Antonio mi passa il cartone che contiene la mia pizza e, dopo che lo ringrazio, prosegue, arrivando a consegnarla a tutti i presenti. Ci sediamo finalmente tutti e mangiamo, ridendo e scherzando. Si fa tardi, tanto che rimaniamo solo io, Giulia, Antonio e Luciano, un altro collega con cui sto stringendo particolare amicizia, senza secondi fini. Controllo l'ora sul telefono e solo in quel momento mi accorgo che è intasato di messaggi di mia mamma, mio papà, Lucia ed Edoardo e riguardano solo una persona: Lauro. Ora, non so come la mia famiglia sia venuto a conoscenza di lui, forse papà già sapeva qualcosa dato il lavoro che fa. Ma quando leggo il contenuto di ogni singolo messaggio, comune anche se narrato in maniera diversa, precipitosamente saluto tutti e mi affretto alla macchina, poi parto sgommando, parcheggiando sotto casa della mia amica, preoccupata, con a fianco il suo fidato Edoardo. <Che è successo?> chiedo preoccupata. <L'hanno picchiato. C'entri tu>. Quasi lascio cadere i libri che ho tra le mani dallo stupore, mentre sento il mio corpo che trema. <Che cosa avrei fatto?> dico, sorpresa e già con i sensi di colpa, anche se a parer mio non ho fatto assolutamente nulla. <Ha detto che c'entrano alcuni tuoi amici con quella Lucia con cui stava fino a ieri> continua Edoardo, come fa sempre quando tutti e due parlano di qualcosa che hanno in comune o che hanno vissuto insieme, come in particolare in questo caso. Sospiro. <Posso salire? Ma si è fatto molto male?> inizio, mentre faccio le scale del palazzo due a due, per poi fermarmi davanti alla porta di casa. <Vai pure. Comunque è venuto qua perché pensava di trovarti qua, non fargliene una colpa> mormora Edoardo, mentre con uno scatto faccio aprire la porta. <Non sono nella posizione> asserisco, precipitandomi a grandi falcate in cucina, dove tutta la mia famiglia, compreso il ragazzo in questione, stanno bevendo delle tazze fumanti di camomilla: una è coperta da un piatto da tè. <Grazie Edo, ora va' pure che qua so' tranquillo almeno pe' oggi> biascica Lauro. Edoardo annuisce, fa un cenno di saluto e poi lo accompagno alla porta. <Cercate di chiarire sto casino. E fai meno la stronza tu> mi ammonisce, scompigliandomi i capelli. Gli dò due baci sulla guancia, poi chiudo la porta e torno alla strana tavolata. Ora il piattino da tè non c'è e la tazza sta fumando. Mi siede davanti ad essa, afferrandola per il manico e trangugiando il liquido.
<Qualcuno può dirmi che succede?> asserisco, dopo che vedo che tutti hanno finito di bere. Mio padre sta zitto con le braccia incrociate sul petto, mia madre ha la testa appoggiata sulla sua spalla e mi indica il ragazzo accanto, mia sorella Marta solleva le spalle e risponde timidamente:<In realtà non ho capito nulla, ma volevo fare le cose da grandi>. Sorrido, per poi rivolgermi a Lauro, che, con un occhio nero e mezzo labbro spaccato, sta a testa bassa. Si rigira la tazza ormai vuota tra le mani, poi mormora:<Un tipetto degli amici tua mi si è avvicinato stasera e me fa "oh stalle lontana, ti vedo eh fuori dalla facoltà, stalle lontana". Era quello che te sta sempre attaccato sai?> dice. Mi si gela il sangue nelle vene: uno tra gli amici che reputavo più veri ha sviluppato una strana ossessione nei miei confronti. Cerco di non destare ulteriore preoccupazione ai miei due genitori, che ora sono ancora più in pensiero, dato il mio silenzio. <H-ho capito chi è e mi dispiace, io non volevo assolutamente che tu fossi ferito, non volevo neanche tutto questo! Non ne sapevo nulla, davvero. Sono molto dispiaciuta, oltre che delusa da questa persona con cui ero tra l'altro stasera> rispondo, prendendo di istinto una delle manoni pasticciate di Lauro. Mi guarda e sorride, accarezzandomi con la mano libera i capelli e il viso. <Piccoletta guarda che io e te siamo okay> dice, facendomi tirare un sospiro di sollievo. I miei, però, attaccano subito: <Fatti degli amici nuovi perché con questi hai chiuso. Ora tutti a dormire>. Non commento neanche perché son stanca, ma, con la mia ostinazione sapevo che li avrei convinti. Lauro va nella stanza degli ospiti, senza prima avermi abbracciata nel buio del corridoio e avermi stampato un bacio sui capelli. Gli dò un bacio veloce sulla guancia e mi chiudo la porta alle spalle. Anche se son le due e mezza del mattino, digito al mio collega domani parliamo. Visualizza e non risponde.
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Ti rinnamorerai a marzo./ Achille Lauro.
FanfictionChe ne sai, non ti hanno mai detto di no.