Epilogo

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"Come?" gli domando, non capendo.

"Judah... se l'è trovato davanti, mio zio in persona, e mentre parlavano lui ha tirato fuori una pistola. Judah è riuscito a chiamare la polizia, per fortuna. L'hanno arrestato, finalmente" lo dice con leggerezza, mentre io continuo a pensare a quanto sia cretino quel ragazzo.

"Ma voleva farsi ammazzare?!"

"Stai tranquilla, lui sta bene. Mio zio ha sparato un solo colpo, e l'ha baccato di striscio su un braccio. E' poco più di un graffio" mi informa, e a me quasi cade il telefono.

"Gli ha sparato? Ma io lo ammazzo, quel ragazzo. Perché cazzo è andato a cercarlo, di nuovo?" gli chiedo, senza perdere troppo il controllo, ma decisamente impressionandolo.

"Non ti ho mai vista perdere le staffe, sarà divertente. Adesso penso che sia alla centrale di polizia, se vuoi ti ci accompagno" propone, e io accetto, dopo averlo mandato a quel paese.

Mi alzo, rimetto il trucco sugli occhi e del burro cacao e mi infilo i miei jeans neri strappati. Sopra ho una maglietta grigia dei 'Metallica', che mi arriva fin sotto il sedere e una felpa nera aperta.

Prendo la mia borsa di tela con telefono, lettore ebook, auricolari e quant'altro ed esco.

Trovo Seth fuori da casa mia, e mi stupisco come ogni volta della sua velocità.

Quando arriviamo al piccolo commissariato passiamo direttamente nella sala d'aspetto, che qui consiste in una cella aperta e non più grande di uno sgabuzzino.

Il ragazzo che in questo momento vorrei tritare vivo è seduto li, con una camicia infilata solo per metà e un braccio bendato.

Per il resto, si direbbe che si stia riposando sul divano di casa, a guardarlo.

"Tu. Sei. Morto" gli dico, facendo pause piene di enfasi tra le parole e avvicinandomi lentamente.

Lui alza la testa e comincia a seguire i miei movimenti attentamente.

Però capisco che è davvero felice di vedermi, e questo mi fa sorridere.

"Allora? Come preferisci morire? Impiccato, tritato, mangiato da un serpente? Sono aperta a qualunque richiesta" continuo, facendo sorridere perfino lui.

Seth è stupefatto. Lo si capisce molto bene dalla sua espressione. Sta pensando qualcosa come: 'quand'è che hanno imparato a sorridere, questi due?'

La felicità in qualche modo mi ha sempre spaventato.
Ma ora, c'è lui, e non posso fare a meno di sorridere.

***

Judah's POV

La vedo avvicinarsi e devo davvero impegnarmi per non alzarmi e andare da lei.

Quando avevo quel tizio davanti, e pensavo che sarei morto di li a poco, che mi avrebbe sparato - cosa che poi ha fatto, tra l'altro - mi è sembrato di sentirla, di sentire il suo sguardo, enigmatico, che sembra dire: ' tu non mi conoscerai mai del tutto, anche se ci provi, è impossibile ' e ho avuto come un flash, ho preso il telefono e ho fatto il numero della polizia.

"Allora? Come preferisci morire? Impiccato, tritato, mangiato da un serpente? Sono aperta a qualunque richiesta" mi domanda, continuando ad ostentare un'aria distaccata, ma non riuscendo a reprimere un sorriso.

Io allora sorrido a mia volta, è più forte di me.

"Penso che vada bene tutto, se sei tu ad uccidermi" rispondo, tirando fuori un lato romantico che neanche pensavo di avere.

"D'accordo... be', avrei diverse idee" risponde, arrivandomi davanti.

Io mi alzo e la abbraccio, con il braccio sinistro, quello sano.

Lei si irrigidisce, come fa quando chiunque altro cerca di toccarla, ma alla fine cede e appoggia la testa contro il mio petto.

"Sono contento che sia finita... ma preferirei non vi scambiaste troppe smancerie, finché sono qui. Sapete, non c'è un bagno per vomitare, in questo posto" dice Seth, facendomi alzare lo sguardo verso di lui.

Lo guardo imponendogli il silenzio, mentre Raven gli risponde: "Chiama Wyatt, imitaci e stai zitto"

Io sorrido, mentre vedo Seth fare lo stesso e tirare fuori il telefono: "Con piacere"

Una volta rimasti soli, la bacio.

***

Siamo seduti sul tetto, io con un libro di poesie in mano, dove ho scritto anche quelle di mia invenzione, nei margini, e Raven appoggiata a me, a disegnare.

Si sta alzando il sole, in città, e le luci cominciano ad accendersi nelle case.

E' stata lei a guidarmi qui, direttamente dal commissariato.

Mi ha portato fin quassù, dicendo di fare attenzione, perché la struttura, già pericolante prima, era stata distrutta in parte. Tutto si era fermato, però, e nessuno sapeva perché.

Be', nessuno tranne Raven, o almeno questa è stata la mia impressione, quando me ne ha parlato.

Siamo qui da un'ora circa, abbiamo parlato, letto poesie, ascoltato musica, a turno dalle mie e dalle sue playlist.

La vedo alzare il viso e guardarmi negli occhi.

Lei e quel suo sguardo... mi manderanno al manicomio.

"Ti leggo una cosa, aspetta" le dico, prendendo 'Jane Eyre' dallo zaino.

Lo sfoglio fino a trovare quello che stavo cercando, e leggo: "Ho una strana sensazione nei vostri riguardi, soprattutto quando mi siete vicina come in questo momento. Sento come se io avessi un laccio legato al mio fianco sinistro, e voi siete strettamente legata alla stessa maniera. E ora che andrete in Irlanda, con tutta quella distanza tra di noi, ho paura che questo laccio finirà con lo spezzarsi e che io sanguinerò. Ma voi no, voi mi dimenticherete."

"No mai! Come potete pensarlo?" recita lei, facendomi sorridere.

"Jane... io" mi fermo, cercando di capire come dirlo.

"Tu?..."

"Io ti amo" Dico, infine, aspettandomi di essere mandato al diavolo, o cose simili.

Lei continua a guardarmi, impassibile come al solito, e continuo a pensare di non aver mai visto ragazza più bella e letale allo stesso tempo.

Alla fine, lasciandomi completamente sbalordito, facendomi spuntare uno di quei sorrisi che pensi non se ne andrà mai, semplicemente, mi prende una mano, intreccia le sue dita alle mie, e dice:

"Ti amo"

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