Capitolo 11

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"Tamara, non hai fame?" chiede mio padre rigirando il cucchiaio nella minestra.

"Non molta" rispondo fissando il vuoto.

"Ti fa male il piede, vero? È per quello che non mangi"

"Già" mento.

In realtà non capisco che mi prende. Non capisco cosa succede.

Non riesco neanche a credere che Christian esista davvero.

Ha insistito nel dirmi che non vuole farmi del male e che non devo avere paura di lui perché non ce n'è motivo.

Ma io fatico a stare tranquilla, come faccio a fidarmi di un... Fantasma?

Insomma, non è così facile. È pur sempre un mondo diverso dal mio.

Giocherello con un pezzo di focaccia.

"Tamara, devi mangiare qualcosa" dice mia madre.

Sento lo stomaco chiuso, non ce la faccio a mangiare, troppi pensieri, troppe domande.

La cosa peggiore è che non posso parlarne con nessuno. I miei non mi ascoltano e gli altri mi prenderebbero per pazza.

Mi alzo da tavola.

"Scusate, vado in bagno" dico prendendo le stampelle appoggiate alla sedia.

Mi alzo a fatica e zoppico fino al bagno.

Apro la porta e mi guardo allo specchio, ho un aspetto terribile, direi.

Sono struccata e i miei capelli sono scompigliati. Li lego in una coda distratta, lasciando fuori qualche ciocca ribelle.

Tiro un sospiro.

Chiudo lentamente gli occhi pensando a Christian.

Forse i rumori notturni e i segni delle unghie sono collegati a lui, in qualche modo.

Non so, come può riuscire un fantasma a toccare gli oggetti? Non credo sia possibile.

Riapro gli occhi e mi sciaquo il viso con acqua gelata.

Una goccia mi entra nella maglia, facendomi rabbrividire per qualche istante, poi viene assorbita dal tessuto.

Continuo a osservare il mio riflesso nello specchio mentre penso.

"Tutto bene?" dice qualcuno.

Mi volto e Christian è dietro di me, in piedi.

Sussulto e quasi cado dallo spavento, ma mi reggo al bordo del lavandino.

"Scusa, ti ho spaventato, vero?"

Mi limito ad annuire mentre lui mi guarda con i suoi occhi verdi, sorridendo.

"Mi... Mi stai seguendo?" dico poi, con un filo di paura.

Lui sembra quasi arrossire, e distoglie lo sguardo dal mio, guardando il pavimento e mettendosi una mano dietro la testa.

Non riesco a trattenere un sorriso vedendolo in quell'espressione così imbarazzata.

Se ne accorge e sorride anche lui.

"No, io... Ero venuto in bagno per... Fare un giro, ecco" dice.

Si vede lontano un miglio che sta mentendo.

Prima di poter dire qualcosa mi accorgo che sto sorridendo ancora.

Davvero sto parlando con un fantasma e sto... Sorridendo con lui?

Mi guarda negli occhi, chinando leggermente la testa come un bambino che guarda interessato la TV, poi sorride ancora.

Quel sorriso.

"Sono un disastro" dice poi abbassando lo sguardo "Ti sto spaventando, non sono capace a parlare con le persone. Non sono mai stato bravo in queste cose" abbozza un sorrisetto spento.

"Forse è perchè sono morto, perchè sono un fantasma. Forse è per questo che ti faccio cosí tanta paura. Tranquilla. Io... Io ti capisco" poi alza il viso verso di me.

Un momento dopo è sparito nel nulla, senza lasciare alcuna traccia.

Resto qualche istante a fissare il vuoto davanti a me.

Sembrava cosí mortificato, dispiaciuto, lui... Non sembrava volermi spaventare.

Penso sia un pò come Casper, un fantasma buono.

Subito mi sale il senso di colpa, stringendomi lo stomaco.

Sono sempre stata una persona molto sensibile, mi sento in colpa per ogni minima cosa, anche stupida e inutile.

Ma non posso fare diversamente, è io mio carattere. Cerco sempre di apparire forte, non voglio che gli altri si accorgano che in realtá sono debole.

A nessuno piace sentirsi un distastro, ma io ho fatto sentire LUI così.

Nonostante possa fare paura è pur sempre un ragazzo, prova emozioni esattamente come me.

"Tamara, tutto bene? Mi servirebbe il bagno" strilla mia madre interrompendo il flusso dei miei pensieri.

"Adesso esco" dico.

Apro la porta di legno e la trovo in piedi con le mani incrociate al petto.

"Parlavi al telefono in bagno?"

"Mi ha chiamato Lucia per una cosa di matematica" mento.

Mi osserva di striscio e si chiude la porta del bagno alle spalle, quasi sbattendomela sui denti.

Mi nasconde qualcosa, ne sono sicura, è da quando gli ho detto che avevo visto un ragazzo in camera mia.

L'unica domanda è: cosa?

Siamo solo ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora