Capitolo 31

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CRYSTAL 


Le vacanze di Natale erano arrivate. Drake ed io avevamo deciso di passare le feste a casa di mia madre, anche perché non la vedevo da un po' e non volevo che passasse il Natale da sola. A Boston c'erano anche i nonni di Drake; voleva presentarmeli ed io mi sentivo un po' nervosa. 

Arrivammo a casa di mia madre in meno tempo di quanto mi aspettassi e lasciai che mi stritolasse tra le sue braccia quando aprì la porta. Abbracciò anche Drake, poi ci fece entrare. Era così contenta di averci lì che non ci lasciò neanche il tempo di posare le valige in camera. Ci trascinò sul divano del salotto e, dopo avermi chiesto come stessero le mie ferite, chiese com'era andato il viaggio. Evitò di domandare di Ben, anche se sapevo che voleva farlo, ed io evitai di parlarle di quel biglietto. 

Verso le undici del mattino io e Drake ci alzammo, perché dovevamo andare dai suoi nonni. A quel punto, mia madre propose di invitare anche loro al pranzo di Natale che si sarebbe tenuto un paio di giorni dopo. 

Drake era visibilmente imbarazzato. Si grattò la nuca. «Sì, va bene, glielo chiederò. La ringrazio, Jane». Da quel periodo in cui mia madre era stata a New York, lei e il mio ragazzo avevano preso una certa confidenza.

Lei, per tutta risposta, gli sorrise. «Di nulla. Ormai si può dire che siamo in famiglia, e mi farebbe piacere conoscere i tuoi nonni». Gli passò con dolcezza una mano sulla spalla mentre lo superava. «Vado a preparare il pranzo, allora. Ci vediamo fra poco». Sorrise ancora, prima di darci le spalle e sparire in cucina. 

Ogni volta che sorrideva, che diceva o faceva una parola o un gesto pregno di dolcezza pensavo a quanto fosse forte. Aveva vissuto anni di terrore per colpa di mio padre, suo marito, ma nonostante questo aveva ancora la forza di donare amore. Ammiravo quella donna; non mi sarei mai stancata di ripeterlo. 

Eravamo ormai quasi arrivati a destinazione - mi ero accorta che il quartiere dei suoi nonni non era molto lontano da quello di mia madre - quando chiesi a Drake, presa dall'agitazione: «Piacerò ai tuoi nonni?». Era questo dubbio che mi rendeva tanto nervosa. 

«No, non credo». Lo disse così seriamente ed io avevo così tanti pensieri per la testa che non mi accorsi che mi stava prendendo in giro. Vedendo la mia faccia scoppiò a ridere, ma almeno mi rilassai dopo essermi data della stupida per esserci cascata. Mi passò il braccio sulle spalle e mi strinse più a sé. «Sto scherzando, scema». Mi baciò la testa. «Sono molto affabili e moderni. Ti accoglieranno tranquillamente, soprattutto quando vedranno come mi fai stare, e non ti assilleranno con discorsi sul futuro... come, ad esempio, il matrimonio». 

«Cosa?»

Rise. «Ho conosciuto persone che lo hanno fatto. Mi spiego meglio: una volta Rob ha invitato una ragazza a casa sua, ma per "pura coincidenza" si sono presentati lì io suoi nonni ed hanno cominciato a tartassare la tizia con domande del tipo "Da quanto state insieme?", "Non avrete mica già fatto quelle cose? Quelle si fanno solo dopo il matrimonio", "Cosa hai intenzione di fare da grande?". E alla risposta della ragazza "Non lo so ancora", i due se sono usciti con "E allora, ragazza mia, sarà meglio se resti a casa a badare ai bambini"». Scosse il capo. «Ho sentito così tante volte questa storia che ormai so a memoria anche le loro esatte parole». 

«Ma tutto ciò non ha senso. Che ansia». 

Rise ancora e mi strinse più forte, prima di stamparmi un bacio sulla guancia. «Mentalità retrograda... che vuoi farci». Sospirò. «Per questo ti dico che con i miei nonni puoi stare tranquilla. Loro, per fortuna, non sono così».

Mi migliori la vita || 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora