L'Agenzia

Parte 5

 Parte 5

Tommy/Franci

Quando atterrarono a Milano l'autista, con la macchina pronta davanti al gate, li portò a casa di Tommaso dove nel giro di un paio d'ore impacchettarono le cose necessarie lasciando il rimanente per i facchini che sarebbero passati nel pomeriggio a caricare.

Il furgoncino della ditta di Francesco caricò velocemente le scatole e tutti insieme si avviarono verso la villa. Per fortuna il ragazzo che divideva il trilocale con Tommy era via per un paio di settimane e questo dava loro la possibilità di muoversi senza dare troppo nell'occhio.

Era ormai l'alba quando riuscirono a farsi una doccia per poi fiondarsi sul letto piombando simultaneamente in un sonno profondo.

L'indomani Fra si svegliò prima di Tommy e cominciò a fare una serie di telefonate soprattutto al lavoro dove sistemò alcune pratiche urgenti promettendo loro un passo veloce in tarda mattinata per apporre la sua firma su documenti importanti.

Ora era totalmente focalizzato sul suo piano per liberare Tommaso dall'Agenzia, doveva muoversi con cautela e velocemente puntando al cuore dell'organizzazione senza dare loro il tempo di fare qualche contromossa nei confronti del suo uomo.

L'Agenzia era diretta da un triumvirato potentissimo:

1 - un noto trafficante d'armi che era proprietario dei casinò di mezza Las Vegas e aveva in mano fabbriche e 'corridoi' illegali controllati dalla polizia corrotta per commerciare armi di qualsiasi tipo in ogni parte del mondo;

2 - un finanziere che grazie alle speculazioni in borsa si era arricchito senza alcun scrupolo e da qualche anno controllava lo spaccio di droga in Europa. I suoi contatti sudamericani producevano e spedivano cocaina, eroina e una vastissima gamma di droghe chimiche tipo anfetamine, con l'aiuto fondamentale di 'corrieri' europei nella zona dei Balcani;

3 – l'ultimo era quello che Francesco avrebbe contattato, il più potente dei tre delinquenti, un senatore con le mani in pasta ovunque: prostituzione, finanza, usurai, scommesse, traffico di neonati e di organi. Era un grande appassionato di cavalli e collezionista accanito di quadri di grandi autori per cui avrebbe fatto follie. E su questa sua debolezza Francesco decise di puntare, così chiese alla sua segretaria personale di prendere un appuntamento urgente con lui.

Fece un salto veloce nella stanza da letto e dopo aver controllato se Tommy dormiva ancora si diresse deciso verso il suo studio, aprì la cassaforte personale ed estrasse alcuni documenti più un rotolo plastificato chiuso da una clip elettronica che si apriva con una doppia password che solo lui conosceva. Il contenuto era preziosissimo, di valore inestimabile e sperava in cuor suo che il 'senatore' vedendolo avrebbe ceduto alle sue richieste. Un semplice oggetto da cui dipendeva la vita di Tommy e probabilmente anche quella sua.

La segretaria lo richiamò dopo un'ora confermando che il 'senatore' era a Milano e in via del tutto eccezionale lo avrebbe ricevuto nel pomeriggio verso le 18 nel suo ufficio nella City Life in centro a Milano.

Bene! Ora si concentrò nella stesura di un contratto che avrebbe permesso a Tommaso di riavere la sua libertà senza rischiare cause penali o peggio, la vita. Quando si entrava nel campo degli affari Francesco si trasformava: con un'attenzione meticolosa valutava i pro e i contro, si poneva domande e si dava risposte, controllava minuziosamente ogni ostacolo o trabocchetto che il suo avversario avrebbe potuto usare e in questo caso particolare mise da parte la gentilezza e la cortesia. Sarebbe stato spietato e senza scrupoli, doveva scendere al livello di un uomo che non gli avrebbe fatto sconto di nulla, anzi avrebbe cercato il suo punto debole per poterlo colpire in pieno.

Ma lui aveva due carte importanti in mano per poter uscire vittorioso dal confronto: la sorpresa, quindi quel farabutto sarebbe stato colto alla sprovvista e non avrebbe potuto contare su una contromossa e poi quello che era nella fondina di plastica, una cosa che il 'senatore' aveva rincorso per mezzo mondo senza riuscire a possederla, il suo 'punto debole'.