Ancora Sir Malvest.

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La mattina seguente lasciai un biglietto in cucina per John e corsi al San Bart. Non avevo voglia di sguardi compassionevoli, né d'innervosirmi nel vedere Mycroft nel suo atteggiamento arrogante. Raggiunsi il laboratorio così presto che c'erano ancora le donne delle pulizie, mi salutarono bonariamente e mi guardarono con mal celato sospetto.

Brontolai per la mia fretta e presi a lavorare con lena, solo verso mezzogiorno mi fermai esausta.

Fare una riposante pausa pranzo divenne vitale, vista la stanchezza accumulata e poi volevo godermi quel poco di sole che era uscito pigramente in una Londra ingrigita. Mi incamminai verso il piccolo pub che era diventato una meta fissa. Attraversai il giardino interno, sulle panchine soggiornavano svogliatamente alcuni studenti. Li osservai ripensando al periodo dell'università a Siena. La malinconia mi attraversò il cuore, mi mancava il caldo e il sole della Toscana.

Presa dai ricordi non avvertii la berlina scura che si avvicinò mentre attraversavo la strada. Il mio cuore accelerò. Quell'arrivo mi prese alla sprovvista, ma quando vidi scendere Sir Malvest mi ritrovai dentro al peggiore degli incubi.

Mycroft, mi aveva garantito che avrebbe messo fine a tutto! Cosa ci faceva ancora in giro quel maledetto?

Scese in modo sgarbato e fu così rapido che mi impedì di attraversare la strada.

Strinsi forte la borsa, feci un passo indietro e sbottai. "Guarda chi si rivede! Speravo di non incontrarla mai più, Sir Edwin."

Rise sarcastico. "Diciamo che il suo lord protettore ha altro a cui pensare in questo momento." Si avvicinò troppo e indietreggiai. "Si sta leccando le ferite, non ha tempo di correre dietro al suo bel faccino. Holmes è fuori servizio e quando è in difficoltà si libera delle cose che non gli servono."

"E lei che ne sa, Sir Edwin?" Gli lanciai un'occhiata furiosa, aggrappata alla mia povera borsa che pendeva pericolosamente dalla spalla.

"Si ricorda il mio nome! Complimenti dottoressa Lorenzi!! Conosco da tempo Mycroft e le posso assicurare che pensa solo al suo tornaconto." Fece una smorfia poco piacevole che mi diede il voltastomaco. "Lei è molto carina. Ma adesso..."

"Che cosa vuole? Venga al punto, ho poco tempo." Mantenni lo spazio sufficiente per non sentire il suo alito fastidioso, impregnato di fumo.

Era divertito, gli occhi da rapace. "Potrei diventare il suo paladino, aiutarla a migliorare la sua posizione. In cambio di alcune attenzioni e confidenze."

Scossi la mano arretrando appena. "Non voglio entrare nei vostri giochetti, ne ho abbastanza."

"Però vuole rimanere a Londra ed essere consulente per Scotland Yard. Avanti, dottoressa è quello a cui ambisce." Lo sguardo subdolo di chi sapeva dove spingere il discorso.

"Le ho già risposto che non voglio saperne più nulla, né di lei, né di Holmes." Arricciò il naso, un mezzo sorriso acido, calcolato, come un ragno che tesseva la tela.

"Ci ripensi Lorenzi, le mando un sms con il mio numero, non lo butti, rifletta." 

 Si voltò agitando la mano verso la strada. "Come vede il suo paladino oggi non arriverà. Non dopo il trattamento che gli ho riservato in Serbia." Rise sguaiato, sembrava una iena vicina alla preda e quella ero io.

Mi feci sospettosa. "Di cosa parla, se è lecito." Ero al limite della sopportazione, temevo che fosse stato lui il mandante che aveva ridotto Mycroft in quelle condizioni.

"Beh, il suo fidanzato è tornato con una parte del corpo che non funziona a dovere, quella che è essenziale per ogni uomo che si ritenga tale. Non è molto virile, in questo momento il nostro caro Mycroft." 

Mi sentii raggelare il sangue, il cuore  decelerò per pochi istanti, gli occhi mi si appannarono. Aveva fatto seviziare Mycroft! I miei sospetti erano confermati.

"Come ha potuto torturarlo così, viscido serpente! Non era il mio fidanzato, lui appartiene solo a sé stesso, se dice di conoscerlo bene lo sa. Imbecille."

Questo lo provocò ancora di più, era compiaciuto della mia reazione. Mi guardò languido e maledettamente lascivo. "È per quello che dovrebbe venire con me. Io la soddisferei... In tutti i sensi."

Persi la ragione, gli allungai un ceffone che lo fece barcollare. Rispose altrettanto rapidamente, mi afferrò la mano e la strinse troppo forte. "Non ci provare mai più, se voglio sarai mia, stupida Italiana."

"Miserabile pezzo di merda, mi lasci la mano o mi metterò a urlare." Cercò di darsi un contegno. Era troppa la gente che ci osservava.

"Attenta che la mia pazienza ha un limite." Sibilò, scuro in volto, ma lasciò la presa.

"Se ne vada. Brutto cialtrone." Gli diedi una spinta e mi sottrassi alle sue attenzioni.

 Lo sentii risalire in auto e respirai sollevata. Guadagnai la strada fino al San Bart, mi chiusi dentro scioccata.

Raggiunsi la mia poltrona e mi lasciai cadere come un sacco vuoto,  cercai di riprendere il controllo, il mio respiro si era fatto corto. Chiusi gli occhi: risentivo le parole che mi aveva buttato in faccia: aveva torturato Mycroft per colpa mia! L'aveva umiliato e lui colpito nella sua  intimità, incapace di reagire, mi aveva allontanato.

Scoppiai in un pianto disperato, ero stata stupidamente arrogante, non avevo capito e protetto il suo disagio. L'oltraggio che aveva subito era incolmabile per un uomo come lui, abituato al controllo maniacale del suo corpo e delle sue emozioni.

La testa mi pulsava forte, massaggiai le tempie, cercando di respirare a tempo.

Mycroft, aveva smantellato la cellula serba e fermato gli attentatori, ma non aveva risolto la faccenda con Malvest nonostante il suo sacrificio.  E il nostro debole rapporto si era complicato molto di più.  

Le solitudini elettiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora