꧁𖢻Quindicesimo capitolo𖢻꧂

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L'ultima volta che girai per Milano risaliva a prima che diventassi una dominatrice del Diamond a tutti gli effetti

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L'ultima volta che girai per Milano risaliva a prima che diventassi una dominatrice del Diamond a tutti gli effetti. Avevo evitato tutte le strade che percorrevo da ragazzina, evitato tutte le persone che avevo conosciuto, chiudendo con tutto e tutti.Tranne che con Demo, ovviamente. Lui era stato l'unico ponte con la vecchia me stessa, un ponte stretto da cui non passava nulla.
Poi... Poi era arrivato Elia, una specie di varco enorme da cui il mio passato era riuscito a travolgere il mio presente senza problemi.

Passeggiammo tranquillamente tra i negozi costosi della galleria del Duomo, tra vetrine con abiti che avrebbero dovuto attirare la mia attenzione, ma su cui non mi soffermavo affatto.  L'idea di potermeli permettere tutti, anzi l'idea di potermi comprare l'intero negozio, aveva fatto scemare l'entusiasmo che avrei dovuto avere.

Era confortante camminare sui mosaici che calpestavamo correndo da piccoli,sfrecciando come matti mentre mia madre mi fulminava con lo sguardo.

Elia mi raccontò di quanto l'Italia gli fosse mancata quando era in Germania, come il sole e la socialità che avevamo noi. Mi raccontò tante di quelle curiosità a cui io stentavo a credere, come l'abitudine dei tedeschi di svegliare le persone quasi un'ora prima rispetto all'orario prestabilito. Rimasi scandalizzata nel conoscere i loro orari spartani. Per non parlare della loro singolare raccolta del vetro: le bibite venivano servite in bottiglie di vetro che poi andavano riportate al negozio che restituiva loro il costo della bottiglia vuota.

Ci fermammo in un bar apparentemente tranquillo. L'arredamento minimale e curato mi piaceva tantissimo.
Scegliemmo un tavolino e, finalmente seduti, lui mi afferrò le mani e me le strinse. «Sono davvero felice di averti ritrovata».

Gli sorrisi. «Anche io, era destino in fondo».

Il nostro caffè arrivò poco dopo averlo ordinato. Elia mi confidò di berne almeno tre al giorno quasi solo per gusto. Il caffè italiano era una delizia.

«In effetti sì, è stato il destino. Però ti ho cercata molto» riprese il nostro discorso.

Lo guardai interrogativa. «Dove mi hai cercata? »

«Quando sono tornato in Italia per conoscere mio padre, sono passato anche da casa tua. Pensavo che vi foste trasferiti anche voi, e invece la tua famiglia era ancora lì. Erano lì tutti tranne te».

Parlare della mia famiglia mi agitò, temetti che mia madre avesse potuto dire qualche suo sproposito su di me e infangare l'amicizia tra me ed Elia. Sono certa che avrebbe goduto parecchio nel farlo «Cosa ti hanno detto? »

«Tua madre è inorridita sentendo il tuo nome, mi ha perfino consigliato di dimenticarmi di te» scoppiò a ridere. «Non è cambiata affatto,c'è sempre astio tra voi? »

«Ovviamente» risposi.

«Poi però ho visto anche Olympia, ho quasi stentato a riconoscerla. Era una bambina l'ultima volta e adesso è una donna e ti assomiglia anche molto».

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