Newt

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Tara James era seduta come sempre davanti ai monitor e osservava cioè che stava accadendo nella radura.
Gruppo A.
Sembrava se la stessero cavando bene, per essere tutti maschi.
Sospirò, scrutando le riprese e sentendo una fitta allo stomaco: Newt era seduto per terra in mezzo all'erba, aveva la schiena appoggiata al tronco di un albero e sembrava stesse sorridendo.

Si guardò attorno per controllare che nessuno la potesse vedere e poi bloccò l'immagine, continuando a osservarlo.
Quando era iniziato il progetto si era ritrovata d'accordo con l'ideale che avrebbero perseguito.
La cosa che più le importava era trovare una cura per quell' orrendo virus, al quale lei era stranamente immune.

Newt no.
Lo conosceva prima dell'esperimento, prima delle eruzioni, prima del virus.
Quel ragazzo seduto sempre in ultima fila, un po' taciturno ma che sorprendentemente era quasi il più bravo della classe.
Le piaceva quando si ritrovavano soli a studiare in biblioteca, o quando guardavamo Minho provarci con qualche ragazza e fallire.

Le era piaciuto da sempre, le piaceva il modo in cui sorrideva o in cui aggrottava le sopracciglia, le
piacevano i capelli biondi che le facevano il solletico all fronte quando lo baciava.

Poi era andato tutto male.
Morte, distruzione, fame, follia.
E si era ritrovata divisa da tutti quelli che fino a poche settimane prima era i suoi migliori amici.
Sua madre lavorava per la C.A.T.T.I.V.O. e da quando avevamo scoperto l'immunità di Tara, era stata messa a lavorare in quei laboratori insieme ad altri ragazzi come lei.

E ora il labirinto.
Per quando geniale, frutto sicuramene si una mente malata: i dolenti le davano il voltastomaco e l'idea di aver privato tutti quei ragazzi, di aver privato Newt, dei propri ricordi la faceva sentire quasi un'assassina.

Ma la cosa peggiore era che lui non fosse immune, non sapeva perché l'avessero inserito lo stesso nell'esperimento.
Ma sperava restassero nella radura il più possibile.
Era orribile da pensare, questo lo sapeva bene, ma li era al sicuro.
Era al sicuro dal virus in qualche modo, era al sicuro dagli spaccati e dalla zona bruciata.
Ed era al sicuro anche lei: perché se Newt avesse scoperto ciò che aveva fatto, non l'avrebbe più guardata negli occhi, e quello sarebbe stato troppo da sopportare.


Giorni dopo era di nuovo davanti ai monitor e cercava quella testa di capelli biondi così familiare.
Ma quando la trovò sentì il cuore fermarsi e il sangue gelarlesi nelle vene.
Newt era nel labirinto e si stava arrampicando sull'edera, il viso rigato di lacrime e Minho sotto di lui che lo pregava di scendere.

Tara non riuscì più a pensare, qualunque reazione logica in quel momento non riuscì a sconfiggere l'istinto di salvarlo.
Si alzò di scatto, facendo sobbalzare la ragazza seduta accanto a lei <<Tara cos->> non la ascoltò nemmeno.

Corse fuori dalla stanza dei monitor, schivando dottori e scienziati.
Aveva un'unica direzione: la Scatola.
Corse per i corridoi e andò a sbattere contro tre guardie, che rimasero interdette prima di correrle dietro.
<<Ehi! Ferma!>> gridarono, ma Tara non vi badò.

Vide la stanza della Scatola, la via d'entrata per il labirinto e aprì la porta di scatto.
Una guardia più veloce delle altre l'aveva raggiunta, ma si divincolò, sfilandosi il camice e facendo perdere la presa su di sé all'uomo.
Chiuse la porta e si fiondò nella Scatola, premendo il pulsante che l'avrebbe spedita nella Radura.
Sentì uno scossone e poi l'ultima cosa che vide fu la porta della stanza sfondata dalle guardie, che osservavano impotenti la scena.

