Passai la giornata irrequieta, specialmente dopo lo scontro con Mycroft, quell'uomo mi esasperava eppure non riuscivo a eliminarlo dai miei pensieri.
Il suo carattere chiuso, il suo modo di porsi, l'abbigliamento ricercato e maniacale così fuori dagli schemi e quella noncuranza con cui trattava le persone, mi scombussolavano.
Avevo percepito la sua solitudine come uno scudo a qualcosa che non riuscivo a comprendere, un'estrema difesa contro il resto dell'umanità.
Che infondo usavo anch'io, ma tutto ciò era dovuto al mio passato doloroso. Dall'adozione quando avevo appena sei mesi, alla morte violenta dei miei genitori, un insieme di eventi che mi avevano portato a rinunciare agli affetti. Mentre lui si era chiuso dentro una corazza impenetrabile, dove non faceva entrare nessuno. Quale ne era stata la causa? Semmai ne avesse avuta una. Possibile che non avesse mai amato? Che non si fosse mai lasciato andare a una carezza, a un bacio?
Mi diedi della cretina, cosa poteva attrarmi in lui? Eppure avevo percepito che voleva un contatto, ma faticava a lasciarsi andare. Era diffidente, e questo mi spronava a scardinare le sue difese. Ero convinta che fosse desideroso di affetto, quasi quanto me.
Dio, dovevo essere completamente fuori di testa. Lui era un tormento, era decisamente un uomo impossibile, e controverso. Mi allontanai dal laboratorio per fare una pausa, presi un caffè svogliatamente. Mi resi conto che aver pensato a Mycroft, mi aveva distratto, aveva allontanato l'angoscia della prima autopsia andata male. Il che mi innervosì di più.
Ero svogliata e Hooper che lo aveva percepito mi lasciò andare a casa prima dell'orario. Ero abbattuta per come avevo affrontato la mia prima volta in sala autoptica. Molly fu gentile, mi rassicurò.
"Laura, non pensare di aver fallito, devi essere paziente, andrai meglio la prossima volta. Va a fare due passi, distraiti, ci penso io a mettere in ordine." Accettai i suoi consigli, mi sfilai il camice scoraggiata, convinta di non essere ancora pronta.
"Mi prendo una pausa, compro dei biscotti per Rosie poi torno a casa. Comunque sei molto paziente con me Molly, te ne sono grata." Sollevò la testa mentre sistemava i vetrini al microscopio, seduta al tavolo centrale del laboratorio.
"Con Mycroft oggi com'è andata?" Era curiosa dello strano rapporto che avevamo intrapreso.
"Lui è stato gentile, invece io sono stata acida, alla fine abbiamo bisticciato, se ne è andato offeso. Non riesco mai a trattenermi quando comincia ad arroccarsi in quel modo irritante." Sospirai sedendomi sullo sgabello vicino a lei.
"Eppure sento che vorrebbe avvicinarsi, ma improvvisamente si defila, come se avesse paura di stringere una innocua amicizia." Molly si strinse nelle spalle, si fece confidenziale.
"Sherlock era ancora più complicato, io l'ho amato molto. Ma lui era scostante e aveva altri progetti, così imparai a essergli amica. Vedi gli Holmes sono difficili da comprendere, mancano di feeling, nessuna empatia, poche emozioni." Scosse la testa bruna, tristemente. "Dopo la morte di Mary Watson, quello che avevo sempre sospettato accadde. Sherlock amava John, alla fine anche lui capitolò, molti sono bisex e non fu un problema."
Rimasi perplessa, pensai che anche Mycroft potesse avere un compagno, glielo chiesi. Ma Molly fu categorica, lui era semplicemente un'isola, non permetteva a nessuno di entrarci. Per lui c'era solo il lavoro e la famiglia. Rimasi sorpresa per la sua confessione.
"Grazie per avermelo detto Hooper, sarò più prudente con gli Holmes, specialmente con il fratello maggiore."
"È una brava persona, se ti prende sotto la sua protezione, mantiene le sue promesse in modo totale. Cerca di essere tollerante, anche se te l'ho già detto." Rise e riprese a lavorare.
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Le solitudini elettive
ФанфикLaura Lorenzi è un giovane dottoressa italiana, arrivata a Londra per specializzarsi in patologia forense. Convive con un doloroso passato che l'ha chiusa in una solitudine forzata. Quel lavoro, che tanto ha voluto, le fa conoscere un uomo complica...