"Hai studiato?" chiede Lucia tamburellando le dita sul banco.
"Più o meno" rispondo sfogliando in fretta il libro di storia.
"Tami come facciamo? Prenderemo 2 di questa verifica!" la sua voce tremola "Mia madre mi uccide!"
Sospiro mentre la gamba mi trema "Troveremo un modo, tranquilla"
In realtà sono convinta che questa verifica andrà male, molto male.
*driiiiiiiin*
La campanella suona.
Si sentono i lamenti dei ragazzi.
Mi alzo in piedi e sposto il mio banco in fondo, zoppicando.
"Eh no! Ci sono io!" dice Lucia.
La guardo facendo il labbruccio, cercando di mostrare gli occhi più dolci che posso.
Lei mi osserva per un secondo, con viso arrabbiato, poi i suoi lineamenti si addolciscono.
"Non fare cosi!" si mette la mani sui fianchi, sorridendo.
"Non puoi dire di no a un faccino cosi tenero" dico.
Lei sospira rumorosamente, alzando gli occhi al cielo.
"E va bene, prossima verifica sto io in fondo però!" si arrende e sposta il banco davanti al mio.
Entra la professoressa, appoggiando la sua borsa sulla cattedra.
Gira tra i banchi a distribuire le verifiche mentre la mia gamba continua a tremare senza sosta.
Si ferma di fianco a Elisa, scoprendo i bigliettini che nascondeva nell'astuccio.
"Ma prof, li avevo fatti per ripassare e mi sono dimenticata di tirarli fuori dall'astuccio"
La prof si mette a ridere, divertita da quella scusa assurda.
"Chiudo un occhio e tu ritira quell'astuccio"
"Si, grazie prof" risponde Elisa, con la sua solita vocina da puttana.
Mi scappa una risatina.
La professoressa si avvicina a me e mi consegna la verifica.
"Buon lavoro, ragazzi"
Scrivo il mio nome e cognome, probabilmente le uniche cose che saprò scrivere in questa verifica.
Dopo una decina di minuti mi rendo conto di non sapere niente.
Non ho studiato, lo ammetto.
Inizio a guardarmi intorno, tutti sono chinati sulla verifica, concentrati.
Scorro con lo sguardo le teste dei miei compagni, Lucia sta scrivendo, tremando, si vede che è nervosa. Elisa sta cercando di farsi passare i suggerimenti da qualcuno.
I miei occhi si fermano su un ragazzo.
Indossa una maglia verde e dei jeans strappati e stretti ed è in piedi di fianco al mio banco.
È Christian.
Mi guarda mostrandomi il suo sorriso stupendo.
"Vedo che hai bisogno di una mano" dice.
Rimango immobile a fissarlo, sento che le guance mi diventano calde e rosse, cosa mi sta succedendo?
Prendo la matita e scrivo sul banco 'Perché sei qui?'
"Voglio farti capire che sono un bravo bimbo" sbraita strizzandomi l'occhio.
Mi volto per vedere se gli altri lo hanno sentito.
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Siamo solo ombre
Romance"Tu credi nei fantasmi?" Lo guardo in modo strano. Perché una persona dovrebbe farmi una domanda del genere? "Certo che no" "Bene, dovresti iniziare a farlo" "E perché?" Lui sembra esitare, mi guarda negli occhi e dopo interminabili attimi dice qua...