𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚝𝚠𝚘 - 𝚃𝚑𝚎 𝚏𝚞𝚌𝚔𝚞𝚙

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𝚃𝚑𝚎 𝚊𝚞𝚝𝚑𝚘𝚛'𝚜 𝚜𝚞𝚐𝚐𝚎𝚜𝚝𝚒𝚘𝚗𝚜:
- 𝙼𝚘𝚛𝚎 (5𝚂𝙾𝚂)
ᴄᴀʟ's ᴄʜᴏɪᴄᴇs:
- ᴛᴇᴍᴘᴏʀᴀʀʏ ғɪx (1D)
- ᴛʜᴇʏ ᴅᴏɴ'ᴛ ᴋɴᴏᴡ ᴀʙᴏᴜᴛ ᴜs (1D)
- 4ᴀᴍ (ɢɪʀʟ ɪɴ ʀᴇᴅ)

"Stasera abbiamo il primo concerto del tour, ragazzi. Pronti?" sorrise Arzaylea la mattina dopo, unendosi ai ragazzi per la colazione.
"Ovvio" rispose Calum, a voce bassa. "Adesso chiudete il becco. Mi fa male la testa."
"Ash, che diamine gli hai fatto ieri sera?" rise Michael.
Ashton gli lanciò un'occhiataccia, le guance leggermente rosse. "Io non gli ho fatto proprio niente."
"Come no" sorrise Luke.
"È la verità."
"Certo, Cal" scherzò Michael. "E io sono il presidente degli Stati Uniti."
"Dico davvero, abbiamo solo parlato" insisté Ashton, lo sguardo fisso in basso, sul tavolo. "Nient'altro."
"Ovvio che hanno parlato, cos'altro avrebbero potuto fare?" chiese Arzaylea, scrollando le spalle.
I ragazzi si guardarono a vicenda, senza una parola. Poi Ashton si rivolse alla ragazza. "Non tutti sono etero, Arzaylea."
Gli occhi della ragazza divennero grandi quasi come il suo piatto. "Oh, giusto. Capisco" sorrise, arrossendo. "Vado… vado a vedere se ci sono nuovi aggiornamenti dalla base. Torno subito. Forse."
Michael sorrise appena la ragazza si fu allontanata, e si voltò a guardare Luke. "Ricordami per quale motivo ti eri messo con lei, perché proprio non riesco a ricordarmi una sola motivazione valida."
"Piantala, Clifford, e fatti i cazzi tuoi" ringhiò Luke. Si sarebbe dovuto arrabbiare o offendere, vero?
Allora perché dovette trattenere una risata?

"Okay, ragazzi, un minuto" disse la voce di Arzaylea negli auricolari dei ragazzi.
"Luke, mi passi quel cazzo di pettine o no?" gridò Ashton per farsi sentire sopra la musica a volume altissimo.
"Un attimo, arrivo."
"Te l'ho chiesto già cinque volte, quanto cazzo ti ci vuole?"
"Ho i capelli lunghi e ricci, Ash. Ovvio che mi ci vuole una vita e mezza!"
"Seh, vabbè, dammi quel pettine" protestò l'amico, quasi strappandolo dalle sue mani e piazzandosi davanti allo specchio.
"No, vai tranquillo, fai con comodo" borbottò lui.
"Andiamo, ragazzi, dai. Trenta secondi. Se arrivate in ritardo anche stavolta licenziano me" disse ancora Arzaylea.
"E chi se ne frega" mormorò Michael, controllando per l'ennesima volta che i suoi auricolari stessero al loro posto.
"Venti secondi. Andate, dai."
"Ash, dove cazzo è il pettine? Mi serve di nuovo" protestò Luke.
Calum spense la musica con un sospiro.
"Sentite, io tra un attimo salgo sul palco, con o senza voi due."
"Che palle. Va bene, arrivo" esclamò Ashton.
"Dai Luke, manchi solo tu!"
"Non è colpa mia se qualcuno mi ha rubato il pettine prima che finissi, Clifford" ringhiò, posandolo su un tavolo e dirigendosi verso il palco. Si fermò un secondo per voltarsi verso Michael, talmente vicino all'uscita che sui suoi capelli si vedevano già i riflessi blu e viola delle luci. "E non chiamarmi Luke."
Michael sorrise, seguendolo sul palco. "Va bene, Luke, come vuoi."

Luke si sorprese quando si ritrovò a pensare che gli era mancata la solita routine.
Nonostante dovesse far finta di essere amico anche di Michael, quando era sul palco si sentiva bene. Tornava ad essere Luke, quello vero. Non l'ombra che era rimasta di lui dopo che la storia con Arzaylea lo aveva divorato dall'interno. Forse era grazie alla musica, che dopotutto era sempre stata la sua passione, sin da quando era piccolo. O forse anche l'affetto dei suoi fan lo aiutava a stare meglio. A sentire qualcosa.
"Grazie per essere stati con noi!" esclamò Michael a fine concerto, salutando il pubblico. "A presto, Las Vegas!"
"Seh, come no. Non ci tornerò mai più in questo posto" protestò Calum, mentre scendevano dal palco. "Io mi licenzio appena finiamo questa missione. Non ce la faccio più."
"Calmati, Cal. Prima concentrati su questa missione" consigliò Ashton, posando una mano sulla spalla del collega. "Poi ci penserai."
"Ci ho già pensato, Ash. Non cambierò idea" rispose, allontanandosi dagli altri.
Ash sembrava esserci rimasto male.
"Ti stai mordendo un labbro, Ash. Che hai, sei nervoso?" chiese Luke.
L'amico sospirò. "Probabile."
"Di che avete parlato stanotte?" chiese Michael, appoggiando la sua chitarra.
"Non penso sia una domanda da fare, Clifford. Magari sono cose private."
"Senti, Luke, non possiamo aiutarlo se non sappiamo cosa sta succedendo. Parla, Blackbird."
Ash sospirò di nuovo. "Era strano ieri sera. È sempre nervoso ultimamente. Ho provato a chiedergli cosa non andava ma è sempre rimasto sul vago. Mi ha detto che è stufo di dover rischiare la vita per missioni di cui non gli frega niente. È stanco, tutto qui. Stanco di tutto."
Luke non era convinto. "Tutta la notte a parlare e ti ha detto solo questo?"
L'amico alzò lo sguardo e scosse la testa. "No. È successo anche altro. Ho provato a seguire il tuo consiglio di ieri, Luke, ma avevo ragione. Non è cambiato nulla."
"Nulla… cosa? Quale consiglio, Ash?" chiese Michael.
"È vero che Cal passa spesso la notte con me, come pensavate voi. Solo che io vorrei di più, e lui no."
Michael restò a fissare l'amico per qualche attimo, incredulo, poi scosse la testa.
"Ci penso io" borbottò, allontanandosi prima che Ash o Luke potessero fermarlo.
Luke sperava solo che Danger non facesse danni.

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