𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚜𝚒𝚡 - ...𝚊𝚕𝚠𝚊𝚢𝚜 𝚑𝚊𝚜 𝚌𝚘𝚗𝚜𝚎𝚚𝚞𝚎𝚗𝚌𝚎𝚜

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𝚃𝚑𝚎 𝚊𝚞𝚝𝚑𝚘𝚛'𝚜 𝚜𝚞𝚐𝚐𝚎𝚜𝚝𝚒𝚘𝚗𝚜:
- 𝚃𝚑𝚒𝚗 𝚠𝚑𝚒𝚝𝚎 𝚕𝚒𝚎𝚜 (5𝚜𝚘𝚜)
- 𝚃𝚎𝚎𝚝𝚑 (5𝚜𝚘𝚜)
- 𝚈𝚘𝚞𝚗𝚐𝚋𝚕𝚘𝚘𝚍 (5𝚜𝚘𝚜)
ᴄᴀʟ's ᴄʜᴏɪᴄᴇs:
- ʏᴏᴜɴɢʙʟᴏᴏᴅ (5sᴏs)
- ᴛᴇᴍᴘᴏʀᴀʀʏ ғɪx (1D)
- ᴊᴜɪᴄᴇ (ʟɪᴢᴢᴏ/ᴄᴏᴠᴇʀ ʙʏ ʜᴀʀʀʏ sᴛʏʟᴇs)

Un'altra serata rovinata per Luke, e un'altra nottata passata a camminare avanti e indietro per la stanza ripensando alle cazzate che aveva combinato. E alla sua fine probabilmente imminente.
Perché diamine Michael aveva reagito così di nuovo a vederlo con Arzaylea? E soprattutto perché aveva sentito il bisogno di scusarsi con lui e di spiegargli la situazione?
Non era la prima volta che Michael reagiva così davanti ad Arzaylea.
Le opzioni a quel punto erano due.
Opzione numero uno: forse aveva capito qualcosa su di lei che non lo convinceva, o che gli faceva pensare di poter risolvere il caso. Magari aveva qualche idea che non aveva ancora condiviso con gli altri, per qualche motivo. Forse voleva pensarci su ancora per un po', per essere sicuro di non dare la colpa a qualcuno che non c'entrava niente.
E poi c'era la seconda opzione. Insomma, reagiva così solo quando Arzaylea ci stava palesemente provando con Luke. Odiava Arzaylea più di chiunque altro al mondo, anche più di quanto odiava Luke. E tra l'altro ultimamente aveva provato ad essere gentile con lui, almeno finché non era arrivata lei.
Forse Michael...
"Luke!" si sentì chiamare dal corridoio da una voce familiare. Aprì la porta giusto in tempo per vedere Ashton fermare la sua corsa davanti a lui. "Stai bene?" ansimò, cercando di riprendere fiato. "Grazie al cielo sei vivo."
"Sto benissimo, grazie. Che sta succedendo?"
"Un casino. Vieni con me" ordinò Ash. "Prendi la roba di lavoro, ti servirà."

Luke seguì il collega fino al piano terra dell'albergo, giù per le scale e fino a quella che sembrava una stanza normale. La porta però era aperta, e nella camera c'era troppa gente per vedere cosa stesse succedendo.
"Ash, che diavolo è successo?" chiese, alzandosi sulle punte per cercare di guardare oltre le teste di Calum e Michael.
"Non lo sappiamo ancora. Uscite, gente, lasciate fare a noi" ordinò Blackbird, entrando nella stanza. Gli altri lo seguirono, e Luke quasi si sentì mancare quando vide un ragazzo della sicurezza, che aveva la sua età, privo di sensi sul pavimento bianco della stanza.
"Ma questo è Lucas" esclamò. "Lo conosco, ci ho parlato qualche volta."
Ash si inginocchiò di fianco al ragazzo, appoggiando due dita sul collo. Sospirò e scosse la testa. "Non c'è battito."
"Cazzo" mormorò Calum. "Sembra che l'abbia fatto apposta per metterti paura, Hemmings. Aveva la tua età, se non sbaglio, il nome quasi uguale, ed era dello staff."
Luke annuì, ancora un po' sotto shock. Non si sarebbe mai abituato a vedere gente che moriva così, anche se era il suo lavoro, e tantomeno se la persona in questione era così simile a lui. "Probabile."
Lanciò un'occhiata a Michael, che era rimasto in piedi in un angolo, senza dire una parola, ad osservare la situazione. Quando i suoi occhi si puntarono in quelli blu di Luke non traspariva nessuna emozione. "È Jackal di sicuro" osservò. "La finestra è chiusa e intatta, impossibile da aprire dall'esterno. La porta l'ho forzata io, ma prima era intera. Aveva la chiave, per forza. E scommetto che in quel bicchiere - continuò, indicandolo sul semplice comodino grigio - troveremo della stricnina. Non toccate niente, chiamo la scientifica per prendere le impronte" ordinò, uscendo dalla stanza.
Luke agì d'istinto per quella che doveva essere la prima volta in vita sua e dopo qualche attimo uscì dalla stanza senza una parola, seguendo Michael. Non sapeva neanche perché, non aveva niente da dirgli. Ma voleva parlargli.
Lo trovò appoggiato alla parete del corridoio deserto, ancora al telefono. Michael gli lanciò un'occhiata un po' confusa. "Sì, Dallas, 2121 McKinney Avenue. Hotel Ritz-Carlton, stanza 28, al piano terra" spiegò, prima di chiudere la chiamata e infilare il telefono in una tasca. Poi si voltò verso Luke. "Che vuoi?"
"Non... lo so?" mormorò. Gli tremavano le mani. Perché? "Volevo sapere come stavi. Ti ho visto strano, ieri sera" improvvisò, cercando di essere credibile.
Michael accennò una risata. "Pensavo non ti interessasse. Non hai da fare con Asparago?"
Luke inarcò un sopracciglio. "Intendi Arzaylea?"
"Quel che è."
"Comunque è tutto un enorme malinteso, credimi" cercò di spiegare. "È lei che ci prova con me quando meno me lo aspetto, e il tuo tempismo non è dei migliori, e..."
"Clifford! Finalmente ti ho trovato, ho cercato ovunque. Oh, ciao Luke" esclamò Arzaylea, spuntando dalla fine del corridoio. Luke non aveva mai notato quanto gli desse fastidio il ticchettio dei tacchi sul pavimento. "Interrompo qualcosa?"
"No" disse Michael. "Che c'è?"
"Novità sul caso, e una cattiva notizia per te" annunciò, rivolgendosi a Luke. "Mi dispiace, Luke, ma sei fuori."
"Fuori?" mormorò. Si sentì crollare il mondo addosso. Non riusciva neanche a respirare. Aveva il cuore a mille. "Che significa, fuori?"
"Significa che chiaramente Jackal ti ha preso di mira. L'omicidio di stasera non era un caso, lui non fa mai niente per caso" spiegò la ragazza. "Quindi considerati fuori dalle indagini. Fa' come se fossi in vacanza, okay? Divertiti e cerca di rilassarti."
"Non è facile rilassarsi se qualcuno vuole la tua testa su un piatto d'argento" osservò Luke.
"Lo so, lo so. Senti, scusami, ma devo chiederti di allontanarti da qui. Devo parlare con Clifford del caso. E stai lontano dal luogo del delitto" concluse lei.
Luke annuì e fece un passo indietro, a malincuore. Quando alzò lo sguardo gli sembrò quasi di vedere un'espressione dispiaciuta e preoccupata negli occhi del collega, ma fu solo un secondo.
Michael sospirò quando vide Luke sparire alla fine del corridoio. "Allora, quali novità ci so-"
"Nessuna. Ascoltami bene, apri le orecchie perché non ripeterò" ringhiò la ragazza.
"Ma come, nessuna? Avevi detto-"
"Silenzio. Stai lontano da Luke" lo avvertì, sventolando un dito sotto il suo naso. "È mio. L'hai visto ieri sera, ci stiamo riavvicinando. Se qualcosa andasse storto e se per caso venissi a sapere che è stata colpa tua... considerati morto e sepolto."
Michael la guardò, perplesso. "Tu? Uccidere me? Tesoro mio, non ce la faresti. E non perché sei una ragazza, ma perché sono ancora vivo, nonostante mi abbiano dato per morto almeno una decina di volte. E poi dovresti lasciar parlare Luke, invece di baciarlo appena mi vedi" continuò, guadagnandosi un'occhiata offesa da un'Arzaylea furiosa. "Me ne sono accorto, ieri sera. Non gli piaci quanto credi e lo sapresti, se lo ascoltassi."
"Quello che io faccio con il mio ragazzo sono affari miei" ringhiò.
Michael rise. "E lui lo sa di essere il tuo ragazzo? Sicura? Non mi sembrava. Non mi fai paura, Rodriguez" concluse, tornando serio. "Potrei farti arrestare in un secondo e mezzo."
La ragazza era rossa dalla rabbia a quel punto. "Attento, Clifford. Non hai idea di chi hai di fronte" lo avvertì, per poi voltarsi e andarsene impettita da dove era arrivata.
Quella donna era strana.

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