In casa c'è un gran chiasso appena rientro: il solito gruppo del weekend è riunito al solito tavolo, mentre Alessandro e Luca continuano a straparlare. Edoardo incrocia il mio sguardo: vedo che è preoccupato, così saluto tutti e mi avvicino immediatamente a lui. Ci fermiamo nel corridoio buio, lui sospira e si scompiglia i capelli: <Siamo andati a fare la visita. Non sta andando pe'nulla bene> sussurra. Il mio cuore prende a velocizzare il battito come succede ogni volta che c'è qualcosa che mi preoccupa, soprattutto che riguarda un mio caro. <In che senso?> borbotto, poggiandomi al muro. <Che se non sta a letto, il bambino lo perde> dice con un filo di voce e la stessa rotta. <Io ce tengo capisci? Ma lei, lei vuole studiare, vuole avere i suoi 19 anni. È impazzita, stava a di' che la stavo ad obbliga' quando te giuro che non le ho detto nulla, manco ba> dice esasperato. Lo abbraccio, mentre lui si sfoga in un pianto liberatorio che chissà da quando aveva incastrato per fare il forte per la mia amica. <Lavati la faccia e fai un respiro: ci parlo io con Lucia, vai tranquillo che tanto torna tutto a posto> lo rassicuro. Mi stampa un bacio veloce sulla guancia, si lava la faccia in bagno, si asciuga, fa un bel respiro a pieni polmoni e torna degli altri che stanno urlando nel tentativo di intavolare una discussione sulla politica. Busso all'unica stanza da letto della casa e la voce impastata di pianto e sonno di Lucia, che mi giunge ovattata, mi risponde: <A Edoa' vattene a fanculo!> urla, scoppiando a piangere. Sospiro, rispondendo: <Luci' sono io>. Lei cambia tono, sussurra un "avanti" e sento la serratura che scatta. Mi si lancia addosso in un abbraccio disperato che mai da lei, prima d'ora, ho ricevuto. La stringo a me, chiudendo la porta senza la chiave e sedendomi a letto, dove lei si rifugia nelle sue coperte. <Io voglio studia' Clorinda> singhiozza. Le accarezzo i capelli incasinati e attorcigliati sparsi nel cuscino, mentre ascolto in silenzio. Quando capisco che ha finito, intervengo con delicatezza: <Ti conosco da sempre e non ti ho mai vista così. Secondo me saresti in grandi di fare tutto se ti facessi aiutare da Edo: lui non ha colpa, così come non ne hai tu. Ora, secondo me dovresti contattare la segreteria dell'Università per capire le modalità degli esami, poi te li dai da non frequentante almeno fino a quando non partorisci, poi sarà un altro problema come organizzarsi dopo. La superi, vai tranquilla> concludo. Lei emerge dal cumulo di capelli con una faccia stupita, poi scoppia a ridere, facendosi ossimoro per quel suo viso tutto pieno di lacrime e rosso. Si accarezza piano la pancia, poi mi riabbraccia:<Sei proprio la mia migliore amica, grazie>.
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Ti rinnamorerai a marzo./ Achille Lauro.
FanfictionChe ne sai, non ti hanno mai detto di no.