21. Grigio e marrone

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“Chi si meraviglia di fronte alla bellezza del mondo in estate troverà uguale motivo di stupore e di ammirazione in inverno… In inverno le stelle sembrano aver riacceso i loro fuochi, la luna ha una figura più piena, e il cielo indossa uno sguardo di una semplicità più elevato”
- John Burroughs

[un mese e mezzo dopo]

ISABEL

“Che cos’è?”, domandai, osservando il libro che Levi stava leggendo.

“L’ho preso alla biblioteca a casa di Eren”, rispose, “è fantascientifico, molto interessante”, spiegò.

Era gennaio, avevamo ricominciato le lezioni da poco e oggi ero a studiare a casa di Eren e Levi. Eren era andato a comprare qualcosa da mangiare per tutti e io ero rimasta con Levi in camera sua.

Nell’ultimo mese, avevo notato che stava visibilmente meglio. Parlava di più, mangiava di più, aveva ricominciato a leggere e sapevo che era da un po’ che aveva ripreso a disegnare. Aveva ancora delle giornate negative, ma la loro frequenza era diminuita, non aveva smesso di coprirsi con vestiti eccessivamente grandi, ma sapevo che aveva già fatto molti progressi e ne ero felice. Sapevo che, quando viveva con suo padre, Levi si allenava, non per motivi estetici, ma affinché potesse essere abbastanza forte da affrontarlo, se mai ne avesse avuta l’occasione. Avevamo provato a consigliarli di ricominciare a farlo, ma lui aveva rifiutato, senza ulteriori spiegazioni. Pensavamo si trattasse dei suoi problemi nell’accettare il suo corpo, secondo Eren erano peggiorati molto rispetto a quando viveva con suo padre ed era ciò che avevo pensato anche io.

“Armi vuole fare una serata film, stasera”, la voce di Levi mi distrasse dai miei pensieri. “Vuoi restare con noi?”, chiese.

“No, credo che passerò”, rifiutai. Lui mi guardò, sorpreso. Anni fa non avrei mai detto di no ad una serata film, andavo sempre a letto ad orari improbabili, per poi svegliarmi come uno zombie la mattina dopo.

“Domani ho lezione presto, è un corso importante e devo essere sveglia e cosciente a lezione”, spiegai. “Se mi fermassi da voi, rimarrei fino a tardi”, ridacchiai.

“Sei diventata più matura”, constatò lui.

“Mi piace pensare di sì”, risposi.

Lo vidi fissare il libro per diversi secondi, ma senza leggerlo, come se stesse pensando a qualcosa.

“Mi sono perso molto…”, mormorò, più cupo, “… in questi anni?”

Certo, deve essere strano rivedere le persone che ami dopo tanto tempo passato da solo, lontano da loro. In realtà, comunque, gli altri non erano cambiati praticamente per niente in questi anni. Avevamo fatto diverse feste di laurea e celebrato la promozione di Erwin, ma non credo che Levi stesse parlando di questo.

“No, in realtà”, risposi, sincera. “era tutto abbastanza… noioso, sai?”

Lo vidi annuire, ma non molto convinto.

“Davvero, sembrava tutto… fermo”, aggiunsi. “Mancava qualcosa”, spiegai. Era vero: la sua mancanza aveva tolto qualcosa a tutti noi e ognuno aveva dovuto farci i conti a modo suo, ma niente avrebbe mai potuto sostituirlo.

Lui mi guardò, confuso, “non sono così importante”, sentenziò.

“Sì, invece”, lo contraddissi io. “Solo che non te ne rendi conto”.

Sembrava voler dire qualcos’altro, ma, in quel momento, sentimmo la porta di casa aprirsi, dicendoci che Eren era tornato con la cena, perciò ci avviammo tutti in cucina, per mangiare le pizze che aveva portato.

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