𝙲𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚜𝚎𝚟𝚎𝚗𝚝𝚎𝚎𝚗 - 𝚂𝚑𝚘𝚠𝚍𝚘𝚠𝚗

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𝚃𝚑𝚎 𝚊𝚞𝚝𝚑𝚘𝚛'𝚜 𝚜𝚞𝚐𝚐𝚎𝚜𝚝𝚒𝚘𝚗𝚜:
- 𝙱𝚊𝚍 𝚋𝚕𝚘𝚘𝚍 (𝚃𝚊𝚢𝚕𝚘𝚛 𝚂𝚠𝚒𝚏𝚝)
- 𝙻𝚘𝚘𝚔 𝚠𝚑𝚊𝚝 𝚢𝚘𝚞 𝚖𝚊𝚍𝚎 𝚖𝚎 𝚍𝚘 (𝚃𝚊𝚢𝚕𝚘𝚛 𝚂𝚠𝚒𝚏𝚝)
- 𝚈𝚘𝚞𝚗𝚐𝚋𝚕𝚘𝚘𝚍 (5𝚜𝚘𝚜)
ᴄᴀʟ's ᴄʜᴏɪᴄᴇs:
ɢᴏᴏᴅ 4 ᴜ (ᴏʟɪᴠɪᴀ ʀᴏᴅʀɪɢᴏ)

Michael era rimasto da solo al tavolo, con solo mezzo pancake davanti a lui a fargli compagnia. Non avendo niente di meglio da fare si mise a pensare al caso e a tutto quello che era successo ultimamente. Tutti quei messaggi che Luke aveva ricevuto avevano in comune una cosa: erano prove che Jackal era lì con loro e li vedeva sempre, seguendo nel frattempo anche i minimi particolari del caso. Erano costantemente sotto osservazione. Danger era sicuro di poter contare su Ashton e Calum per tre motivi principali: lavoravano insieme da una vita, sembravano più spaventati di lui e avrebbero certamente scelto un'arma migliore della stricnina. Entrambi avevano passato troppi anni sul campo per non sapere che quel veleno non aveva sempre l'effetto desiderato. Non avrebbero rischiato di lasciare viva qualche vittima come Jackal aveva fatto con Harry.
Luke aveva anche escluso che potesse essere Arzaylea. Diceva che sì, in effetti non era una bella persona, ma non sarebbe arrivata al punto di uccidere. Michael aveva voluto credergli, sul momento, ma qualcosa non combaciava. C'erano troppe coincidenze.
Prima quella maglietta di Luke sulla scena dell'omicidio. Qualcuno doveva essere entrato in camera - ma era praticamente impossibile, senza la chiave -, oppure doveva averla già da prima. Sarebbe potuta essere una delle magliette che la ragazza aveva "preso in prestito" dal suo ex, dimenticandosi di restituirla e usandola poi a suo vantaggio.
Poi quella minaccia, quel giorno in corridoio. Aveva minacciato Michael di ucciderlo, se l'avesse visto ancora con Luke, con una sicurezza tale da far pensare che l'avesse fatto altre volte. Tra l'altro aveva aspettato per parlargli finché Luke non se n'era andato, e subito dopo sembrava completamente un'altra persona.
Qualche giorno dopo, poi, era stato ucciso quel certo Gordon e l'unica testimonianza era la sua. Michael l'aveva vista nel corridoio - ed era strano che fosse lì a quell'ora, considerando che la sua camera era al piano di sotto. Si era giustificata dicendo che doveva parlare con Luke, ma ora che Michael ci pensava Arzaylea si stava allontanando sia dalla camera del biondo che da quella della vittima. E non poteva aver già parlato con Luke, perché fino a un attimo prima c'era Michael stesso con lui. Tra l'altro, aveva detto di aver usato l'ascensore, ma Danger non aveva sentito il ding delle porte. E ancora: la porta della stanza della vittima era chiusa quando era arrivato Michael. Come avrebbe fatto a sapere che dentro c'era un cadavere? Quando aveva detto di aver visto la porta aperta si era inventata una favola bella e buona, di sicuro. Ma perché mentire se non si è colpevole?
C'era anche un'altra prova contro di lei, per quanto potesse sembrare piccola e insignificante: quando Calum aveva annunciato di aver rintracciato il suo numero di telefono era sembrata quasi... spaventata. Era andata in panico, nonostante fosse riuscita a mantenere una facciata fredda e composta.
C'era solo una cosa che non riusciva a spiegarsi: perché, se quel numero era davvero il suo, non l'avevano trovato nel telefono di Luke? Insomma, era la sua ex dopotutto.
La sua ex.
Ex.
Alzò lo sguardo, lentamente, con il cuore a mille. Gli sembrò di sentire tutto il mondo crollargli addosso nel giro di un secondo. Michael aveva capito.

"E allora? Dai, leggi, no?" insistette Ashton. "Sennò che ci facciamo con quei risultati?"
Calum rilesse per l'ennesima volta il documento prima di rispondere. Non voleva crederci. Quanto sarebbe voluto tornare indietro nel tempo e prendersi a schiaffi! Perché non l'aveva capito prima? "Combaciano con le impronte di... qualcuno che conosciamo bene" mormorò, senza alzare gli occhi dallo schermo. "Angelina."
Ash lo fissò per un attimo, inarcando un sopracciglio, poi all'improvviso i suoi occhi si allargarono per lo stupore. "Arzaylea? Intendi lei?"
Calum annuì, appoggiando - quasi lanciando - il computer sul tavolo. Ashton era già fuori dalla porta. "Dobbiamo dirlo a Luke. Subito."
"Lo so" sospirò, chiudendo la porta.
"Per quanto ne sappiamo potrebbe essere già nei casini, quello lì" brontolò Blackbird, premendo tre o quattro volte di fila il pulsante dell'ascensore. Quando capì che avrebbe dovuto aspettare cambiò idea e si allontanò lungo il corridoio. "Io vado da Luke" decise, assicurandosi che il caricatore della sua pistola fosse pieno. "Tu vai da Michael. Di corsa."
Calum fece appena in tempo ad annuire e voltarsi per raggiungere le scale prima di vedere che Michael li stava raggiungendo. "Proprio voi cercavo" esclamò. Aveva il fiatone, doveva aver salito le scale di corsa. "Credo di aver risolto il caso. Devo andare da Luke."
"Lo so, Mike, l'abbiamo risolto anche noi" ribatté Calum.
"Come?"
"Sono arrivati i risultati delle analisi delle impronte digitali su quel bicchiere. Sono di Arzaylea, e questa è la non-troppo-cattiva notizia" disse Ashton, tornando sui suoi passi. "La cattiva notizia invece è che la porta della camera di Luke è chiusa a chiave. Dall'interno."
"Aspetta, provo ad aprire io" propose Michael, correndo fino alla porta. Le sue mani tremavano mentre digitava la sequenza.
"Temo che non sia così facile" sospirò Ashton. "Ho provato a bussare ma non ha risposto, e..."
"Non si apre" ringhiò Michael. "Cazzo. Non può aver cambiato la password da solo, vero?" chiese, rivolgendosi a Calum, poi scosse la testa e rispose da solo. "No, certo che no. Perché avrebbe dovuto, poi? C'è qualcun altro con lui" concluse. "Dev'essere lei. Dobbiamo trovare un modo prima che sia troppo tardi."

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