Quarto capitolo

9 0 0
                                    

Un suono tremendamente irritante mi sveglia, credo per la quinta volta, 𝑒, riscuotendomi di soprassalto, cado giù dal letto imprecando 𝑒 portando il cellulare con me sul pavimento.

Mi dò uno schiaffo da sola, cercando di svegliarmi per disattivare la sveglia.
Comincio aprendo un solo occhio, giusto per abituarmi, 𝑒 abbasso lo sguardo sul display del cellulare: le otto meno venti.

Devo essere 𝑎 scuola tra cinque minuti.

Cinque.

Mi alzo 𝑒 in un millesimo di secondo sono in bagno 𝑎 lavarmi.

Mi precipito verso il mio divano 𝑒 pesco qualche capo di vestiario, completamente 𝑎 caso.

Sempre in stile "the flash", prendo lo zaino ed esco di casa.

Arrivo correndo 𝑎 scuola, dove 𝑖 corridoi sono semi-vuoti, 𝑎 distanza di circa dieci minuti dal suono della campanella di inizio lezioni.

Mi fiondo letteralmente oltre la porta dell'aula di scienze, dove tutti si girano 𝑎 guardarmi ancora mezzi addormentati.

"Grazie di averci degnato della tua presenza, signorina Hale" mi accoglie la prof, in attesa che mi vada 𝑎 sedere.

"Scusi il ritardo, prof" dico col tono più gentile che riesco 𝑎 trovare - ovvero una via di mezzo tra irritato e mezzo addormentato- davanti a quella sua espressione odiosa.

Con tutta la calma del mondo, vado 𝑎 sedermi vicino ad Aidan 𝑒 gli altri, che stanno tutti ridendo sotto 𝑖 baffi.

"Direi che possiamo continuare allora" continua la prof, per poi girarsi 𝑒 continuare il disegno che stava cercando di fare prima che entrassi, per introdurre 𝑙'argomento volatili.

"Alla buon ora, eh" dice Seth, con la solita simpatia.

Io mi giro facendogli il dito medio, 𝑒 lui mi sorride in modo volutamente irritante, per poi cominciare 𝑎 copiare dalla lavagna tutto quello che riesce 𝑎 decifrare.

La Lawrenson scrive peggio di me, 𝑒 questo è tutto dire.

Per il resto dell'ora cerco in ogni modo di non addormentarmi, mettendomi 𝑎 disegnare, in parte sul libro, in parte sul banco, fin quando -accompagnata da un sospiro di sollievo generale- la campana decide di farsi finalmente sentire.

Ci avviamo tutti 𝑒 cinque verso gli armadietti, consapevoli che le prossime due ore saranno per noi di completa libertà, assumendo quindi pose particolarmente rilassate.

Le famigerate ore di educazione fisica, per ognuno di noi sono sempre state un supplizio, per un motivo 𝑜 per 𝑙'altro, quindi, arrivati qui, abbiamo deciso che non le avremmo mai più frequentate, 𝑒 così è stato.

La nostra professoressa di educazione fisica, alla quale penso manchino meno di due anni all'età da pensionamento, è completamente consapevole dell'inutilità della sua materia.
Non abbiamo partecipato 𝑎 neanche una delle sue lezioni, firmando da noi le giustifiche.
Non sono del tutto sicura che si sia mai accorta della nostra assenza -𝑒 questo è senz'altro un bene-, ma, in ogni caso, non ha mai manifestato il desiderio che ci unissimo alle lezioni, dandole in questo modo maggiore disturbo con la nostra "incapacità 𝑒 goffaggine", come le prof delle medie chiamavano le nostre difficoltà.

The breakfast clubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora