Il lavoro al San Bart

324 23 11
                                    


Dopo aver trascorso la serata in compagnia di Hooper, avevo dormito rilassandomi senza sognare. Niente ricordi angoscianti a turbare la nuova giornata di lavoro.

Al laboratorio, Molly mi affidò le vecchie mansioni del giorno prima, preparavo e compilavo le cartelle per il governo, quelle che poi puntualmente ritiravano gli Holmes.

Un lavoro semplice in attesa di cominciare le mie prime autopsie, che mi mettevano in ansia, sebbene riuscissi a mascherarla. Puntuale alle dieci arrivò Mycroft, bussò alla porta a vetri, lo feci entrare in laboratorio visto che stavo ancora finendo.

"È in ritardo stamattina, dottoressa Lorenzi, non ho molto tempo."

Sbottò seccato e frettoloso, era abbigliato con la solita cura, come se fosse appena uscito da casa, appoggiò il suo ombrello al bracciolo della poltrona e si sedette di fronte alla scrivania senza dire nulla.

Mi irritò quel cambiamento maleducato, la sera prima era stato gentile, così mi vendicai e ribattei piccata. 

"Ho quasi finito, stia sereno, le firmo e gliele consegno. Ma badi di non restituirmele scombinate come ieri."

Aggrottò la fronte. "Nessuno nel mio ufficio mette in disordine le vostre cartelle!" Grugnì sorpreso che lo stessi provocando.

"Qualcuno sì, visto che ho dovuto ripassarle tutte. Quindi la prego avvisi i suoi sottoposti che siano ordinati." 

Fui troppo dura, mi irritava che mettesse in forse le mie parole.

Il risultato fu che la prese malissimo, si alzò seccato, finì per girare a vuoto per la stanza. Osservava con finto interesse qualsiasi cosa gli capitasse davanti. Sorrisi a testa bassa, contenta di averlo messo in difficoltà, ma compresi che non amava essere redarguito, così smorzai un po' i toni.

"Forse la fretta non ha permesso di mettere tutto in ordine, capita, non ne faccia un problema."

Cercai di metterlo a suo agio, ma si mantenne distaccato, mi era di fronte con le mani sprofondate nelle tasche. Strano che rovinasse in quel modo il suo costoso vestito! Mi fissò attento, mentre tornai a lavorare accelerando i tempi per lasciarlo andare via il più presto possibile.

 Era arrogante quando si comportava in quel modo saccente.

"La smetta di fissarmi, mi mette in imbarazzo, sta studiando ogni mio movimento. Fa così con tutti?" Lo rimbrottai tediata.

"Le dà fastidio?" Come al solito fu ironico.

"Sì, mi sembra un comportamento immaturo!" Mi prese la voglia impellente d'istigarlo.

"Mi dà dell'immaturo?" Roteò gli occhi, sbuffando.

Lo guardai con stampato un sorriso sarcastico. "Non sia mai, mister Holmes, soprattutto a lei che lavora per il governo."

Indietreggiò poco convinto. Il primo round lo avevo vinto, ora si sarebbe comportato gentilmente.

Finii per consegnargli le cartelle, che afferrò senza dire nulla.

Per stemperare la cosa, lo informai del mio imminente trasferimento a  Baker Street.

"Ho visto che le piaceva stare con loro,  quindi la incontrerò più spesso di quanto credessi Lorenzi!" Stropicciava le cartelle senza accorgersi di rovinare i fogli.

"E non sarà contento di vedermi più spesso mister Holmes?" Ci misi quel tanto di burla che servì per pungolarlo.

Infatti borbottò un incomprensibile. "Meglio che vada. Alla prossima Lorenzi." 

 Uscì fissandomi torvo. Sorrisi, ma allo stesso tempo mi rammaricai di averlo trattato in quel modo, non mi spiegai il mio comportamento.

Molly entrò in quel momento e mi vide pensierosa.

"Che hai fatto a quel povero uomo Laura? Bada che non è una persona facile, ed è molto di più di quello che sembra, praticamente tira le fila di tutta la governance. Sii cauta." Mi poggiò una mano sul braccio come un gentile rimprovero.

"Lo sarò, se lui si comporta da persona civile e non con quell'aria di superiorità, che qui potrebbe anche andare bene, ma quando ci incontreremo a Baker Street spero sia più gentile..." Molly annuì.

"Lui è molto protettivo con la sua famiglia, specie con Sherlock, però hanno avuto un rapporto difficile per molto tempo, ma dopo quello che è successo a Sherrinford, si sono un pò riavvicinati." 

Molly mi raccontò della sorella Eurus e del disastro che aveva provocato. Mycroft aveva avuto le sue colpe e il rapporto con i genitori non si era ancora appianato.

"Una persona complicata, il signor Holmes! Nascondere la pazzia della sorella per anni, deve essere stato un bel peso da portare."  

Non riuscivo a capire come avesse potuto tacere la detenzione di Eurus. Mi chiesi chi fosse veramente Mycroft, Molly capì il mio dubbio.

"Spesso Holmes  si arroga il diritto di decidere delle vite degli altri e scavalca ogni sentimento. Quando prende delle decisioni non chiede permessi." Si strinse nel camice, gli occhi addolciti.

"Dopo Sherrinford, Sherlock che ha percepito la sua difficoltà lo ha sostenuto visto che si era defilato, gli ha restituito tutta la dedizione che gli aveva dato per anni, cercando di smussare i contrasti." 

Quindi non era solamente un irritante burocrate pieno di sé, ma aveva una logica di appartenenza.

"Sii paziente e vedrai che riuscirai a stabilire un rapporto o una tregua. Perché gli Holmes sono persone particolari, ma affidabili." Mi pizzicai il naso pentita, poi andai con lei al laboratorio che precedeva l'obitorio, mi prese il braccio e mi portò fino alla porta.

"Che ne dici di entrare? Solo per mostrarti com'è dentro." Accantonai i problemi con Mycroft,  ma rimasi per un pò in silenzio, Molly fu paziente, aspettò che rispondessi.

Acconsentii ed entrammo nell'obitorio. Il primo impatto fu devastante, l'odore di disinfettante era totale. Le luci fredde e irreali. La seguii titubante chiedendomi se era quello il lavoro che volevo fare.

"Oggi ti faccio solo visitare la stanza, il resto un poco alla volta." 

Il mio tutor fu quanto di meglio potessi avere, mi guidò piano senza forzarmi, dandomi il tempo di adeguarmi. La mia prima volta fu senza cadaveri, e gliene fui grata.

Quando uscii mi sembrò che il mondo al di fuori fosse bellissimo, persino l'aria era leggera e apprezzai di più il fatto di essere viva e di respirare.

Passeggiai pensierosa nel giardino interno, addentando un panino che mi ero portata da casa.  Mi ritrovai a pensare a Mycroft e al suo senso acuto di protezione.

La famiglia era evidentemente al primo posto, ma era anche una persona molto sola, nonostante avesse i genitori, il fratello e una tenera nipote.

La sua solitudine era stata una scelta, ma ancora non sapevo del suo complicato e pericoloso lavoro che lo aveva portato ad allontanare tutti. 

Le solitudini elettiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora