Diciannovesimo capitolo

1 0 0
                                    

"Quindi, ricapitolando: lui è tuo zio, che se n'è andato di casa 𝑎 diciassette anni, per scappare da questa città. Si sono perse le sue tracce per circa sette anni, quando poi è ricomparso, portando con sé il suo traffico di droga. Tu 𝑙'hai incontrato la prima volta quando è andato 𝑎 trovare tuo padre dicendo di essere diventato un uomo 𝑑'affari. Hai capito subito in cosa consistessero 𝑖 suoi affari, mentre tuo padre ancora non sa niente. Hai comprato la prima volta da lui quando 𝑖 tuoi si sono separati, 𝑒 poi hai continuato 𝑎 contattarlo per comprare pillole. Fornisce questa roba 𝑎 tutta la città, anche ai ragazzini, 𝑒 si serve di chi è in difficoltà, concedendo prestiti 𝑜 dando aiuti di altro tipo, per poi fargli fare il lavoro sporco. Il classico modo 𝑑'agire dei boss della droga" termino, pensando 𝑎 quanto questa roba sembri surreale, 𝑎 sentirla nella realtà.

Lui annuisce, con lo sguardo perso nel vuoto.

"Lui tiene molto al legame con tuo padre, suo fratello, 𝑜 sbaglio?" gli domando, riscuotendolo.

"Altroché. Gli lecca il culo neanche fosse un buon gelato" risponde, con la solita eleganza.

"Quindi, 𝑙'unica persona 𝑎 cui tenga davvero... è lui?"

"Be', anche 𝑎 mia madre, è molto legato, per così dire. 𝑙'ho scoperto solo dopo: 𝑖 miei si sono lasciati perché lei lo tradiva con il fratello, anche se mio padre non ha mai scoperto di chi si trattasse"

"Quindi... abbiamo ben due cose con le quali ricattarlo" concludo, facendo alzare gli occhi di scatto ad entrambi.

"Ricattarlo?" chiede Judah, stranito.

"Be', certo, come altro vorresti fare 𝑎 risolvere questo casino?"

"In un modo che non ci faccia uccidere" risponde, con ovvietà.

"Be', parliamo di un vero garante della droga, ragazzi miei. Non so cos'aveste in mente quando ho detto di voler fare qualcosa, ma non vedo altro modo 𝑑'agire" rispondo io.

Judah si passa una mano nei capelli, sussurrando un:"Merda"

Io alzo gli occhi al cielo, trovando la situazione surreale, ancora una volta.

"𝑐'è solo un modo per non rischiare" continuo, cercando di non pensare al fatto che no, non esiste un vero modo per non rischiare.

"Dobbiamo farlo entrare in un territorio che possiamo controllare, come casa d'Ambray. Dev'esserci anche tuo padre, Seth, lui è la nostra esca 𝑒 il nostro ostaggio, per fare un paragone non troppo azzeccato. Dovremo cercare di non farci scoprire da lui, però. Perché questo è quello che offriamo in cambio della tua libertà, il nostro silenzio. Non ho mai sentito di omicidi 𝑜 simili, qui in città. Questo mi fa pensare che non agisca spesso così, che si limiti alle minacce, 𝑒 di questo sono abbastanza sicura" - per la cronaca, non è per niente vero - "ci guadagna di più 𝑎 lasciarti in pace 𝑒 basta, in fin dei conti"

I loro occhi azzurri mi fissano in modo strano, 𝑒 questo mi irrita.
"Allora?! Sveglia cretini"

"Ma tu da dove sei uscita esattamente? Agatha Christie 𝑜 Miss Detective?" domanda Seth, procurandosi uno dei miei sguardi, accompagnato da un:"Non nominare Agatha invano, 𝑜 metto in pratica quello che ho imparato da lei"

"Okay, è una vita che leggo succedere questo tipo di cose, 𝑒 fare come se nella realtà fosse possibile agire nello stesso modo mi permette di non impazzire. Questo non toglie che è un buon piano" termino, andando verso la porta per scendere 𝑎 prendere qualcosa da bere.

"Be', contando che qui le uniche vite in gioco sono le nostre, penso che sia abbastanza realistico pensare ad un piano per salvarci le palle" dice Seth, seguendomi.

The breakfast clubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora