Tredicesimo capitolo

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"Ehi, vorreste spiegarmi cosa sono questi volantini?" sbraita il preside, avvicinandosi 𝑎 noi come un avvoltoio, sventolando un volantino rosso pieno di pieghe.

"Noi ne sappiamo quanto lei" dice innocentemente Levi.

"Non sa leggere per caso?" gli chiedo io, cercando di non sorridere troppo evidentemente.

Lui mi rivolge un'occhiata truce, per poi avviarsi come una furia verso il suo ufficio 𝑒 la sala insegnanti.

Sposto lo sguardo lungo il corridoio, 𝑒 osservo tutti gli studenti, chi stupito 𝑒 confuso, chi elettrizzato, chi divertito, chi orgoglioso, tutti con in mano un volantino aperto, con questa frase in copertina:"La società non è materiale, non è invariabile. Spetta 𝑎 noi creare la nostra, cambiandola"

Non è giusto che qualcun altro decida come sia giusto vivere, come noi dobbiamo vivere.
Le regole servono finché non limitano la libertà 𝑒 la felicità delle persone.
Non dobbiamo farci rinchiudere 𝑎 forza di divieti 𝑒 punizioni. Dobbiamo lottare, far capire 𝑎 chi 𝑙'ha dimenticato che non siamo tutti uguali, 𝑒 non possiamo vivere tutti allo stesso modo. Ognuno deve avere la possibilità di sbagliare, di scegliere 𝑒 di essere se stesso.
Siamo adolescenti, non robot, 𝑒 non serve 𝑎 niente ridurci 𝑎 ingranaggi di una società.
La società, che cos'è poi quest'invenzione che rinchiude le nostre menti?
Noi la possiamo cambiare, possiamo farla nostra, 𝑒 dobbiamo farlo.
Di vita ne abbiamo una, 𝑒 dobbiamo sfruttarla, dobbiamo essere capaci di pensare 𝑎 quello che ci rende felici, oltre 𝑎 quello che è giusto, 𝑎 quello che è il nostro dovere.

Se siete con noi, mercoledì venite tutti vestiti come avreste sempre voluto fare.
Scrivete quello che vi pare ingiusto 𝑒 che vorreste cambiare nella società 𝑎 questo numero:**********
Tutto sarà anonimo, ma il vostro messaggio verrà esposto

Tutto questo incorniciato da disegni 𝑎 tema, trovati da Wyatt 𝑒 Aidan su Internet.

Presi cinquanta dollari dalla cassetta siamo andati in copisteria 𝑒 abbiamo fatto trecento copie di quel volantino.

Seth 𝑒 Levi sono arrivati 𝑎 scuola prima dell'apertura, così da poter piazzare in giro per la scuola 𝑒 negli armadietti tutte le copie.

Durante la mattinata non si è parlato 𝑑'altro, 𝑒 appena il preside si è accorto di quello che circolava per 𝑖 corridoi 𝑒 nelle classi, si è attivato per limitare qualunque tipo di conseguenza.

Il preside si piazza in mezzo al corridoio, mentre il resto degli insegnanti gli stanno dietro.

"Chiunque abbia scritto questi stupidi volantini lo dica subito, e la punizione sarà meno dura. Va contro molte regole incitare gli studenti 𝑎 disubbidire, per di più con mezzi non autorizzati" termina, con tono serio 𝑒 autoritario.

"Vuole dire che non è un nostro diritto esprimere le nostre idee? Che va contro le regole dare messaggi ai propri coetanei?" domando io, facendo voltare centinaia di teste verso di me.

Lui rimane interdetto, seguendo la folla nello spostare lo sguardo verso di me.
"Questo non è un messaggio, è una chiara incitazione, 𝑎 cosa, non ne ho idea. Vuoi illuminarmi, signorina Hale?"

Io alzo un sopracciglio, con sguardo di sfida:"Io credo che chiunque abbia scritto questo lo abbia fatto solo per il bene di tutti noi. Per farci pensare, per farci riflettere su noi stessi 𝑒 cosa conta per noi. Non crede che sia importante capire chi siamo 𝑒 cosa vogliamo dalla vita?"

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