Secondo capitolo

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Seth mi passa una sigaretta ma io la rifiuto.

Non ho mai fumato da sobria.
La verità è che non mi è mai piaciuto.

Prendo la bottiglia di birra e bevo un sorso, per poi girarmi a guardare il cielo.

La luna si erge brillante tra i rami degli alberi, che oscillano grazie al leggero venticello che si è alzato.

Questa sera Wyatt è arrivato mezz'ora in ritardo e di cattivo umore, entrambi fatti più che strani.
Il suo fidanzato l'ha tradito, e anche se non è una novità - gli voglio molto bene, ma non si può dire che abbia giudizio in fatto di ragazzi - lui ci è rimasto molto male.

È forse il più dolce e sensibile fra di noi, e, infondo, mi dispiace per lui.

Io ho avuto poche relazioni, e quelle che ho avuto consistevano più che altro in amicizie finite male.

Non sono mai stata dolce, affettuosa o minimamente romantica.

Quelli con cui sono uscita, me l'avevano domandato solo grazie al mio aspetto, questo ormai lo so, non è una novità.

Non che io mi veda bella, ma in generale sono considerata tale: ho capelli castano scuro, quasi bruni, pelle molto chiara, occhi di un bel connubio tra azzurro e verde, abbastanza magra, fisico sinuoso, curve al punto giusto.

Spesso non trovo la voglia per infilarmi le lenti a contatto, quindi indosso gli occhiali, dalla montatura larga, in plastica trasparente.

I miei capelli sono tinti di blu elettrico per la metà inferiore delle lunghezze - i capelli sono spesso l'unica cosa colorata che ho addosso-.

"Ehi, tra due settimane avrò casa libera, ho intenzione di dare una festa, voi potreste venire li prima e aiutarmi coi preparativi" se ne esce Wyatt, dopo aver buttato a terra la sigaretta.

"Per me va bene, basta che riempi il frigo prima" gli risponde Levi, che come al solito pensa solo a scroccare cibo in giro.

Il resto di noi annuisce, e poi mi viene un'idea:"E ora vi piacerebbe andare a rubare le reti del campo da calcio?" domando alzandomi e facendo un sorriso dei miei, inquietante al pari di quello di Mercoledì Adams.

"Oh oh, certo che si" risponde Aidan, che più di tutti odia quei cretini della squadra giovanile della città.

Si deve sapere che qui da noi lo sport più "acclamato" è il calcio: i giocatori di football dei film qui giocano a soccer, ovvero a calcio.

Non mi domandate perché, è sempre stato così, e quei bastardi si prendono gioco di chiunque non sia nella loro stupidissima squadra da troppo tempo.

Ci alziamo e ci avviamo velocemente verso il campo.

La difficoltà ora sarà superare le cancellate che si trovano tutt'intorno al campo, e Aidan mi fa segno di raggiungerlo.

"Dai, vai prima tu, ti aiuto" e mi porge le mani dove posiziono il piede, per poi reggermi e scavalcare la muratura in cemento, spessa circa trenta centimetri.

Poi tocca a Seth, il quale mi precipita letteralmente a venti centimetri di distanza.

"Il prossimo magari lanciatemelo direttamente in testa, razza di cretini" gli sussurro, tanto forte da farmi sentire ma non abbastanza da attirare l'attenzione.

"Detto fatto" sento dire da Levi, e poi vedo spuntare i capelli rossicci di Wyatt, in tempo per non farmelo arrivare addosso.

"Vaffanculo" dico, usando il medesimo tono di prima.

Una volta entrati tutti, ci avviamo verso le reti, che cominciamo a tagliare con dei coltellini, per poi strapparle dai supporti e farle a pezzettini, sparpagliandoli per tutto il campo.

Poi, non ancora soddisfatti, prendiamo le bombolette spray e cominciamo a 'disegnare' direttamente sull'erba finta, tra quelle che prima erano reti.

Ce ne andiamo ridendo, senza lasciare nulla che riconduca a noi.

Appena usciti però scorgiamo una luce accendersi e qualcuno urlare qualcosa contro di noi, che ci affrettiamo cominciando a correre a perdifiato per la strada principale, per poi entrare nei vecchi campi, che ora sono solo distese di verde, con qualche capanno abbandonato e pochi canali che ancora reggono il peso del terreno, ormai terra di nessuno.

Una volta arrivati al centro di questa terra, abbastanza distante dalla città da non permettere ad anima viva nè di vederci, nè di sentirci, urliamo, urla di libertà e giovinezza, e poi ci guardiamo tra di noi, ancora ridenti, per poi buttarci a terra, ancora affannati per la corsa, e osserviamo il cielo, nel quale si scorgono le stelle, e la luna che sembra sorriderci complice.

Spesso compiamo piccoli crimini, come imbrattare muri, o in questo caso prati, distruggere oggetti o 'beni' pubblici, ma mai senza un motivo.

Ci sono quelle sere che non ce la facciamo più, allora prendiamo qualche povero cretino tra i tanti che ci rovinano la vita e lo facciamo incazzare.

Spesso sentiamo lodare per i corridoi questi cinque adolescenti, battezzati come quelli del "breakfast club" e sorridiamo sotto i baffi, ricordando le nostre imprese, quasi orgogliosi.

Il nome del gruppo viene dal nostro primo incontro, quando alle medie andammo al cinema con la scuola e finimmo nella sala sbagliata, dove, appunto, trasmettevano l'omonimo film:"the breakfast club", per l'anniversario di non ricordo quanto dall'uscita.

Ricordo quanto tutto questo sembrasse eccitante ai miei occhi, che non ho mai sopportato la noia, che invadeva la mia vita.

All'inizio avevo paura, paura di essere scoperti, insomma tutti i timori che può avere una ragazzina di dodici anni nell'imbrattare i muri della propria scuola, nello sradicare le piante nelle aiuole, ecc..., ma a spingermi a farlo 𝑐'erano motivazioni più grandi, come la giustizia, la libertà; la gioia, la fierezza e l'interesse che scorgevo negli occhi dei miei coetanei quando parlavano di noi, come di dei, di super eroi che facevano valere le loro volontà e le loro idee.

Questo mi è sempre piaciuto del nostro "breakfast club", questo mi permette di restare a galla e sopportare tutto.

The breakfast clubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora