Problemi e chiarimenti

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Avevo compilato schede e resoconti e li avevo inviati senza fretta allo Yard. Mycroft, seduto sulla poltrona era irrequieto, sfogliava la guida di Londra senza voglia, lo sorpresi un paio di volte a guardarmi di nascosto.

Si schiarì la voce. "Hai acquisito sicurezza nel tuo lavoro, Laura. Scusami per non essermi complimentato per la tua assunzione. Te la meriti." Finalmente aveva biascicato due parole uscendo da un imbarazzante mutismo.

"Grazie, detto da te è un grande complimento, ma ora la tua tortura è giunta al termine: ho finito e possiamo uscire." Non se lo fece dire due volte, si alzò con una rapidità inusuale nonostante le stampelle e prese il cappotto.

Albert come sempre ci aspettava in auto, mi domandai quanta pazienza potesse avere quel povero uomo agli ordini di Holmes. Quante volte aveva sopportato i nostri capricci rimanendo nell'ombra!

Mycroft gli chiese di portarci in un locale appena fuori Londra. Avevamo bisogno di passare la serata insieme che ci permettesse di rilassarci. 

Lui, affondato sul sedile, aveva allungato la mano avvicinandola alla mia, ma non era andato oltre, sorrisi a quella sua incertezza, gliela accarezzai e intrecciai le dita alle sue. Si rilassò, continuando a interessarsi alla strada, ma la sua stretta si era fatta forte.

 In realtà capivo che era turbato e nascondeva la preoccupazione per il mio atteggiamento, ma presa dal disagio di dovergli dei chiarimenti non dissi nulla e mi limitai a poche banali frasi sul viaggio.

L'auto si fermò lungo il Tamigi, Mycroft sapeva che adoravo il fiume che scorreva placido prima di entrare in città, le rive curate e verdeggianti mi ricordavano l'Italia.

"Grazie per avermi portato qui." Gli sussurrai all'orecchio mentre lo aiutavo a uscire dall'auto.

Lui bofonchiò una scusa. "Visto che ho dovuto leggere la tua guida di Londra sottolineata in più punti, beh eccoci qua."

Risi divertita dal suo sguardo malizioso. "Te ne sei approfittato! Nessuna deduzione stavolta, razza d'imbroglione."

Alzò le sopracciglia. "Detto da te lo accetto, mi piace sorprenderti, arricci le labbra e sei deliziosa."

"Come sei galante, e quanto ti piace?"

"Da baciarti se non fosse che c'è gente che ci osserva." Ridacchiò ed era un bene perché il suo volto si era rasserenato e questo aiutava anche me. Lo presi sottobraccio e sfregai la testa sulla sua spalla.

"Andiamo my lovely english man"

Il locale era semplice, c'erano alcune sale con tavoli un po' appartati e apparecchiati con delicate tovaglie fiorate. Il posto era frequentato da molte coppie e da giovani che schiamazzavano. Scegliemmo un posto che ci garantisse un po' di privacy. 

 Mycroft chiese una bottiglia di vino bianco italiano prodotto dalla tenuta Lorenzi, un gesto che apprezzai molto, difficilmente si scordava qualcosa. Ordinammo e senza fretta assaggiamo dei fantastici appetizer. La prima ora trascorse tranquilla, mi accorsi che lui tamburellava sul tavolo con le dita ormai libere dalle costrizioni delle fasciature. Era nervoso e mi sentii in colpa.

"Myc, non devi stare in pena. Non è niente che ti riguardi, nessuna "marcia indietro," in Italia diciamo così per confermare le scelte fatte senza rimpianti di sorta." Le dita si fermarono, mi prese la mano che era appoggiata sul tavolo.

"Che c'è Laura? Ti ho osservato, ma non ho voluto dedurre, voglio che sia tu a dirmelo. Ma hai parlato di libidine e credo di ...capire che..."

Inghiottii a vuoto, presi coraggio decisa a chiarirmi con lui.

Le solitudini elettiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora