Non sapevo se dovessi essere felice di aver ritrovato i miei amici, non capivo perché. La loro presenza non mi faceva provare niente. Ed ero confuso. Mi muovevo in automatico, come se la mia vita non mi appartenesse, così come facevo da tre anni, anche perché non ricordavo come fosse prima, avevo dimenticato come vivevo prima di Mark. Adesso lui era stato arrestato e io non sapevo cosa fare. Eren e i miei amici erano gentili con me, si comportavano in modo diverso da lui, ma sapevo che sarebbe durato solo finché non avessi fatto qualcosa di sbagliato, perciò cercavo di essere bravo. Parlavo il meno possibile, cercavo di non guardarli troppo in viso, tentavo di restare fermo, a meno che non mi dicessero di fare qualcosa. Era così che avevo imparato a vivere negli ultimi anni, perciò mi sembrava tutto normale. Il freddo nelle mie ossa non mi aveva abbandonato, nella mia testa non era cambiato niente da quando ero dentro quella cantina. Certo, avere degli abiti caldi e del cibo da poter mettere sotto i denti era un privilegio del quale non ero certamente degno, ma la mia mente era morta… e non credevo di aver bisogno di riportarla indietro.
Il silenzio che mi aveva circondato per anni era come una bolla intorno a me, che non potevo e non volevo infrangere. A volte era talmente vuoto da essere più assordante del più enorme baccano, ma era stato così per tanto tempo, perciò ormai non ci facevo più neanche caso. Il silenzio era diventata la mia unica compagnia. Già mio padre mi aveva insegnato a non lamentarmi quando mi picchiava e mi violentava ed era stato sempre difficile parlare, per me. Perché così tante volte avrei voluto urlare, ma ero rimasto in silenzio. E adesso più che mai. Adesso non mi sentivo costretto a non parlare, io volevo stare in silenzio.
I miei amici erano sempre vicini a me, ma sapevo che non gli importava davvero, che non avrebbero sentito la mia mancanza, se fossi sparito di nuovo, come io non avevo sentito la loro. Non ricordavo di aver pensato a loro durante il periodo passato con Mark, perciò avevo dedotto che non mi fossero mancati. E valeva anche per loro. Se anche fossi tornato in quella cantina, loro avrebbero continuato la loro vita tranquillamente, forse anche meglio. Magari stavano anche meglio senza di me, io ero un peso, facevo sempre le cose sbagliate… forse avrei dovuto liberarli di questo fardello.
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EREN
Alcuni traumi semplicemente ti abbattono, spengono il tuo corpo e la tua mente in maniera irreversibile. Prima Levi si fingeva freddo e indifferente, ma aveva dentro di sé un grande calore. Adesso quel calore si era spento. Levi era davanti ai miei occhi, ma era triste e freddo, separato da me come da un velo, come se non fosse davvero qui con me. E questo era ciò che mi faceva più male, perché non riuscivo a raggiungerlo, ovunque fosse, non riuscivo a comunicare con lui, a capire cosa fare per farlo stare meglio.
In queste settimane, prima dell’inizio dell’università, lo avevo ospitato a casa mia, dicendogli che poteva stare con noi finché non avesse concluso la specializzazione e trovato un lavoro, in fondo erano solo due anni e li avremmo passati perlopiù negli alloggi del campus. Non sapevo se avrebbe voluto passare da me anche la prossima estate, ma tra un anno le cose sarebbero potute cambiare molto, perciò non ci pensavo troppo, preferendo concentrarmi sul presente.
E il presente in questione era la salute mentale di Levi, che non sembrava migliorare affatto. Durante il periodo passato a casa con me, avevo cercato di fare tutto quello che il dottor Pixis ci aveva consigliato e i miei genitori avevano fatto tutto il possibile per aiutarlo. Mi avevano consigliato di dargli tempo per riprendersi, ma, non vedendo neanche un piccolo miglioramento nell’arco di un intero mese, avevano iniziato a preoccuparsi. Mia madre mi aveva detto che probabilmente aveva subito anni di condizionamenti, che lo portavano a comportarsi in modo diverso da quello a cui ero abituato. Mio padre aveva aggiunto che la sua mente era stata come riprogrammata, in un certo senso, perciò i suoi stessi pensieri dipendevano da ciò che gli era stato insegnato in quel periodo.
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Winter White
Fanfiction"Si dice che in un paese lontano il freddo sia così intenso che le parole si congelano non appena vengono pronunciate, e dopo qualche tempo si sgelano e diventano udibili, come se le parole pronunciate in inverno rimanessero inascoltate fino all'est...