Il mio primo giorno di lavoro iniziò presto, la luce di un pallido sole filtrò da dietro la tenda. Mi alzai stiracchiandomi, aprii la finestra e ammirai gli ordinati giardini delle villette Londinesi, era tutto così calmo e piacevole.
Rabbrividii investita dall'aria umida e richiusi in fretta. Mi infilai nella doccia. Profumata e rilassata indossai dei jeans, una bianca camicia di cotone e un caldo pullover azzurro. Scesi velocemente per non farmi aspettare.
Mi ero scordata delle abbondanti colazioni inglesi, a Siena prendevo solo un cappuccino o un caffè. Solo quando frequentavo la facoltà di medicina e dovevo stare via tutto il giorno Marta mi cucinava dei dolci. Mia madre era sempre stata una cuoca perfetta.
A tavola fecero di tutto per riempirmi il piatto, ma alzai la mano per evitare di mangiare troppo e mi limitai a prendere un tè leggero. Certamente non volevo appesantirmi visto che dovevo affrontare la mia prima giornata in obitorio.
"Laura non ti preoccupare all'inizio ti affiderò il laboratorio, solo più avanti ti farò sperimentare il resto." Molly era decisamente un ottimo tutor che capiva parte del mio disagio e che non mi avrebbe spinto a decisioni forzate.
Fare autopsie forensi non era stata una scelta facile e mi stavo impegnando per superare certi blocchi psicologici. La aiutai a sparecchiare cercando di non rompere le stoviglie, perché mi tremavano leggermente le mani.
"Tranquilla andrà tutto bene." Mi sorrise divertita. "Capitava anche a me le prime volte."
Fu Molly stessa a portarmi con la sua vecchia auto al San Bart. Il viaggio fu breve e silenzioso, faticavo a parlare un inglese scorrevole, lei mi nominava le vie che percorrevamo, io cercavo di memorizzare il più possibile.
Vidi il san Bart, maestoso e imponente. L'edificio era un po' retrò, alto e impersonale. Una leggera inquietudine mi fece rabbrividire.
"Brutto vero? E la giornata non aiuta." La sua risata stemperò la tensione e mi diede coraggio.
Parcheggiò all'interno nei posti assegnati, scendemmo dall'auto e percorremmo un viale con delle siepi curate delimitato da alti alberi. Raggiungemmo un ampio parco, con al centro un vecchio pozzo sigillato, attorniato da panchine di legno dove erano seduti degli studenti. Un palazzo più piccolo si delineò davanti a noi.
"Ecco il laboratorio che è anche l'obitorio." Hooper aprì con il pass la massiccia porta a vetri, mi ritrovai in un ampio ambiente che portava ad altre stanze. Fui subito colpita dall'odore di disinfettante che non fu piacevole al primo impatto.
Vide la mia faccia contratta. "Stiamo cercando di migliorare questo odore troppo forte che non è piacevole per nessuno. Fatti forza Laura, ti ci abituerai."
La seguii senza dire nulla, raggiungemmo la sala del personale dove lei mi affidò il lavoro per iniziare la giornata.
Dovevo analizzare dei reperti e catalogarli. Mi assegnò il mio armadietto con tutto l'occorrente, mascherine, tute, scarpe e guanti. Molly prese il cartellino con il mio nome e il codice e lo appuntò sul taschino del camice.
Ora ci aspettava il laboratorio che si trovava alla fine di un lungo corridoio con delle finestre che davano sul cortile interno. Vicino alla porta a vetri c'era un tavolo di legno con una panchina appoggiata al muro, alcune bacheche dove erano appesi manifesti e avvisi. Hooper aprì la porta e ci ritrovammo in un ambiente con attrezzature ordinate e tecnologiche.
Erano sistemate al centro, in un lungo tavolo.
Alla fine della stanza c'era una scrivania ingombra di faldoni e cartelle rosse, la indicò e mi spiegò il lavoro da svolgere.
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Le solitudini elettive
Fiksi PenggemarLaura Lorenzi è un giovane dottoressa italiana, arrivata a Londra per specializzarsi in patologia forense. Convive con un doloroso passato che l'ha chiusa in una solitudine forzata. Quel lavoro, che tanto ha voluto, le fa conoscere un uomo complica...