꧁𖢻Ventisettesimo capitolo𖢻꧂

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Avevo riposato bene in Hotel, le lenzuola profumavano di rose e la colazione servita puntualmente

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Avevo riposato bene in Hotel, le lenzuola profumavano di rose e la colazione servita puntualmente. Cercai di non pensare costantemente ad Elia, doveva uscire dalla mia mente in quei giorni. Dovevo essere arrabbiata con lui e soprattutto dura, altrimenti non avrebbe mai capito i confini tra la nostra relazione e la mia libertà.

I fotografi ci vennero a prendere, il servizio fotografico si sarebbe tenuto nel circo massimo vicino al Colosseo. Nei camerini allestiti appositamente per me e Anastasia, ci aiutarono ad indossare vari capi d'alta moda. Erano accostamenti di colori che non mi piacevano affatto anche se su di me e Anastasia tutti avevano detto essere magnifici.

Sguardo duro, sguardo sexy, sguardo assente... Per ogni abito ci chiedevano uno sguardo diverso. E per ogni scatto chiedevano a me e Ana di stare vicine, di sfiorarci, io davanti a lei sdraiata, lei dietro di me in piedi. Continuammo a fare scatti ben oltre l'ora di pranzo.
La vicinanza di Ana, la sua presenza, mi avevano irritato. Però, una minima parte, ricedeva in lei la mia città. La mia Milano.

Quando tornai in Hotel mi scaraventai sul letto; ero stanca e snervata.

Sul telefono avevo altri messaggi, tra mia sorella, Nyx, Siria ed Elia.
Lessi quello di Elia per primo, ero in vena di farmi male.
"Sara per favore rispondi al telefono. Voglio sapere come stai."

Mi aveva innervosita quel suo modo di scrivere. "Voglio","rispondi?", mi stavano fumando le orecchie. Scoprii che era riuscito perfino a trovare Nyx e contattarla per sapere dove alloggiassi a Roma e lei gli aveva detto che dal momento che aveva fatto il cazzone ben gli stava il mio rifiuto di vederlo. Adoravo il modo in cui era decisamente schietta.

«Grazie per avergli dato il ben servito!» le dissi non appena rispose al telefono.

«Figurati, se lo merita. Anche se, ad esserti sincera, ti ama davvero ed è preoccupato. Gli ho detto di farsi bastare il fatto che tu stia bene».

Le parole di Nyx mi avevano fatto sciogliere, ma ero ancora convinta che meritasse di essere  punito. Doveva imparare a rispettare i miei spazi.

Continuavo a parlare e chiacchierare, il Diamond era vuoto e triste senza di me.
«Tranquilla, Satana sta per tornare! » le dissi ridendo. In effetti il locale mi mancava, lo consideravo ormai casa mia, quasi tutti i miei amici erano lì. Anche se il mio cuore era altrove; Elia non avrebbe mai potuto far parte di quel mondo.

Nel pomeriggio uscii per fare un giro tra le strade di Roma, e Anastasia non perse tempo a pedinarmi come un'ombra. «Volevo solo passeggiare con te, nulla di più, tranquilla» mi disse. Ero seccata e annoiata da lei. Ma almeno era stata a Roma più volte di me e conosceva i locali migliori dove bere e mangiare meglio.

Parlammo del servizio fotografico che avevamo fatto insieme mentre mangiavamo in un ristorante di lusso e di quello di intimo che avremmo dovuto fare l'indomani.

«Sarà più bello rispetto agli shotting che fai con quella» si riferiva a Nyx. ero quasi riuscita a sopportarla la prima mezz'ora, ma come sempre Anastasia doveva farmi girare i coglioni.

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