Primo capitolo

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Entro a scuola e vado verso gli armadietti, non guardandomi nemmeno intorno.
So già dello schifo che mi circonda.
Bande di ragazzini, tutti diversi e uguali allo stesso tempo.

Ad un certo punto noto i ragazzi, e mi avvicino.

Li conosco da una vita, siamo sempre stati in classe insieme, dalle medie, e il resto è venuto da sè.

Ci accumunava solo l'odio verso la società che ci stava intorno e il nostro essere inadatti.

Stiamo insieme in lavori scolastici, a pranzo, fuori da scuola e in giro per la città a non fare praticamente niente.
Andiamo in giro, facciamo graffiti, mangiamo montagne di pizze nei luoghi più disparati, parliamo, facciamo gli scemi, beviamo, a volte bibite, a volte birre o altro alcool preso in giro.

Loro per me sono come dei fratelli, gli unici che si preoccupano per me e che cercano di capirmi.

E' una bella amicizia, non ci sono vincoli o obblighi, quando hai voglia li chiami e chi c'è viene, chi no recupera la volta dopo.

Mi avvicino a loro e Levi mi toglie il cappuccio: "Ehi, è arrivata la nostra Rav" dice mettendomi in disordine i capelli, cosa che mi fa incazzare.

Io lo guardo torva dal mio metro e sessantacinque contro i suoi venti centimetri in più: "Coglione" gli dico, e lui mi guarda, sempre sorridendo, per poi abbracciarmi, altra cosa che odio, il contatto fisico.

"E' lei siamo sicuri" dice dopo avermi liberata, finalmente, e aver visto la mia faccia, non mollando un attimo quel sorriso da scemo.

Aidan mi mette un braccio sulle spalle e mi accompagna al mio armadietto, mentre gli altri ci seguono, conducendo un dibattito su un qualche videogioco che io ovviamente non conosco.

Levi è quello simpatico, biondo cenere e occhi nocciola, abbastanza carino; ha avuto almeno cinque ragazze in un'estate; Wyatt, è forse il ragazzo più attraente della scuola, capelli di un rosso vivo e occhi verdissimi, ma è gay, questo almeno lo salva dal branco delle ragazzine adoranti, almeno di solito; è simpatico, ha stile, siamo sempre stati molto legati. Poi Aidan, capelli bruni 𝑒 occhi del medesimo colore, più alto di tutti i ragazzi della scuola, vicino a lui sembro la sua sorellina, però è come se lo fossi in fin dei conti; per il resto, suona la chitarra elettrica, ed è il migliore amico che si possa desiderare; e in ultimo Seth, lucenti capelli biondo platino, occhi grigi, lui è quello che nessuno sopporta, è un secchione, è ricco ed è sul serio insopportabile, ma a noi va bene così.
E poi io, l'artista un po' depressa, fredda e senza cuore.

Dopo la sfilata di tutte le "classi sociali" della scuola che si avviano in classe, li seguiamo anche noi.

"Alla prima ora cos'abbiamo?" chiede Seth.

"Dovrebbe esserci letteratura inglese, in teoria" gli risponde Wyatt.
Io annuisco.
Letteratura è una delle mie ore preferite, ma non perchè mi piaccia la materia in sè, bensì, perchè la professoressa che ce la dovrebbe insegnare non ci controlla nemmeno in classe, infatti ci lascia a vedere documentari o a fare ricerche, o a volte, addirittura, ci lascia a studiare da soli. Non ricordo che in quattro anni abbia mai spiegato una sola pagina.
Io sfrutto l'ora per leggere solitamente, dato che il programma me lo sono già fatto tutto quest'estate e i test sono più rari dei capelli dei simpson.

Entriamo e ci sediamo, io, Aidan e Seth in ultima fila, mentre Levi e Wyatt davanti a noi, così da potersi girare indietro una volta che la prof. ci ha "affidato un lavoro" e se n'è andata per "ordini del preside".

Io tiro fuori l'ultimo libro 'paranormal'che ho trovato tra gli scaffali della biblioteca, che non sono ancora riuscita a leggere, e lo apro, raccogliendo subito dopo le mie auricolari nere dallo zaino e facendo partire la mia playlist, composta principalmente da rock, grunge, sad indie e Lil peep.

Ad un certo punto, Levi interviene:"C'è qualcuno di voi disposto ad ospitarmi per la notte per caso?"

"Perché, alla casa famiglia non trovano più una branda per te?" lo schernisce Seth, che si zittisce dopo aver ricevuto un'occhiata di ghiaccio dal biondo.

"C'è un tipo nuovo, non so da dove arrivi. L'hanno messo in stanza con me, e io... ecco... lo dovete conoscere per capire"

"Be', forse riesco a convincere mio fratello a farti dormire sul suo divano, vedrò cosa posso fare" risponde Aidan, sempre disponibile.

***

"Quindi stasera da chi facciamo?" chiede Wyatt mentre usciamo dalla classe, con il trillo dell'ultima campanella della giornata in sottofondo.

"È un po' che non andiamo al parco, potremmo trovarci li" rispondo io, avviandomi verso l'aula di arte e tirando fuori il pranzo, che consiste in una barretta ai cereali 𝑒 una bottiglietta d'acqua.

"Perfetto, allora sotto il salice piangente alle sei" dichiara quasi urlando Levi, per poi farmi un cenno a mo' di saluto e guadagnare l'uscita, seguito dagli altri tre.

Entro nell'aula semi vuota, andando a posizionarmi nel mio solito angolo, con il blocco da disegno e le matite disposte alla rinfusa sul tavolo.

Gli unici a frequentare questo corso sono un ragazzo dai capelli ossigenati, magrolino e dallo sguardo simpatico, che disegna manga; una ragazza dai capelli nerissimi, che veste come una figlia dei fiori, sempre un po' fra le nuvole, e dipinge con mille colori e tecniche; un ragazzo asiatico, taciturno e solitario, che lavora con carboncino e gomma pane, e la cui arte mi incuriosisce molto; una ragazza del mio stesso anno, minuta al punto da sembrare una dodicenne, con dei lunghi capelli biondi, molto brava con le sculture e i gessetti; e una ragazza di origine araba, dai bellissimi e profondi occhi scuri, che dipinge in modo astratto.
Io uso molte tecniche, dalla matita, ai pastelli, ai gessetti, all'acrilico, alle bombolette, all'olio e via dicendo, anche se il mio preferito rimane quest'ultimo, che mi riporta all'arte rinascimentale, barocca e impressionista, la mia preferita.
Il professore che non mi ero neanche resa conto fosse entrato si alza dalla scrivania e cominciano ufficialmente le tre ore di lavoro con un annuncio:"Da oggi avremo con noi un nuovo artista, Judah" e indica un ragazzo seduto al capo opposto della stanza rispetto a me, che sta usando uno sfumino per preparare un disegno ad acquerelli, cosa che pensavo di essere l'unica a fare.

Lui alza impercettibilmente la testa smuovendo appena il ciuffo di cappelli scuri che gli ricade sulla fronte pallida, spostando lo sguardo verso di me e squadrandomi attentamente con quegli occhi chiarissimi, che paiono ghiaccio grigio-azzurro.

Io lo studio a mia volta, per niente intimorita dal suo sguardo penetrante e glaciale, per poi tornare a quello che stavo facendo, concentrandomi sul testo di "We think too much", una delle mie canzoni preferite.

Le ore passano veloci come sempre, e io mi preparo in fretta e furia per uscire.

Mi avvio verso la porta e noto che siamo rimasti solo io, il prof e il ragazzo nuovo, che sta tranquillamente svuotando il bicchiere dell'acqua e lavando i pennelli al lavandino.

Arrivo alla cattedra e vengo fermata dal professore di arte, un uomo sulla cinquantina, magro e alto, senza barba o baffi, con dei profondi occhi neri e dei radi capelli biondi, che conserva ancora solo un briciolo dell'antico fascino.
"Raven, giusto? Ti dovrei chiedere un favore... ehm... mi serve un ragazzo che accompagni e aiuti il nostro amico qui, che è appena stato trasferito. Non abbiamo nessun candidato al momento che potrebbe occuparsene e il mio primo pensiero è andato a te, ottima studentessa e artista"
Rimango impietrita a fissarlo ad occhi leggermente sgranati e sopracciglia alzate, sperando di comunicargli il mio disappunto, di cui non si cura affatto, rivolgendomi un ultimo sorriso radioso e alzandosi per andarsene:"Bene, allora vi lascio a conoscervi, ci vediamo domani"

Io come in trance, resto ferma li ancora qualche secondo, per poi risvegliarmi e sbrigarmi ad uscire, senza salutare o guardarmi indietro.

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