Parte 7
Tommy/Franci
Il senatore fissò a lungo il dipinto appeso nella sua pinacoteca privata ricca di quadri di autori prestigiosi. Il dipinto di Verlain lo aveva fatto incorniciare con un prezioso legno finemente intarsiato della metà del '700 anch'esso di grande valore. A occhio e croce l'uomo valutò il valore del quadro intorno ai 3,8 milioni di dollari ma per niente al mondo se ne sarebbe mai privato, così come per i Van Gogh, i Renoir, i Picasso, ecc. già in suo possesso da anni.
Era la sua storia di sempre: conquistare ad ogni costo tutto quello che voleva senza cedere mai nulla di quello di cui si era appropriato.
Il suo pensiero tornò inevitabilmente a Francesco e al suo stupido escort Tommaso, da giorni rimuginava su come vendicarsi di loro e la rabbia era centuplicata da quando il suo tirapiedi Vannini gli aveva comunicato che, richiamando i dati del giovane dal loro archivio super protetto, non era uscito un solo dato. Nulla di nulla!
Chi aveva fatto il lavoro era uno del mestiere, probabilmente un hacker, non certo Francesco o la sua segretaria, tanto meno Tommaso che pur cavandosela bene con i computer non era di certo capace a lavorare sotto traccia eludendo i vari livelli di sicurezza nei substrati dell'enorme memoria del loro database.
Doveva trovare quell'hacker a tutti i costi, primo: per essere sicuro che il suo 'intervento' si fosse limitato a cancellare i dati di Tommaso; secondo: per essere sicuro che non avesse bypassato a qualcuno tutto l'archivio compromettente dell'Agenzia.
Se ciò fosse realmente accaduto erano tutti nei guai e lui era quello più coinvolto. Se i dati fossero stati copiati non era dato saperlo perché l'hacker o chi per esso aveva fatto un ottimo lavoro senza lasciare alcuna traccia.
Questo metteva il senatore di pessimo umore perché c'erano 2 strade aperte davanti a lui: o il tipo li avrebbe ricattati per arricchirsi oppure, poco probabile, avrebbe inviato su precisa commissione tutti i dati a qualche potente che voleva tagliare qualche testa del triumvirato (la sua di sicuro sarebbe stata la prima) e ridimensionare così il potere dell'Agenzia.
C'era anche una terza possibilità ma quella non la prendeva assolutamente in considerazione conoscendo il mondo illegale degli hackers: inviare tutto anonimamente alla polizia o a qualche giudice solerte che stava indagando su di loro.
Vannini ebbe ordine di aprire due 'contratti' di un mese di tempo ciascuno con un sicario per fare uccidere Tommaso e Francesco e appena spariti loro due, ingaggiare un hacker che aveva già lavorato per loro per controllare con i suoi mezzi se i dati segreti dell'Agenzia erano stati copiati e da chi. Dopo due omicidi un terzo non avrebbe creato problemi in più e per un uomo senza scrupoli come il senatore non faceva nessuna differenza, l'importante era salvaguardare se stesso e l'Agenzia.
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Francesco e Tommaso erano a Roma da un paio di giorni ovviamente sempre accompagnati da tre uomini fidati di Jack, ovunque andavano i loro bodyguards li proteggevano sia nei meeting affollati del palazzo del commercio sia nei pranzi e cene tra i manager provenienti da tutto il mondo per seguire le contrattazioni in corso.
Tommaso era convinto che si sarebbe annoiato a morte durante la settimana ed invece si ritrovò incuriosito a seguire discorsi, filmati e visitare anche un paio di fabbriche dove producevano splendide stoffe che sarebbero state poi spedite nei vari atelier di mezzo mondo. Francesco lo aveva spinto a vedere la parte più complicata del mondo della moda, dove si creavano davvero le basi per produrre i modelli da portare nelle sfilate o da vendere pret a porter e il ragazzo ne rimase affascinato, se aveva ancora qualche piccolo dubbio su cosa fare della sua vita ora aveva la certezza che quello era il suo mondo.

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L'Agenzia
FanfictionTommaso è un giovane studente universitario che lavora per l'Agenzia come escort per soli uomini per mantenersi agli studi e provare il piacere del lusso. Francesco è un giovane manager di successo che dopo la morte della moglie si dedica solo al la...