Lauro è partito a Milano, dice, scandisce le parole; tornerà presto, continua. Lucia mi guarda dalla cucina mentre controlla la cena, delle semplici polpette al sugo. La tavola è apparecchiata, ci sono tre piatti e tre bicchieri, non riesco a vedere le posate, ma vorrei, così potrei incanalare l'energia negativa che sento ammontare con qualcosa di rilassante, ovvero l'ordine che tanto mi ossessiona. Annuisco, più acida dico: <Sai strano che non risponda più dopo che il suo manager ha mandato mio padre a chiedermi di stargli lontano, veramente bizzarro>. Lancio la giacca sul mio letto, mentre il ragazzo della mia amica, come un'ombra silenziosa, mi segue fino alla ormai mia stanza. Si appoggia allo stipite della porta, mentre mi vede, isterica, che maneggio il cellulare. <Mi ha detto che era per quel motivo lì, ha detto che è stato obbligato, ma che ti contatterà appena può e di stare tranquilla. Non sta giocando> mormora, dopo una lunga pausa. Lo ringrazio, chiudo la porta e mi cambio. Risbuco quando Lucia grida un "è pronto".
***
Son le tre e mezza del mattino di un lunedì quando il mio cellulare squilla e compare sopra il nome del mio ragazzo. Ha la voce roca, sbadiglia in continuazione ed è anche un po' girato di palle, ma lo ascolto silenziosa, cercando di masticare e digerire ciò che mi dice, a poco a poco. Capisco solo che per lui sono un danno di immagine e che in poco tempo mi ingaggeranno o una sostituta o faranno in modo di tenerci lontani in pubblico. La gente parla troppo, dice, e vuole guadagnare facilmente: una ragazza che stava con lui ieri, continua con la rabbia a mille, ha venduto delle nostre foto a dei giornalisti di gossip e ora siamo in quasi tutte le pagine. Sospiro, ma non mi lamento. Annuisco nel buio della mia stanza, accetto quello che mi dice. Sono ormai le sette quando chiudiamo e io mi alzo per andare a lezione.
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Ti rinnamorerai a marzo./ Achille Lauro.
FanfictionChe ne sai, non ti hanno mai detto di no.