꧁𖢻Trentaquattresimo capitolo𖢻꧂

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Mi svegliai alle tre di pomeriggio

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Mi svegliai alle tre di pomeriggio. Jenna aveva quasi finito di pulire casa e per non intralciarla mandai Orso fuori a finire di distruggere il mio cortile. Gli mancava poco e avrebbe trovato sicuramente un giacimento di petrolio o una miniera di diamanti.

Mentre lei si occupava della mia stanza, tappezzata di peli, mi misi nel mio studio e visiona i tutto ciò che avevo scaricato.

Per quattro ore ininterrotte vidi filmati, registrazioni e scatti rubati. Il programma spia di Francesca era assolutamente strabiliante.Permetteva di interagire con i cellulare in maniera del tutto nascosta, azionando il registratore, la macchina fotografica interna ed esterna inviandole tutto sul suo computer. In qualsiasi momento lei poteva conoscere la posizione della sua vittima, le persone con cui si trovava, le conversazioni che venivano tenute e quali persone chiamava ascoltandone la telefonata.

Alle otto ero completamente cotta e fumante, ma avevo selezionato abbastanza materiale per motivare il mio voler morto Vincenzo.

Mia sorella Olympia credeva di essere il vero amore di quel bastardo, ma che la loro relazione dovesse restare nascosta dato che lui era il Toy Boy della senatrice. La relazione che Vincenzo aveva con la vecchia però giovava anche al gruppo di mia sorella, che riusciva ad avere ingaggi abbastanza consistenti.

Ciò che Olympia però non sapeva, era che quella merda vidiava ogni loro rapporto, spedendolo a quella depravata della vecchia politica e non solo. Anche ad un gruppetto di suoi coetanei che lo aiutavano nei vari stupri. Ad ogni violenza sessuale effettuata, loro guadagnavano la bellezza di settemila euro l'uno. In contanti naturalmente, in questo modo il traffico non era registrato.

Avevo tra le mani abbastanza roba per sbattere lui e la senatrice in prigione per una vita, ma non era così che avrebbero pagato. O meglio, che Vincenzo avrebbe pagato. Non mi importava granché di diffondere quelle informazioni, dal momento che ne avrebbe pagato le conseguenze anche Francesca per aver violato la loro privacy in maniera illegale.

Insomma, di quella storia mi importava poco. Io volevo proteggere mia sorella e farla pagare a quello stronzo. E magari riuscire anche a scoprire chi fossero i complici che dieci anni prima aiutarono lui e Claudio a violentarmi.

In una delle registrazioni avevo sentito: "Sarà come le altre volte. E se denuncia il suo gruppo sarà spacciato. Lei ci tiene molto."

Nonostante non c'erano nomi e altri riferimenti il senso era chiaro. Volevano violentare Olympia come facevano con tutte le ragazze che finivano sotto le loro attenzioni, tenendosi al riparo da eventuali ritorsioni legali facendo leva sul suo gruppo emergente.

Lo avrebbero fatto dopo il suo concerto, di ritorno in Italia.

Con quelle premesse cercai di affrontare il lavoro estenuante del weekend al meglio dei modi; sperando che arrivasse in fretta la mia pausa del Lunedì per poter mettere in atto un piano di vendetta che avevo delineato.

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