anno all'estero

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Non ti avrei mai e poi mai impedito di partire, di partire e di inseguire il tuo sogno.

Quel sogno che rincorrevi da quando eri piccolo, che cercavi di realizzare in qualsiasi modo possibile, che cercavi di inseguire rinunciando a tutto, rinunciando ad avere una vita normale come tutti gli altri bambini della tua età, alle uscite con gli amici, ad avere i pomeriggi liberi, ad andare a vedere un film al cinema con tua mamma il sabato sera, a passare una serata in discoteca libero dalle preoccupazioni e dai mille pensieri.

Hai sacrificato tutto per la musica, gli hai dato tutto te stesso e anche di più.

E per questo non avrei mai potuto chiederti di rinunciare a quello che sei, a quello che ami fare.

Non ti avrei mai chiesto di rinunciare alla musica, di rinunciare a tutto quello che ti ha sempre tenuto in vita, tutto quello che ti ha fatto sentire vivo anche in quelle giornate in cui ti sembrava di esserti spento, di non riuscire a sentire più niente.

In quelle giornate dove ti bastava toccare le corde della chitarra per ritrovare il sorriso, per trovare una via da seguire, una direzione in cui andare, una risposta per tutte quelle domande che non avevi nemmeno il coraggio di porti.

So tutto quello che la musica era per te perché tu eri la stessa identica cosa per me, e non avrei mai potuto chiederti di rinunciarci, perché se qualcuno mi avesse chiesto di rinunciare a te, non ce l'avrei mai fatta.

Eri Per Elisa suonata al pianoforte alle quattro del mattino con le mani tremanti e la voce rotta dai singhiozzi, eravamo un insieme di note scritte su uno spartito che lette da sole non avevano nessun significato ma che se suonate insieme formavano qualcosa di magnifico.

Eri il giro di chitarra di Wonderwall degli Oasis suonata su una spiaggia in una giornata estiva alle prime luci dell'alba, il testo di Wish You Were Here mandato per messaggio in quei giorni in cui eravamo lontani e non potevamo essere fisicamente l'uno accanto all'altro.

Eri Fix You ascoltata con gli auricolari in un prato nel bel mezzo della notte con solo la luce della luna ad illuminare gli alberi intorno, Come Us You Are cantata a squarciagola in mezzo a migliaia di persone a un concerto improvvisato di una band di cui non hai mai sentito parlare ma che dicono tutti sia forte.

È per questo che, quando quella mattina ti sei alzato diretto in aereoporto pronto a prendere quel volo che ti avrebbe portato a cinquemila chilometri di distanza da me, da noi, non ho nemmeno provato a fermarti.

Non ho fatto scenate, non ti ho urlato addosso che mi stavi lasciando, che forse per te non ero abbastanza importante, che non lo ero tanto quanto tu lo eri per me, che se te ne andavi voleva dire che forse io non ne valevo la pena, che forse non era vero che mi amavi, che non ero abbastanza per farti restare, per farti rimanere qua con me, tra le mie braccia, per sempre.

Non l'ho fatto perché sapevo che non sarebbe stata la verità, perché sapevo che tu per me saresti rimasto, perché sapevo che si, amavi la musica, ma amavi anche me in un modo così totalizzante e puro che certe volte ti faceva persino paura.

Che certe volte ti sembrava troppo per riuscire a contenerlo tutto, per riuscire anche solo a quantificarlo, a spiegarlo a parole.

Non l'ho fatto perché sapevo che tu per me saresti rimasto, che avresti rinunciato a tutto pur di poter vedere i miei occhi blu come il colore del mare in tempesta, pur di poter intrecciare ancora la mia mano con la tua, pur di potermi vedere tutti i giorni, di sapere che c'ero, che ero lì con te, che ero lì per te.

Perché sapevo che se te l'avessi chiesto, se ti avessi chiesto di non lasciarmi, di non andartene via da me, l'avresti fatto e io ti amavo troppo per far sì che questo accadesse, per permettere che mandassi all'aria tutto il tuo futuro per me.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 17, 2022 ⏰

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