Capitolo 30: Nelle tue mani

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Capitolo 30: Nelle tue mani

I quattro si guardarono attorno; a differenza della prima struttura, qua sembrava non esserci nessuna scala che potesse portare al piano superiore. Così la Parini fu costretta ad inventarne una lei di sana pianta, dovettero aspettare qualche minuto prima che l'impalcatura fosse pronta.

"Io lì sopra non ci salgo!" disse la Saintclair sgomenta.

"Ho seguito un corso di architettura all'università, puoi stare tranquilla!" la rassicurò la rossa.

"Va bene, ma vai prima tu!" le intimò la corvina.

"Oh che codarda, seguitemi!" esclamò Fiamma, facendo cenno agli altri di andarle dietro.

Il gruppo salì la scala, effettivamente molto robusta e solida, e si ritrovarono al secondo piano della struttura, il cui ambiente somigliava moltissimo a quello del piano inferiore: volte in pietra, un forte sentore di umidità e torce appese alle pareti. In fondo al corridoio li aspettava l'ennesima porta, Gabriele guardò in giro cercando di individuare altre trappole, ma come sempre sembrava tutto perfettamente normale.

La compagine si confrontò un po', decisero che fosse il caso di non togliere le armature, non si poteva sapere che cosa sarebbe accaduto da lì e poco. E di procedere con cautela lungo la parete ovest del salone.

Fecero qualche passo in quella direzione e sembrò non accadere niente, quando improvvisamente un rumore simile a quello di un terremoto iniziò a propagarsi sotto i loro piedi e il pavimento iniziò ad aprirsi e a crollare verso il basso, i quattro riuscirono per un pelo a dirigersi verso la parete laterale del salone, l'unico punto dove era rimasta una sottile striscia di pietra, la quale però terminava poco dopo e non permetteva ai ragazzi di raggiungere la porta dall'altra parte del corridoio.

A quel punto Olivia ebbe un'idea:" Fiamma, potresti disegnare un ponte che ci conduca dall'altra parte!" esclamò la donna con aria cristallina.

"Beh, sì si può fare...ma nel caso non dovesse reggere?!" domandò la rossa preoccupata.

"In quel caso sarà meglio disegnare anche delle lunghe funi, le assicureremo ai manici delle due torce appese su questa parete, sono in ferro sembrano abbastanza resistenti e poi le legheremo intorno alla nostra vita, se il ponte dovesse cedere non precipiteremmo nel vuoto o almeno ad un certo punto le corde dovrebbero arrestare la caduta!" intervenne Gabriele.

"Mi sembra una soluzione un po' accampata, ma meglio di niente..." disse Fiamma; poi si mise subito al lavoro.

Mentre la donna disegnava il ponte con quello strano pennello; gli altri tre si consultarono e decisero che fosse il caso di togliersi le armature, per non essere troppo impacciati nella traversata e per non gravare il ponte con troppo peso e, anche se non lo dissero apertamente, perché in caso di caduta temevano che i manici delle torce riuscissero a reggere a malapena il loro peso vestiti normalmente, figuriamoci con delle armature indosso.

Una volta spogliatisi della ferraglia, guardarono di fronte a loro e videro il ponte iniziare a materializzarsi, Fiamma aveva optato per un ponte in pietra, invece che un ponte di legno saldato con delle corde, le sembrava più facile sia da disegnare che da attraversare.

Sperava solamente che quella struttura reggesse, ma c'era solo un modo per scoprirlo, testarlo.

Così disegnò un grosso zaino, con dentro dei sassi molto pesanti e lo fece lanciare da Gabriele sul ponte, il quale non accennò nemmeno ad un minimo movimento, sembrava solido.

A quel punto anche la Parini si tolse l'armatura e tutti e quattro iniziarono ad imbracarsi con le corde disegnate poc'anzi dall'artista.

