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Lucia suona insistentemente al campanello mentre dalla mia stanza sento mia madre che sbuffa in cucina e mi chiama a gran voce. Bruscamente, mi sollevo dalla sedia e corro ad aprire, sia il cancello sia la porta di casa. La mia amica entra a casa mia saltellando, salutando tutta la mia famiglia che le sorride e la accoglie con baci e abbracci, chiedendole come vadano le cose, l'università, la sua famiglia. Lei risponde gentile ed educata, come poche volte ho visto fare, e poi si precipita in camera mia. Spegne la lampada della mia scrivania, chiude con un gesto secco il mio vocabolario di latino e mi guarda, per poi cominciare a parlare, lanciando la borsa per terra e il cappotto sull'appendiabiti. <Perché ci eviti?> dice seria. Arrossisco, poi mi invento una scusa. <Sto studiando come vedi, ho un'esame tra due settimane> mormoro, tenendo lo sguardo basso. <Stai dicendo cazzate> continua seria, un po' stizzita. <Che succede?> riprova, addolcendosi. Faccio spallucce. Lei mi riapre il vocabolario, riaccende la lampada e libera la sedia. Rimane tutto il pomeriggio a fissarmi mentre studio, poi all'ora di cena va via.
***
La sveglia suona puntuale come sempre. Mi lavo e mi preparo, poi faccio colazione. Sono a casa da sola dato che sono usciti tutti per andare a lavoro. Mangio velocemente, poi esco. Faccio tutto di corsa, di fretta, ma son contenta di come sta andando la mia vita. Rifletto sul perché lì evito e non trovò un vero motivo: è solo un periodo, devo abituarmi ai cambiamenti, all'entrata di nuove persone nella mia vita. Arrivo davanti alla facoltà ed entro, pronta a seguire l'ennesima lezione.

Ti rinnamorerai a marzo./ Achille Lauro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora