𝕺𝖕𝖆𝖑 ꧁៙Quattordicesimo Capitolo៙꧂

396 14 4
                                    

Era penombra, le tende velavano i colori dell'alba che timida cercava di attraversare il tessuto

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Era penombra, le tende velavano i colori dell'alba che timida cercava di attraversare il tessuto.
Ero avvinghiata ad Elia che mi possedeva con una forza spaventosa, strappandomi grida e lamenti. Mi divorava i seni e il collo, le sue mani mi trattenevano i fianchi affinché le sue spinte fossero più profonde e vigorose.
Urlai il mio orgasmo con le unghie conficcate nel suo petto. E, come sempre, Elia non ne aveva abbastanza.
Mi riguró nel letto come una giumenta e continuò a cavalcarmi fino a togliermi il fiato.

Elia mi sfiniva, ma ero appagata. Eppure, senza mentire a me stessa, il bondage mi mancava. A volte mi eccitavo pensando ad Elia come padrone vero, un padrone che estrapolata da me piacere e dolore, che mi torturava e mi faceva smaniare ogni tocco e ogni tregua.
E ciò che mi lasciava con questa mancanza era proprio il fatto che, inconsciamente, Elia era portato a questo.
Era evidente dal modo in cui le sue mani mi toccavano o la sua bocca cercasse di continuo qualcosa sulla mia pelle.
Dovevo solo farglielo capire.

«Tra poco verrà mio padre a prendermi» mi disse baciandomi la fronte.
Erano mattine che suo padre insisteva circa l'accompagnarlo a lavoro. Per Giuseppe Sarassi sembrava essere poco il tempo che passava con suo figlio.

«Sì, lo so... Io devo andare a prelevare i soldi da dare alla mia famiglia. Ci vediamo dopo a casa?»Sussurrai sulle sue labbra.

«Ti porto una bella cenetta, promesso».

Sorrisi.

Da quando Aleith era ospite di suo padre, ancora avrei tenuto a precisare, lui non osava più varcare la soglia di casa sua. Abitando nel complesso paterno non voleva rischiare di incontrarla. E di farmi fare un omicidio.
Dio, quanto non la digerivo. Non aveva un film da finire in Germania? La settimana della moda era praticamente terminata. Ma niente, lei era ancora qui.
Maledetta.

Rimasi nel letto, cercando di rilassarmi senza pensare a quella vipera. Mentre Elia si lavava cercai di riposarmi ancora un poco.

Ogni mattina, tuttavia, tra le otto e le nove, Orso abbaiava contro la finestra. Non avevo ancora capito di cosa volesse avvertirmi visto che ogni volta che mi ero affacciata non avevo visto nulla.

«Orso, basta!» gli avevo urlato dalla stanza da letto. Ormai era cresciuto, diventando un bisonte peloso di 60 chili. Il suo abbaio era in grado di far tremare i muri e vibrare i vetri.
«Stai zitto!».
Qualche altro abbaio rimbombante, un ringhio e un piagnucolio contro la porta. Poi finalmente la pace.

«Chissà perché fa così» Elia entrò dalla porta finestra con indosso solo un asciugamano.
«Non lo so, deve avere qualche crisi di mezza età molto anticipata».

«Però è strano, te lo ripeto ancora».
«Elia abbiamo già controllato gli altri giorni, fuori non c'è nessuno».

Elia non era ancora convinto. Questo comportamento di Orso non lo faceva stare tranquillo considerato il fatto che mi lasciava a casa da sola per andare a lavoro.

Mi alzai dal letto e lo abbracciai. «Rilassati e stai tranquillo, va bene?»

Il suo corpo aderiva al mio, riaccendendomi di desiderio. Il profumo del bagnoschiuma mi inebriava ritrovandomi ad assaggiare la sua pelle bagnata senza neanche rendermene conto.

«Sara.. Sta per arrivare mio padre a prendermi...» Sussurrò preda delle mie labbra.
«Lo so. Ma se ha un figlio dannatamente sexy non è colpa mia...».

La sua eccitazione fece capolino contro l'asciugamano premendo senza ritegno contro il mio ventre.
«Mi rendi sempre così affamato, maledizione...»
Ci baciammo con foga, le sue mani ovunque mi fecero eccitare nuovamente.
Avevo solo gli slip, perciò le sue dita si insinuarono facilmente, muovendosi con una delicatezza spaventosa.

Mi prese fra le braccia e mi gettò sul letto. L'asciugamano gli cadde di dosso ma non sembrò notarlo.

Sì avventó però fra le mie gambe, divorandomi.
Ansimai sentendo come la sua lingua cercasse in me il piacere. Con le mani mi teneva aperte le gambe, con la bocca faceva suo il mio orgasmo.

Speravo in un secondo round, ma suo padre chiamò, puntuale come un orologio svizzero.

«Devo vestirmi, ma stasera non mi scappi...».
Mi lasciò ancora ansimante, baciandomi il ventre ancora vibrante.

Mi alzai dal letto pochi minuti dopo che Elia era uscito.
Siria mi aveva scritto, le mancavo. Non riusciva a sopportare che sua figlia non fosse più così presente al Diamond. Sarei passata a salutarla. Mi aveva chiesto nuovamente di lavorare, ma non più come mistress, ma semplicemente in ufficio. Discutere con i clienti le sembrava la mansione più adatta per me.
Ma Elia... Non so se lo avrebbe sopportato. Per il momento mi accontentavo di fare da modella.

Presi la macchina di Elia per dirigermi in banca per una semplice questione di pigrizia. Dovevo fare benzina alla mia ed era una cosa che odiavo fare.

Al semaforo mi misi a guardare il telefono notando che tra gli annunci di Google era comparsa Anastasia. Sospirai leggendo il titolo che accennava ad una sconcertante rivelazione dell'attrice in merito alla sua vita privata.
Chissà perché avevo la sensazione di c'entrare qualcosa. E avevo ragione.

Quella grandissima deficiente aveva detto alla stampa di essere omosessuale e di aver avuto una relazione con una donna di nome Sara.

Bestemmia pesantemente. «Ma fatti una vita, cazzo». Non la reggevo davvero più.
Ascoltai l'intervista mandandola a quel paese dopo ogni affermazione.
«Non hai detto di essere una psicopatica anche?»Come se potesse rispondermi.

Improvvisamente sentii un pesante scoppio nella macchina. Cercai di frenare, ma il pedale si muoveva a vuoto. Cercai di abbassare marcia, ma anche la frizione era fuori uso.

Mantenere la calma fu impossibile e tutto successe in pochi secondi.
Passai un incrocio dove non avevo precedenza ed ebbi solo il tempo di vedere una macchina sopraggiungere contro la mia.

Un forte boato, un enorme fischio e il buio.

Un forte boato, un enorme fischio e il buio

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
DiamondDove le storie prendono vita. Scoprilo ora