Una volta pronti, iniziarono la traversata: per mano e in fila indiana procedettero a passo lento, ma spedito, proprio come avevano fatto al piano inferiore e tutto sembrò procedere per il meglio.

Finché, proprio quando mancavano pochi passi a raggiungere l'altra porta, un pezzo del ponte cedette e Olivia e Gabriele precipitarono giù, sorretti solamente dalla mano di Fiamma e dalle corde appese alla torce.

La rossa non finì giù solamente perché Eleonora, dietro di lei, la teneva saldamente a sua volta per mano e così le due donne cercarono, con questa sorta di catena umana, di tirare su l'uomo e la donna, ma non era semplice, erano molto pesanti soprattutto Gabriele.

Olivia, dal canto suo, non sapeva per quanto tempo sarebbe riuscita a reggere la mano di Gabriele, che si trovava sotto di lei, e lui ne era perfettamente consapevole. Quindi ad un certo punto l'agente prese una decisione: avrebbe lasciato la mano della Saintclair, nella speranza che la corda legata alla torcia riuscisse a sorreggerlo, dopo di che, una volta in salvo, le donne avrebbero trovato il modo di tirarlo su.

Ma, come prevedibile, nessuna delle donne acconsentì ad una cosa del genere. Olivia in primis che piangeva e lo pregava di non farlo, ma quando l'uomo sentì la stretta della donna farsi sempre più debole e lesse nei volti di  Eleonora e Fiamma che la loro energia stava venendo meno, fece di testa sua e lasciò la presa, precipitando nel vuoto, sotto gli occhi sbarrati e le grida delle tre.

(continua sotto l'immagine)

L'aria fredda sferzava il volto dell'uomo mentre cadeva verso il basso, ma poi finalmente uno strattone bloccò la discesa incontrollata, la torcia stava reggendo

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L'aria fredda sferzava il volto dell'uomo mentre cadeva verso il basso, ma poi finalmente uno strattone bloccò la discesa incontrollata, la torcia stava reggendo.

Appena notato ciò, Eleonora e Fiamma dettero fondo a tutte le loro energie per far tornare la Saintclair sul ponte. Una volta tratta in salvo la corvina, iniziarono a pensare il più velocemente possibile a come potere recuperare Gabriele e farlo risalire.

La cose più semplice fu disegnare altre tre corde e lanciarle all'agente e così iniziare a tirarlo su dal ponte, Gabriele riuscì ad afferrare le tre funi e iniziò la risalita, proprio a metà strada la torcia appesa al muro cedette e lui ringraziò il cielo di essere saldamente aggrappato a quelle corde nelle mani delle tre donne, che con tutta la forza che possedevano riuscirono a riportarlo sulla parte integra del ponte.

Appena l'uomo toccò terra, si guardarono l'un l'altro e onde evitare altri spiacevoli inconvenienti, tipo il crollo di tutto il ponte, iniziarono a correre saldamente avvinghiati l'uno alla mano dell'altro verso il portoncino e finalmente giunsero a destinazione. Lì il pavimento era ancora integro, Fiamma osservò la serratura e disegnò al volo un'altra chiave, dopo di che varcarono la soglia del nuovo ingresso.


Nota autrice: Ciao ragazzi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, scusate se ho impiegato un pochino di più a scriverlo. Per chi non seguisse il mio profilo wattpad e non avesse letto il mio annuncio, vi informo anche qui che mancano pochi capitoli al termine di questo secondo romanzo breve, ma ho intenzione di scrivere prossimamente anche "Hellionor III", ovvero l'ultimo romanzo breve per completare e concludere questa trilogia! Per il momento però continuerò a concentrarmi sul finale di "Hellionor II".

P.S L'immagine in mezzo al testo è un po' una novità nelle mie storie, però questa volta mi piacevano entrambe le immagini, sia quella che ho messo all'inizio del capitolo che quella centrale, e quindi ho deciso di collocarle in questo modo, spero vi piacciano!😊 A presto! Eleonorahope93💙

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