Il viaggio le sembrò durare un'eternità e quando finalmente vide il cielo azzurro della Radura non riuscì ad aspettare un altro secondo.
Vide la grata aprirsi e dei visi dolorosamente familiari osservarla sconvolti.
Saltò fuori, iniziando a correre con le urla dei ragazzi dietro di se.
Entrò nel labirinto senza esitare, con la gola stretta dalle lacrime e il respiro affannato.

Percorse i corridoi che osservava ogni giorno al computer, sentendo le grida di Minho farsi sempre più vicine.
Svoltò un angolo e si ritrovò davanti la scena di pochi minuti prima.
<<Newt!>> Minho gridò, protendendo le braccia verso l'amico.

Tara si coprì la bocca per soffocare un singhiozzo e attirò l'attenzione di entrambi i ragazzi, che guardarono nella sua direzione.
<<Cosa caspio sta succedendo!>> strillò Minho, ma Tara urlò, quando Newt cadde a terra.

Si gettò accanto al corpo del
ragazzo, piangendo e sorreggendogli il viso <<no! No dovevi essere al sicuro!>> singhiozzò.
La caviglia di Newt era piegata con un angolo innaturale e aveva una piccola ferita sul sopracciglio, ma respirava.
Aprì gli occhi e Tara trattenne il respiro.

<<Pive>> Minho si inginocchiò a propria volta accanto a lui, dimenticandosi del fatto che una sconosciuta fosse comparsa dal nulla, e Newt tossì mettendosi seduto.

Osservò Tara <<chi sei tu?>> chiese e la ragazza sentì come se l'avessero pugnalata al cuore.
<<Non ha importanza>> rispose, asciugandosi le lacrime.
<<Non...non dovrei essere qui>> iniziò a realizzare ciò che aveva fatto, ma era troppo tardi.

Un rumore meccanico giunse alla sue orecchie e capì ciò che stava per succedere.
<<Oh no>> Minho si alzò in piedi, conscio anche lui della creatura che stava per arrivare.

Tara senti le gambe tremarle e guardò Newt, desiderando che fosse lui l'ultima cosa che avrebbe visto nella propria vita.
Si inginocchiò di nuovo davanti a lui e gli prese il viso tra le mani, poso le proprie labbra sulle sue per poco più di un secondo, sicura che il ragazzo fosse troppo sconvolto per reagire.
Sorridendo stupidamente tra sé e sé <<avrei sempre voluto fosse diverso>> mormorò <<ricorda che ti amo>> sussurrò poi, prima di sentire un braccio meccanico afferrarla e strapparla via.

Chiuse gli occhi, sentendo la bava del dolente sulle braccia, gli artigli che le graffiavano la pancia e i rumori meccanici mentre il
mostro la strattonava.
Battè la testa per terra e il viso di Newt iniziò a fluttuare nella sua memoria, svanendo piano piano mentre le lame del dolente la trafiggevano.
Esalò un ultimo respiro <<Newt>> sillabò, con le labbra sporche di sangue e mantenendo gli occhi chiusi.
Finché il buio non divenne perenne.




Nella sede della C.A.T.T.I.V.O. gli scienziati erano riuniti attorno a un grande tavolo.
Avevano espressioni severe in viso, finché un uomo non parlò <<l'incidente con la signorina James ci è costato parecchio tempo, siamo dovuti ripartire quasi da zero, annullando gli effetti che la sua entrata nel labirinto aveva causato>> sospirò <<c'è ancora speranza, abbiamo nuovi collaboratori, che ci porteranno verso un futuro migliore. Tutto sta per cambiare>> sorrise incoraggiante.

Un ragazzo seduto in disparte si alzò, avvicinandosi all'uomo <<lui è Thomas>> lo presentò <<il futuro della C.A.T.T.I.V.O.>>.

Immagina / One Shot  || Multifandom Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora