꧁𖢻Trentesimo capitolo𖢻꧂

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Riaprii gli occhi con il rumore di un motore nelle orecchie e delicati sobbalzi

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Riaprii gli occhi con il rumore di un motore nelle orecchie e delicati sobbalzi. Ero in una macchina sicuramente.
Mi alzai di scatto disorientata, le tempie mi pulsavano e la vista era offuscata.

«Signorina Sara, stia tranquilla. La stiamo riportando a Milano per ordine della signora Siria».
Guardai l'uomo che avevo vicino, lo riconobbi subito. Era uno degli addetti alla sicurezza del Diamond, addestrati da anni ad esaudire ogni richiesta di Siria; non mi sorpresi del fatto che mi avessero trovata anche a Roma.

Mi sdraiai nuovamente, la testa mi girava meno da stesa.
«Scommetto che è arrabbiata» azzardai, sistemandomi meglio in modo che anche la schiena smettesse di farmi male.

«Al contrario. La signora ci ha chiesto di sorvegliarti di nascosto e dopo essere stata informata dello stato in cui ti abbiamo trovata e di chi fosse la responsabile ha voluto che tu fossi riportata subito a Milano e che la signorina Rossani venisse informata che da oggi non ha più accesso al Diamond».

Sospirai contenta. Siria mi aveva messo alle calcagna dei segugi per sicurezza, certamente non si sentiva tranquilla neanche lei a mandarmi da sola con Anastasia. E aveva ragione. Quella stronza pazza mi aveva drogata pur di avermi ancora. Avrei voluto prenderla a pugni di persona, ma certamente Siria me lo avrebbe impedito. La forza bruta non era la soluzione a tutto secondo lei.

L'uomo che avevo di fianco mi passò il telefono.

«Tesoro,stai bene? » la voce del mio capo mi raggiunse dolce e premurosa. «Mi dispiace per quello che è successo» a quanto sembrava conosceva quasi tutta la storia.

«Me la sono cavata Siria, ma davvero le impedirai di mettere piede al Diamond? »

«Il minimo. La sua unica fortuna è che ha amicizie influenti e non posso fare altro. Ma l'ho ammonita, se osa ancora avvicinarsi a te non mi limiterò solo a bandirla» era dura e furiosa la sua voce, non l'avevo mai sentita così protettiva nei miei confronti. «I miei preziosi diamanti non si toccano».

Sorrisi senza dirle altro. Siria era davvero la madre che mi era sempre mancata. Chiusi il telefono e sospirai profondamente. I ricordi che erano riaffiorati mentre ero drogata mi martellarono le tempie. Ecco perché quando rividi per la prima volta il toy boy della senatrice tutti i miei sensi si erano allertati. Tutte quelle immagini confuse e vecchie mi fecero salire la nausea.

«Ti senti male? » mi chiese l'uomo che avevo vicino.

«Non tanto» mi stesi sul sedile. Ogni immagine del passato mi disturbava lo stomaco, ma dovevo partire da quelle per vendicarmi.Vincenzo al galà mi aveva riconosciuto, mi aveva provocata anche. Cosa mi aveva detto davvero? "Preferisco le bionde" o "ti preferisco da bionda"? C'era molta musica nonostante fossimo sul balcone e il suo era stato solo un sussurro.

Appena tornata al Diamond avrei costretto l'aker di Siria, Francesca, ad indagare su di lui.

Dopo ore e ore di guida tornai nella mia Milano, nel mio territorio, al sicuro. Anche se un po' barcollante mi precipitai verso l'entrata dell'hotel del Diamond. Per tutto il viaggio avevo tentato di riprendermi da quello stato, dovevo essere lucida per scoprire se i ricordi che erano tornati erano attendibili davvero.

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