Capitolo 32

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CRYSTAL


«Attento!». Cercai di avvertire Drake, ma fu troppo tardi. Ormai era finito col sedere per terra, e né io né mia madre riuscimmo a trattenere le risate.

Stavamo preparando insieme l'albero di Natale, ma erano cadute della palline sul pavimento e il mio ragazzo aveva inciampato su una di esse.

Drake imprecò, ma poi si lasciò scappare un sorriso. Dopotutto non poteva negare che era stato divertente. «Stai bene, amore?». Nella voce avevo ancora gli strascichi della grassa risata che mi ero fatta.

Si massaggiò il didietro e mi fece l'occhiolino. «Una favola», ma una smorfia di dolore lo tradì. Probabilmente gli sarebbe spuntato qualche livido: aveva preso davvero una brutta botta.

«Vacci a mettere del ghiaccio», gli consigliò mia madre. «Nel caso dovesse comparirti qualche segno, ho una pomata». Drake era visibilmente imbarazzato, e la cosa mi fece sorridere. Ringraziò e si diresse un cucina, lasciando me e mia madre da sole. La sta stavo aiutando a mettere le luci intorno all'albero quando mi disse: «È davvero un bravo ragazzo il tuo Drake». Sì, è meraviglioso, pensai. «Sono felice che stia con una persona come lui».

Le sorrisi, ma non riuscii a non chiederle: «Perché me lo stai dicendo proprio ora?».

Fece spallucce. «Stavo solo pensando a quanto ti renda felice. Ormai sei diventata grande, ti stai costruendo un futuro e i vostri sguardi mi dicono che lo avrete insieme. Quando sono sono venuta a New York dopo il tuo...», tacque per qualche secondo, per riflettere sul termine da usare, «incidente». Aveva scelto la parola sbagliata per indicare quello che Ben mi aveva fatto, ma non gliene feci una colpa né la corressi. Dopotutto, sapevo che era dura anche per lei ricordare quella faccenda. «ho potuto vedere con i miei stessi occhi come si prende cura di te. So che sei in grado di badare a te stessa, ma non mi dispiace sapere che accanto a te ci sia Drake». Sollevò lo sguardo e lo incastrò nel mio. «Ma ricorda che sarai sempre la mia bambina».

Le sorrisi ancora e quasi mi commossi davanti a tutto il suo amore, ma cercai di trattenermi.

Drake tornò poco dopo e camminava in modo strano per lo scivolone di prima. Lo presi un po' in giro e lui mi scimmiottò di rimando. Poi mia madre mi chiese di andare a prendere un altro scatolone con le ultime decorazioni nello sgabuzzino, così mi allontanai per qualche minuto dai due.

Mentre percorrevo il corridoio cercai di non ricordare tutte quelle volte che l'avevo fatto correndo, nel tentativo di scappare dalla furia di mio padre.
Dopo il suo incidente, la mamma aveva deciso di rimodernare completamente casa: non voleva avere più alcun ricordo di quell'uomo che ci aveva rovinato la vita. Aveva sperperato tutti i nostri risparmi, perciò mia madre non poteva permettersi un trasferimento. Così aveva dato via i vecchi mobili e preso quelli nuovi in saldo, comprato la vernice più economica e cambiato insieme a me il colore delle pareti, e cambiato la disposizione degli arredamenti. Insomma, pareva una casa nuova. E sapevo che tutto questo aveva aiutato la mamma a dare le spalle al passato e guardare avanti. Ma io non potevo dire lo stesso. Quelle mura riuscivano ancora farmi sentire in gabbia, trasudavano ancora quell'angosciante senso di impotenza e paura. Tuttavia, per il bene di mia madre cercavo di non pensarci.

Tornai in salotto con lo scatolone e circa dieci minuti dopo finimmo di preparare l'albero. E mentre ci rilassavamo sul divano osservai due delle persone più importanti della mia vita parlare amabilmente. E mi chiesi: tutto quello che ho vissuto in passato ne è valsa la pena davanti a un presente del genere? La risposta arrivò in un attimo: sì, ne era valsa la pena.

* * *

Circa un'ora dopo eravamo a tavola, mia madre aveva preparato un pranzo da leccarsi i baffi. Stavo per dirglielo, tanto per parlare di qualcosa, quando mi precedette annunciando: «È tornato Roy».

Mi migliori la vita || 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora