mani intrecciate

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È notte fonda.

Ian da un po' di tempo a questa parte aveva preso l'abitudine di passare la notte a casa di Mickey e quest'ultimo non poteva che esserne felice.

Le cose tra loro due andavano sempre meglio. Passavano tutti i momenti liberi che avevano insieme e finalmente Ian dopo aver insistito per diversi mesi era riuscito a portare fuori Mickey per un primo vero appuntamento.

Mickey col passare del tempo era diventato sempre più aperto e sicuro di se stesso e riusciva a esternare i suoi sentimenti molto più di prima, anche se c'erano ancora delle volte in cui usava la frase "vaffanculo Gallagher" come sinonimo di "ti amo".

Le notti che passavano insieme condividevano un letto troppo piccolo per due persone. Non potevano neanche muoversi o rischiavano di cadere per terra, ma a loro andava bene così, in fondo era solo un modo per sentirsi più vicini.

In quegli ultimi anni avevano imparato a prendere le cose come venivano, a non pensare troppo prima di fare o di dire qualcosa e a costruirsi una routine fatta di piccoli gesti quotidiani, come fare più caffè così quando l'altro si svegliava lo trova già pronto, guardare un film sdraiati sul divano ogni venerdì sera o lavare i piatti dopo cena in modo che non lo dovesse fare l'altro.

Erano ormai dieci minuti che Mickey continuava a rigirarsi nel letto incapace di prendere sonno nonostante il lavoro fosse stato particolarmente pesante e la mattina dopo dovesse alzarsi presto. E di certo i rumori delle sirene della polizia e le urla dei ragazzi ubriachi che provenivano dalla finestra lasciata aperta per far entrare un po' d'aria non lo aiutavano affatto.

Stava dando la schiena a Ian che lo teneva stretto a se abbracciandolo da dietro.

Faceva decisamente troppo caldo e il corpo di Ian così vicino al suo non lo stava affatto aiutando, anzi, ma non aveva nessuna intenzione di spostarsi da lui.

Aveva una voglia matta di stringergli la mano, che ora si trovava stretta attorno alla sua vita, ma aveva paura che si svegliasse e che potesse vedere le loro mani unite.

Nonostante Mickey ora si sentisse molto più a suo agio nel mostrare il vero se stesso alla luce del sole aveva ancora un occhio di riguardo nell'avere un contatto fisico con Ian anche quando non erano in pubblico, che fosse un semplicemente fioramento di mani o un bacio.

Ormai aveva perso il conto di tutte le volte in cui Ian aveva cercato di prendergli la mano mentre stavano camminando per andare a fare la spesa o mentre erano seduti comodamente sul loro divano guardando un film e sorseggiando una birra.

Per questo rimase incredibilmente sorpreso quando sentì dentro di se il desiderio irrefrenabile di prendere la sua mano e di intrecciare le dita con le sue, di disegnare dei cerchi con il pollice sul suo palmo e di baciare le sue nocche.

E si stupì ancora di più quando sentì la sua mano spostarsi da sotto il cuscino per andare incontro a quella del rosso fino a far intrecciare perfettamente le loro dita tra loro.

E in un attimo il tempo si fermò. Percepì il suo battito accelerare sempre di più, il respiro farsi affannoso.

Non esisteva più niente all'infuori di loro due.

Le macchine, le urla dei ragazzi che rimbombavano lungo tutta la strada, le sirene. All'improvviso tutto scomparve come se vivessero in una bolla e niente fosse in grado di entrarci.

All'inzio quello di Mickey era solo un tocco delicato, uno sfiorarsi di dita, che però fece subito arrossire il moro che ringraziò mentalmente che il rosso stesse dormendo così che non potesse vederlo arrossire come una ragazzina di dodici anni alle prese con la sua prima cotta.

Dopo l'incertezza iniziale il tocco di Mickey acquistó a poco a poco maggior sicurezza e arrivò a circondare pienamente le dita di Ian.

A Mickey le loro mani sembravano così perfette insieme, strette l'una all'altra, nel buio della sua-ormai loro stanza- che si chiese perché non l'aveva mai fatto prima, perché aveva respinto Ian tutte le volte che cercava di avere anche solo un minimo contatto con lui.

Non riuscì a trattenere il sorriso che gli spuntó sulle labbra mentre guardava le loro mani che si incastravano alla perfezione come due pezzi di un puzzle uniti finalmente dopo tanto tempo.

Ed era incredibile come due persone all'apparenza così diverse tra loro, che sembravano non avere niente in comune se non l'amore che provavano l'una per l'altra, riescano a completarsi.

Mickey per la prima volta dopo tanto tempo sentiva di essere davvero se stesso, di star vivendo a pieno la sua vita, di star dando ascolto ai suoi sentimenti e ai suoi desideri e capì anche che, nonostante tutte le volte in cui aveva provato a negarlo, sia a se stesso che agli altri, teneva a Ian più di quanto poteva immaginare e che questo non cambierà mai, qualsiasi cosa dovesse succedere.

Ed è con questa consapevolezza che riuscì finalmente ad addormentarsi, accanto al ragazzo che ama, cullato dal suo respiro caldo e dalla stretta delle loro mani finalmente unite per la prima volta.

Nobody knows the me that you do |gallavich|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora