"Siete sospesi con effetto immediato per crimini ai danni della scuola" proclama il preside entrando in classe, sfoggiando un sorrisetto vittorioso.
"Con che prove ci accusa, signor preside?" gli domando io appena si ferma davanti al mio banco.
"Con che prove? Io sono il preside, e so che siete voi, i vandali. E questo è quanto basta, ragazzi miei" dice con una risatina.
Io lo guardo con le sopracciglia alzate per qualche secondo, poi mi alzo, prendo zaino e libri ed esco, seguita dai ragazzi.
"E ora?" domanda Wyatt, raggiungendomi velocemente.
"E ora, cominciamo a giocare sporco anche noi" gli rispondo, uscendo.
Li sento sorridere anche senza girarmi, e proclamo: "Fase quattro"
***
Seth sguscia dentro, passando dalla porta che da sulla palestra.
Io, Aidan, Levi e Wyatt ci mettiamo in piedi, a qualche metro dalle due porte che segnano il confine della scuola.
Dopo qualche secondo l'allarme anti-incendio comincia a suonare, e si scatena il caos tra gli studenti diretti alle uscite.
Tutti si fermano quando ci vedono disposti a semicerchio sull'ampio marciapiede.
"Anonimo: io sono gay, e vorrei poter baciare il mio ragazzo senza essere punito. Come tutti gli altri." Comincia Wyatt, leggendo quello che lui stesso aveva scritto a voce alta, così da farsi sentire.
"Io vorrei poter suonare la mia chitarra elettrica, anche a scuola, al posto del violino" continua Aidan.
Levi mi guarda, facendomi segno di continuare al suo posto.
"Io vorrei essere valorizzata per quello che sono, senza dover dimostrare il mio valore con degli stupidi voti. Vorrei che potessimo esprimerci liberamente. Vorrei che ognuno fosse supportato in quello in cui crede, senza essere continuamente giudicato" termino, e vedo spuntare il preside, con il suo inseparabile megafono.
"Adesso rientrate tutti dentro, immediatamente! Quanto a voi, state alla larga dalla scuola" urla, facendosi spuntare nuovamente la pulsazione sulla tempia.
Nessuno si muove, tutti continuano a restare in silenzio, attendendo degli sviluppi.
"Non siamo nei confini della scuola, non può cacciarci" interviene Seth, arrivato di corsa pochi attimi prima che il preside uscisse.
Quest'ultimo se possibile diventa ancora più rosso dalla rabbia, spostandosi dall'entrata e ripetendo a tutti di seguirlo all'interno.
Ancora una volta, nessun movimento.
"Voi ci avete scritto dei messaggi, a centinaia, tutti chiedendo di essere ascoltati riguardo qualcosa che volevate cambiare. Noi vi abbiamo ascoltati. Ora siamo qui perché anche il preside faccia lo stesso." intervengo io, attirando l'attenzione di tutti i presenti.
"Si, noi vogliamo essere ascoltati, non è vero?" alza ancora il volume di voce Levi, intervenendo per coinvolgere gli altri, che rispondono con: "Si!", "Esatto"
Il preside allora si fa strada in mezzo alla massa di studenti, arrivando a qualche metro da noi.
"Smettetela subito, tutti! Chiunque emetta ancora una sola sillaba, finirà dritto in punizione!" dice, girandosi verso gli studenti.
"Ora basta, tutti in classe!"
"Questa è una protesta pacifica. Quello che chiediamo, non è molto. Solo che ci sia più giustizia; che il cibo rispetti i bisogni di tutti; di poterci esprimere e di poter essere noi stessi. Ce lo vuole negare categoricamente?" sono io a parlare, anche se non mi riconosco.
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The breakfast club
Dla nastolatkówCinque adolescenti che riescono a cambiare le cose, che lottano per quello che credono giusto. Una ragazza, che trova qualcuno di così simile a lei, che riesce a capirla. Riuscirà ad accettare i propri sentimenti? Una teen fiction per chi ama legge...